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  • Domenica 19 agosto 2012

Morsi andrà in Iran

Sarà la prima visita di un capo di stato egiziano in Iran dal 1979 ed è il segnale di un possibile grande cambiamento, politico e diplomatico

Palestinian Hamas supporters celebrate in the streets of Jabalia refugee camp in the northern Gaza Strip after Egyptian Muslim Brotherhood candidate Mohammed Mursi claimed victory in the presidential race, on June 18, 2012. AFP PHOTO/MAHMUD HAMS (Photo credit should read MAHMUD HAMS/AFP/GettyImages)
Palestinian Hamas supporters celebrate in the streets of Jabalia refugee camp in the northern Gaza Strip after Egyptian Muslim Brotherhood candidate Mohammed Mursi claimed victory in the presidential race, on June 18, 2012. AFP PHOTO/MAHMUD HAMS (Photo credit should read MAHMUD HAMS/AFP/GettyImages)

Il presidente egiziano Mohammed Morsi si recherà in visita ufficiale in Iran per partecipare a un incontro del Movimento dei paesi non allineati, il NAM. La visita, secondo quanto riporta Associated Press, è stata fissata per il 30 agosto, ovvero subito dopo la visita già programmata di Morsi in Cina.

Questa visita di Mohammed Morsi, che è il primo presidente egiziano liberamente eletto dopo la caduta di Hosni Mubarak, sarà la prima visita ufficiale di un presidente egiziano dal 1979, anno della rivoluzione islamica in Iran.

I rapporti tra i due paesi sono molto tesi proprio a partire dal 1979, quando in Iran ci fu la cosiddetta rivoluzione islamica e l’Egitto firmò un patto di pace con Israele. Ma i motivi di scontro sono anche di natura religiosa, visto che l’Iran è uno dei pochissimi paesi del mondo a maggioranza sciita, mentre l’Egitto è a maggioranza sunnita ed è da tempo alleato con l’Arabia Saudita.

Secondo la corrispondente dell’Associated Press, Maggie Michael, anche se è ancora presto per valutare l’impatto di questa visita sulla politica mediorientale, si può già inserire la scelta di Mohammed Morsi nell’ottica di un cambiamento di prospettive della politica estera egiziana. Infatti, per la prima volta da anni l’Egitto sembra voler impostare una politica estera autonoma, slegata dagli interessi occidentali legati al petrolio, ma anche da quelli mediorientali, dettati dai paesi del golfo. Secondo il politologo Mustafa Kamel el-Sayyed, intervistato dall’AP, la visita di Morsi in Iran dimostra che «la politica estera dell’Egitto è di nuovo attiva nella regione».

L’organizzazione questo viaggio in Iran non è una notizia inaspettata, ma sarebbe nata durante gli incontri dell’Organizzazione per la cooperazione islamica di qualche giorno fa a La Mecca, in Arabia Saudita. Mohammed Morsi, in quell’occasione, avrebbe proposto di formare un gruppo comprendente Egitto, Arabia Saudita, Turchia e, per l’appunto, l’Iran, con il primo obiettivo di un tentativo di mediazione con il regime siriano di Bashar al-Assad, di cui l’Iran è alleato.

Il riavvicinamento tra l’Egitto sunnita e l’Iran sciita, almeno dal punto di vista doplomatico, potrebbe essere una importante svolta per il futuro del Medio Oriente, che ormai da moltissimi anni era diviso in due lungo linee politico-religiose: da una parte il campo di influenza iraniano, che include l’Iran, una parte della Siria (in particolare la zona di Latakia, da dove proviene la famiglia di Bashar al-Assad), il movimento Hezbollah, in Libano, ma anche Hamas, a Gaza (anche se sunnita); dall’altra il campo di influenza statunitense, con a capo l’Arabia Saudita e i paesi del Golfo Persico.

Foto: MAHMUD HAMS/AFP/GettyImages