I guai della Lega, quarto giorno

Aggiornamenti e dettagli dai giornali di oggi sulle inchieste, dalle spese di Renzo Bossi all'intervento di un certo "Silvio" per rallentare le indagini

Italian Northern League party leader Umberto Bossi, second from right, accompanied by his sons Renzo, left, Eridano Sirio, second from left, and his wife Manuela Marrone waves after he arrived at the Italian Senate for the first time since he suffered a stroke in March 2004, to attend the final vote on a constitutional reform, in Rome, Wednesday, Nov. 16, 2005. The disputed reform pushed by Premier Silvio Berlusconi's government is the first major change to Italy's constitution since it came into force in 1948. (AP Photo/Alessandra Tarantino)
Italian Northern League party leader Umberto Bossi, second from right, accompanied by his sons Renzo, left, Eridano Sirio, second from left, and his wife Manuela Marrone waves after he arrived at the Italian Senate for the first time since he suffered a stroke in March 2004, to attend the final vote on a constitutional reform, in Rome, Wednesday, Nov. 16, 2005. The disputed reform pushed by Premier Silvio Berlusconi's government is the first major change to Italy's constitution since it came into force in 1948. (AP Photo/Alessandra Tarantino)

Dopo quattro giorni molto difficili, con gravissime accuse rivolte all’ex tesoriere Francesco Belsito, ieri il segretario della Lega Nord Umberto Bossi ha dato le proprie dimissioni irrevocabili davanti al Consiglio federale del partito. Bossi dovrà anche fare chiarezza con i propri familiari che, stando agli elementi emersi fino a ora delle inchieste giudiziarie (indagano tre procure), avrebbero beneficiato di notevoli somme di denaro provenienti dai fondi della Lega e messe a disposizione da Belsito.

“The Family”
All’interno della cassaforte di Francesco Belsito, la Guardia di Finanza di Milano ha trovato un fascicolo con l’intestazione “The Family”. La serie di documenti dimostrerebbe il presunto uso illecito dei fondi della Lega Nord, destinati in parte dall’ex tesoriere del partito alla famiglia di Umberto Bossi. Sul Corriere della Sera di oggi, Luigi Ferrarella e Giuseppe Guastella spiegano che nel plico sarebbero presenti «spese sanitarie e scolastiche, multe pagate, l’assicurazione per la casa di Gemonio, un carnet di assegni con sopra la scritta “Umberto Bossi”, 20.000 euro di spese per il tutor del figlio Renzo». Le intercettazioni di Belsito completerebbero il quadro, mettendo in evidenza pratiche di finanziamento della famiglia di Bossi con i soldi della Lega Nord, derivanti dai rimborsi elettorali pubblici.

Proprio sulla base di queste informazioni, riportate sui giornali nei giorni scorsi, Umberto Bossi ieri avrebbe maturato la propria scelta di dimettersi da segretario del partito. Il leader della Lega Nord avrebbe avuto un confronto molto difficile con i propri familiari e i confidenti più stretti nella notte tra mercoledì e giovedì. Spiegano sul Corriere che, a differenza del solito, si sarebbe fatto leggere testualmente gli articoli di giornale sul caso Belsito, rinunciando al solito riassunto dei loro contenuti. Venuto a conoscenza delle intercettazioni, delle possibili implicazioni giudiziarie per la sua famiglia e di che cosa diceva Francesco Belsito ad altri esponenti della Lega Nord, Bossi ha deciso di rassegnare le proprie dimissioni irrevocabili. Gli inquirenti dovranno capire se l’ex segretario fosse effettivamente all’oscuro del sistema che aveva messo in piedi l’ex tesoriere, o se ne fosse invece a conoscenza.

