• Mondo
  • Martedì 19 giugno 2012

La Russia non cede sulla Siria

Putin ha mandato due navi da guerra in Siria e un'altra probabilmente carica di armi è stata bloccata in Scozia, mentre continuano le violenze

(AP Photo/Carolyn Kaster)
(AP Photo/Carolyn Kaster)

A margine del G20 a Los Cabos, in Messico, il presidente statunitense Barack Obama e quello russo, Vladimir Putin, hanno diffuso un comunicato congiunto in cui hanno chiesto “la fine immediata delle ostilità in Siria”, oltre al rispetto del piano di pace di Kofi Annan per il paese e la transizione verso un sistema politico pluralista. Nonostante l’apparente comunione di intenti del comunicato finale, in realtà ancora una volta Obama non è riuscito nel suo vero obiettivo, e cioè convincere Putin a chiedere l’allontanamento del presidente siriano Bashar al Assad. La Russia, come la Cina, non sembra voler cedere su questo punto e continuerà a porre il veto a qualunque risoluzione ONU che lo chieda.

Stando a quanto riportano varie testate internazionali, la Russia starebbe comunque preparandosi anche ad altri scenari: a un ulteriore deterioramento della situazione e alla caduta di Assad. Oltre alle navi apparentemente cariche di elicotteri e missili russi dirette in Siria, come quella bloccata in Scozia nelle ultime ore che ha creato qualche problema a una compagnia d’assicurazioni inglese, secondo l’agenzia di stampa russa Interfax la Russia avrebbe inviato verso la sua unica base navale nel Mediterraneo, quella di Tartus, due navi da guerra, la Kunikov e la Filchenkov, con a bordo un ingente numero di uomini della marina militare. Si tratta innanzitutto di una mossa altamente simbolica, allo scopo di scongiurare qualsiasi accenno di intervento militare esterno.

Questo spostamento di navi d’assalto presuppone anche la possibile evacuazione di cittadini russi e di materiali dalla sua unica base navale nel Mediterraneo, qualora la situazione nel paese dovesse precipitare. Secondo Interfax, i motivi di quest’operazione militare della Russia, oltre a quelli simbolici, sarebbero principalmente due: “garantire la difesa degli interessi nazionali russi” in Siria e “garantire la sicurezza dei cittadini russi”. La Kunikov può trasportare 150 militari e dieci blindati T-55 con altri 40 militari di equipaggio. La Filchenkov, invece, può trasportare 55 uomini e 1.500 tonnellate di carico.

Intanto in Siria le violenze continuano. Secondo gli attivisti dell’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, solo ieri sarebbero state uccise nel paese 94 persone – 63 civili, 3 disertori e 28 soldati del regime – soprattutto nella provincia meridionale di Dera’a. Proprio a causa dei crescenti atti di violenza in Siria, sabato scorso gli osservatori dell’ONU che fanno riferimento al piano di pace di Kofi Annan hanno deciso di sospendere la loro missione, in quanto nel paese non ci sarebbero più le condizioni di sicurezza necessarie per svolgere il proprio lavoro.

foto: AP/Carolyn Kaster