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  • Giovedì 28 giugno 2012

Scegliere tra il male e il peggio

È questo che deve fare la Germania in Europa, dice Süddeutsche Zeitung

German Chancellor Angela Merkel reads after addressing deputies on the upcoming G8 and NATO summits at the lower house of parliament Bundestag on May 10, 2012 in Berlin. Merkel called for the timetable laid down by NATO for international troops to withdraw from Afghanistan to be respected.
AFP PHOTO / ODD ANDERSEN (Photo credit should read ODD ANDERSEN/AFP/GettyImages)
German Chancellor Angela Merkel reads after addressing deputies on the upcoming G8 and NATO summits at the lower house of parliament Bundestag on May 10, 2012 in Berlin. Merkel called for the timetable laid down by NATO for international troops to withdraw from Afghanistan to be respected. AFP PHOTO / ODD ANDERSEN (Photo credit should read ODD ANDERSEN/AFP/GettyImages)

Inizia oggi a Bruxelles un Consiglio europeo particolarmente importante e delicato – determinante, scondo alcuni – per la gestione dell’attuale crisi economica e per la sopravvivenza della moneta unica europea. Le attenzioni di tutti sono rivolte (da mesi, ormai) alla Germania e alle sue intenzioni, vista la sua grande potenza e influenza e viste le differenze di opinioni tra il cancelliere tedesco, Angela Merkel, e i primi ministri di Francia, Italia e Spagna, gli altri tre principali paesi dell’unione monetaria. La questione è nota ed è sempre quella: se mettere o no in comune il rischio sul debito e i relativi interessi, magari con gli eurobond, e al prezzo di quale unione fiscale e politica. Nikolaus Piper sul quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung spiega ai suoi concittadini che nessuna delle strade che si aprono davanti alla Germania è particolarmente attraente: si tratta di scegliere tra il male e il peggio. E quindi meglio scegliere il male, e in fretta. L’articolo è stato tradotto in italiano da Anna Bissanti per Presseurop.

Il futuro dell’euro non dipende dall’Italia. E non dipende neppure dalla Spagna, dal Portogallo, da Cipro. E nemmeno dalla Grecia. Dipende solo dalla Germania, e da nessun altro, e sarà la Germania a decidere se la moneta unica dovrà continuare a vivere, e come. Berlino è oggi il centro nevralgico della crisi. Il ministro delle finanze e la Bundesbank ne sono sicuramente consapevoli, ma la questione è ben lontana dall’essere discussa pubblicamente con la necessaria franchezza. Soltanto la Germania può accollarsi la maggior parte delle spese legate al salvataggio dell’euro. Resta da capire se i tedeschi lo vogliono e per quanto tempo potranno ancora farlo.

Prima dell’ennesimo summit europeo che si prospetta ancora una volta difficile, i responsabili politici e l’opinione pubblica tedesca hanno l’occasione di fare a freddo i loro calcoli: quanto ci costerà ancora il salvataggio dell’euro dal punto di vista economico e politico? E quanto ci costerebbe invece un fallimento, ovvero la disintegrazione della zona euro, a prescindere dalla forma che assumerà? E in entrambi i casi, quali rischi si concretizzerebbero nei bilanci delle banche e della Bundesbank? Quali sarebbero le ripercussioni di un fallimento per lo status della Germania in Europa? La cancelliera deve continuare a fare l’addomesticatrice d’Europa?

Gli osservatori extra-europei hanno fatto notare che i tedeschi conducevano il dibattito sull’euro da un punto di vista del tutto particolare, quello morale, chiedendosi per esempio con stupore: “Come è possibile che siamo arrivati a pagare affinché i greci vadano in pensione a 45 anni?”. Le domande di questo tipo sono facili da capire, ma per nulla pertinenti: nessun euro tedesco è stato ancora versato nel sistema pensionistico greco. Sarebbe bene, invece, che adesso il dibattito si facesse a un livello economico e costituzionale.

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foto: ODD ANDERSEN/AFP/GettyImages