Le intercettazioni delle telefonate tra Francesco Belsito e Nadia Dagrada, la responsabile contabile della Lega Nord, sembrano confermare le ipotesi degli inquirenti. Secondo i magistrati, i due nelle loro conversazioni di febbraio al telefono fecero una “serie di confessioni reciproche”. In quel periodo Belsito temeva di essere estromesso dal proprio incarico: sui giornali si parlava molto dei controversi investimenti realizzati dal partito in Tanzania, operazioni su cui diversi esponenti leghisti avevano iniziato a chiedere maggiore trasparenza.

In una telefonata, riportata oggi dal Corriere, Dagrada consiglia a Belsito di parlare direttamente con Umberto Bossi per fargli capire che non può essere rimosso dall’incarico di tesoriere, considerate le operazioni che ha svolto, e ritenute ora illecite dagli inquirenti.

Lui (Bossi, ndr) non ha idea del cumulo di spese, fidati, tu gli devi far capire che se questi vanno a vedere quelle che sono le spese, lui e la sua famiglia sono finiti. E poiché si tratta di cose della famiglia, non sono cose che compri tu, perché sono tutte per loro, perché le auto sono per loro, i ragazzi sono per loro, il figlio le spese sono loro, il diploma è loro, i lavori di casa sono loro.

E in un’altra conversazione, sempre Dagrada:

Digli “capo, io ti rammento una cosa, che in questi anni io ho dovuto tirare fuori su vostra richiesta, per tua moglie, per Riccardo, per Renzo, delle cifre che se qualcuno va a metterci mano… lui è nei guai”. O tuo figlio lo mandavano in galera o c’era da pagare.

La villa di Gemonio
Secondo i magistrati, Belsito avrebbe dirottato parte del denaro del partito anche per il pagamento di alcuni lavori di ristrutturazione nella villa di Gemonio della famiglia Bossi. Intervistato dal Corriere della Sera, l’ex sindaco di Gemonio, Giuseppe Franzetti, ricorda che quando era in carica segnalò per due volte Bossi alla magistratura, accusandolo di aver realizzato lavori senza gli opportuni permessi: «In entrambi i casi intervenne il prefetto di Varese dicendo che le opere servivano per tutelare la sicurezza dell’illustre personaggio». Franzetti spiega che di recente presso la villa sono stati effettuati altri lavori, ma non è chiaro se nel periodo in cui Belsito era già tesoriere: «Ho visto che è stato acquistato un terreno adiacente ed è stato realizzato un piccolo parcheggio, poi mi risulta sia stato costruito un ascensore interno. Di altri lavori non sono a conoscenza».

Renzo Bossi
Nelle intercettazioni si parla anche di una casa di Renzo Bossi, il figlio dell’ex segretario della Lega Nord, che sarebbe stata pagata con i fondi del partito. Identificare l’immobile non è però semplice, come scrive nel suo articolo Claudio Del Frate sul Corriere della Sera di oggi:

Di residenze a Brescia il “Trota” ne ha avute almeno tre: molto spesso era ospite di una villa di Monica Rizzi, sua “ombra” nelle trasferte bresciane e Roè Volciano, ma è difficile sia quella di cui si parla nelle telefonate compromettenti. Fonti vicine alla Lega dicono invece che il giovane Bossi inizialmente aveva trovato un appartamento nel centro storico di Brescia, in via delle Grazie; ma essendo in zona pedonale erano sorti problemi di parcheggio per gli amici che lo andavano a trovare e così il neoconsigliere del Pirellone si era spostato nel moderno quartiere di Brescia 2.

Nei documenti e nelle intercettazioni compaiono anche riferimenti a voci di spesa per l’istruzione di Renzo Bossi. Del Frate ipotizza che l’istituto pagato fosse il “Bentivoglio” di Tradate, dove il figlio di Umberto Bossi avrebbe sostenuto senza successo due volte l’esame di maturità.

