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  • Lunedì 11 giugno 2012

Le foto degli scontri in Cile

Tutto è nato dalla proiezione di un controverso documentario sull'ex dittatore Augusto Pinochet, che ha generato molte proteste

HECTOR RETAMAL/AFP/GettyImages)
HECTOR RETAMAL/AFP/GettyImages)

Ieri a Santiago del Cile ci sono stati violenti scontri tra centinaia di manifestanti e circa 500 forze dell’ordine in tenuta antisommossa. Il motivo è stata la proiezione di un controverso documentario sull’ex dittatore cileno Augusto Pinochet, responsabile di violenze, torture, omicidi di oppositori politici e sistematiche violazioni dei diritti umani. Intorno al cinema di Santiago dove è stato proiettato il film si sono radunate migliaia di persone tra sostenitori di Pinochet e suoi oppositori, e ci sono stati momenti di grande tensione, sfociata poi in scontri molto duri tra alcuni manifestanti e i poliziotti durati circa due ore. Secondo le autorità cilene sono state arrestate 64 persone, mentre altre 22 sarebbero rimaste ferite (tra questi 20 poliziotti).

Il documentario, che si chiama semplicemente Pinochet, vuole far luce su alcuni aspetti della vita e del regime di Pinochet che, secondo gli autori del film, non era semplicemente “un dittatore spietato” come viene raccontato nella storiografia ufficiale, ma una figura più complessa che, tra l’altro, con il suo golpe nel 1973 avrebbe salvato il Cile dal comunismo del presidente allora regolarmente eletto, Salvador Allende. Il presidente Sebastián Piñera ha preso le distanze dal film ma il suo governo ha comunque permesso la proiezione pubblica per “garantire la libertà di espressione”. Secondo gli oppositori di Pinochet il documentario è “vergognoso” per come rappresenta e racconta la figura dell’ex dittatore.

Secondo il governo cileno, oltre 3.200 persone sono state uccise o sono scomparse durante il regime di Pinochet, mentre almeno 37mila sarebbero state torturate o detenute illegalmente. Pinochet è morto a Santiago del Cile il 10 dicembre 2006 e anche in quella circostanza ci furono disordini nella capitale.

foto: HECTOR RETAMAL/AFP/GettyImages