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Di che cosa è accusato Assange?

Perché la Svezia vuole il fondatore di Wikileaks, perché lo vuole il Regno Unito e perché, forse, lo vogliono anche gli Stati Uniti, spiegato bene

Da ieri si è tornati a leggere in giro cose un po’ confuse sul motivo per cui Julian Assange è ricercato in Svezia e perché il Regno Unito vuole arrestarlo. Dal punto di vista giuridico, il suo caso è estremamente complicato, anche dopo la decisione di ieri dell’Ecuador di concedergli asilo diplomatico nella sua ambasciata di Londra.

Perché il Regno Unito vuole Assange
La mattina dell’8 dicembre 2010 Assange si presentò a una stazione di polizia di Londra, dopo che contro di lui venne emesso un mandato di arresto europeo e internazionale da parte dell’Interpol, su richiesta delle autorità svedesi. Dopo una prima udienza il giorno stesso, Assange rimase in carcere fino al 16 dicembre. Quel giorno gli vennero concessi gli arresti domiciliari in attesa del processo, dietro il pagamento di circa 250.000 euro di cauzione. Assange andò a stare nella casa di campagna di un suo amico e sostenitore.

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Il processo giudiziario britannico per stabilire se Assange dovesse essere consegnato alla Svezia andò avanti parecchi mesi, con diversi ricorsi da una parte e dall’altra. L’ultimo appello, davanti alla Corte suprema britannica, venne respinto il 14 giugno, e venne stabilito che, a meno di una decisione contraria della Corte europea per i diritti umani, Assange dovesse prendere l’aereo per la Svezia per consegnarsi alle autorità di quel paese entro la mezzanotte del 7 luglio. Il 19 giugno, Assange si è rifugiato all’ambasciata dell’Ecuador a Londra e ha fatto richiesta di asilo politico, accettata ieri.

Davanti alla porta dell’ambasciata, che sta in un appartamento al piano terra del numero 3 di Hans Crescent, poche centinaia di metri a sud di Hyde Park, si trovano da giorni, 24 ore su 24, agenti della polizia britannica, per eseguire l’arresto non appena Assange mettesse piede sul territorio del Regno Unito.

Perché la Svezia vuole Assange
L’11 agosto 2010 Julian Assange arrivò in Svezia per tenere una conferenza organizzata da una attivista dei socialdemocratici svedesi, chiamata dalla stampa e dalle carte dell’inchiesta della polizia svedese “signorina A”. Assange era ospite a casa sua e la notte successiva alla conferenza – che si tenne il 14 agosto – i due fecero sesso. Secondo diverse ricostruzioni, durante quel rapporto il preservativo si ruppe, e la donna ha accusato Assange di aver usato il peso del suo corpo per tenerla ferma e continuare il rapporto. Pochi giorni dopo, Assange ebbe rapporti sessuali anche con un’altra donna, incontrata alla stessa conferenza e chiamata “signorina W”. Le due donne si conoscevano.

Il 18 agosto Assange fece domanda per un permesso di soggiorno in Svezia, probabilmente con l’intenzione di creare una sede di WikiLeaks nel paese: all’epoca anche i server di Wikileaks erano collocati in Svezia, paese di lunga tradizione liberale e di rispetto nei confronti della stampa (la domanda di Assange venne respinta a metà ottobre). Pochi giorni dopo, la sera di venerdì 20 agosto, le autorità svedesi fecero sapere che era stato emanato un mandato di arresto per Assange con due separati capi d’accusa, sulla base delle denunce di A e W, uno per molestie sessuali e uno per stupro.

Secondo le ricostruzioni, entrambe le donne si sarebbero rivolte alla polizia per sapere se era possibile costringere Assange a fare un test dell’HIV, raccontando come erano andate le cose. Il poliziotto di turno avrebbero concluso, sulla base del loro racconto, che il comportamento di Assange costituiva reato. Parlando con un giornale svedese, la signorina A disse pochi giorni dopo che i rapporti con Assange “erano iniziati con il loro consenso ma in seguito si erano trasformati in rapporti non consenzienti”: sia con l’uso della violenza da parte di Assange che con il rifiuto di indossare un profilattico.

Il primo mandato di arresto venne ritirato quasi subito, il 21 agosto, per una decisione del capo dell’organo dell’accusa a Stoccolma che fece cadere l’accusa di stupro e quindi l’obbligo di arresto, anche se le indagini per l’accusa di molestie proseguivano. Il 31 agosto Assange venne interrogato per un’ora dalla polizia a Stoccolma e gli vennero notificate formalmente le accuse.

Con una decisione inusuale, il primo settembre 2010 un membro di più alto grado dell’Åklagarmyndigheten, l’organo della pubblica accusa in Svezia, Marianne Ny, a capo del dipartimento sui crimini sessuali, decise di riaprire le indagini con l’ipotesi di reato di stupro contro Assange, ma senza richiedere subito l’arresto. Questo venne invece richiesto di nuovo, per stupro, molestie sessuali e coercizione illegittima, il 18 novembre, quando Assange si era già spostato a Londra nella sua vita fatta di brevi soggiorni in diversi paesi del mondo.

Due giorni dopo, il 20 novembre 2010, le autorità svedesi ottennero dall’Interpol un mandato di arresto internazionale contro Assange, mandato che, come specifica oggi l’homepage del sito dell’Interpol, è ancora valido da allora nonostante l’accoglimento della richiesta di asilo da parte dell’Ecuador.

Le autorità svedesi hanno emesso contro Assange un mandato di arresto europeo, strumento utilizzato con discreta frequenza (diverse migliaia di casi ogni anno) e che ha immediato valore in tutti i paesi dell’Unione Europea. È in vigore dal 2004 e sostituisce, in tutta l’UE, l’estradizione. Non è quindi corretto, a voler fare i precisi, dire che Assange deve essere “estradato” in Svezia: tutti i paesi dell’UE, una volta che viene emesso un mandato di arresto europeo, sono tenuti a “riconoscere, ipso facto, e dopo controlli minimi, la domanda di consegna di una persona formulata dall’autorità giudiziaria di un altro Stato membro”.

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