Perché lo spread non scende

Pietro Ichino ha una teoria: forse perché non passa giorno che PdL e PD non dicano di voler cambiare le cose che fa il governo Monti

La differenza di rendimento tra i titoli di Stato italiani e i bond decennali tedeschi, comunemente detta spread, è arrivata oggi a 477 punti, un livello considerato molto alto e non sostenibile nel lungo termine per le casse di un paese. Pietro Ichino ha scritto perché, secondo lui, nonostante l’approvazione di riforme importanti e internazionalmente gradite i mercati finanziari non si fidano ancora dell’Italia e chiedono quindi tassi di interesse più alti per prestarle i loro soldi.

Il montismo-europeismo del PdL è pochissimo credibile: il suo leader Berlusconi lo proclama un giorno sì e uno no, ma nel giorno no fa battute strampalate sulla necessità che l’Italia o la Germania escano dall’euro. Del resto, sono considerati iperberlusconiani due suoi ex-ministri, Maurizio Sacconi e Renato Brunetta, che contro il Governo Monti si pronunciano – invece – tutti i giorni. Se dalle prossime elezioni uscisse un esecutivo a guida PdL, molti impegni assunti dal Governo attuale verrebbero revocati, molte cose fatte verrebbero disfatte.

E se vincesse il PD? A sentire le dichiarazioni di Cesare Damiano e di Stefano Fassina, si ha la sensazione – anche qui – di un partito che sostiene il Governo Monti perché vi è obbligato, ma lo fa desiderando di riavere al più presto mani libere, per poter disfare gran parte di ciò che oggi si approva e, sostanzialmente, cambiare linea. Questa sensazione non corrisponde affatto a quel che pensa la maggioranza degli elettori del PD, attuali e potenziali. Ma gli osservatori e operatori stranieri sentono quel che dicono i portavoce ufficiali; si capisce, dunque, che neppure la prospettiva di un esecutivo a guida PD li tranquillizzi.

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