In una conversazione telefonica, Belsito e Dagrada parlano delle spese sostenute per Renzo, facendo riferimento a Roberto Castelli e a Piergiorgio Stiffoni, membri del consiglio amministrativo che volevano fare chiarezza sui conti tenuti dal tesoriere:

Dagrada: Quella cifra che tu gli hai dato era la cifra dei titoli di studio, ma c’è tutto il restante, e se ci mettono le mani i Castelli e Stiffoni di turno, tu non puoi garantire che le cose restino segrete.

Secondo gli inquirenti, dalle intercettazioni telefoniche di Belsito e Dagrada emergono diversi elementi sospetti legati al presunto uso del denaro del partito per la famiglia Bossi. Dagrada parla spesso di fatture e altri conti da pagare per i figli di Umberto Bossi. Riferita a Renzo Bossi ricorda a Belsito che “neanche il caffè in Regione, non paga neanche il caffè”.

Raggiunto ieri da Striscia la Notizia, Renzo Bossi ha detto di non voler rivelare il nome dell’istituto in cui si è diplomato: «Non mi interessa dire dove ho preso quel diploma. Era una scuola padana. Sono sereno e tranquillo con i principi che la famiglia mi ha dato». Ha anche respinto le accuse di aver portato via dalla sede della Lega Nord documenti sulla sua casa, dicendo di aver prelevato solo “due raccoglitori” relativi al suo conto bancario personale.

Manuela Marrone
Belsito e Dagrada parlano anche del denaro che sarebbe stato dirottato dalle casse della Lega Nord verso la scuola privata paritaria di “ispirazione padana” Bosina, fondata dalla moglie di Umberto Bossi, Manuela Marrone, a Varese. Spiega al telefono Belsito, facendo riferimento anche alla società finanziaria della Lega Nord (Pontidafin):

Solo la scuola allora te lo ricordi 1 milione e mezzo di mutuo, la Pontidafin? Vogliamo parlare di quel contributo che gli diamo tutti gli anni? Tra i 150.000 e i 200.000?

E Dagrada ricorda a Belsito che anche di questo potrà parlare con Bossi per evitare che venga rimosso dall’incarico di tesoriere: “Far capire al capo: guarda che tu non hai la possibilità di rimediare a tutto quello che è stato dato a tua moglie sia per lei sia per la scuola sia per i tuoi figli perché sono troppi, troppi soldi.”

“Silvio”
Belsito e Dagrada parlano anche delle voci su una alquanto misteriosa indagine su uno dei figli di Bossi. Dagrada spiega che “il figlio di lui ha certe frequentazioni, altro che Cosentino!” e aggiunge che sulla vicenda è intervenuto un certo “Silvio” e che sarebbero implicati anche esponenti del PD.

Non è che hanno detto “chiudi il fascicolo”, quello era il quinto fascicolo, gli hanno detto “inizia a farlo scivolare ventesimo” e dopo è passato il tempo, si doveva andare ad elezioni a marzo… Ma appena arriva l’ordine di tirarlo fuori, eh tutto… i fermi, l’utilizzo della macchina con la paletta e lampeggiante, ci son le foto!… prese dalle telecamere per eccesso di velocità per giunta.

L’avvocato di Silvio Berlusconi, Niccolò Ghedini, ieri ha escluso che il Silvio di cui si parla nelle intercettazioni possa essere l’ex presidente del consiglio.

Rosy Mauro
Dalla documentazione degli inquirenti emergono anche nuovi dettagli su Rosy Mauro, uno degli esponenti della Lega più vicini a Bossi, vicepresidente del Senato e fondatrice del SIN.PA, il sindacato padano. Si parla di fondi destinati a Mauro ufficialmente per il sindacato e Belsito fa riferimento ai “soldi cash” dati nel tempo. I magistrati hanno anche a disposizione l’intercettazione di una telefonata tra Belsito e Mauro su una non meglio precisata operazione bancaria. Mauro sembra essere preoccupata per la tempistica scelta dal tesoriere per effettuarla, proprio nei giorni in cui sui giornali si parla con insistenza degli investimenti del partito pochi chiari in Tanzania: “Ma non era meglio se lasciavi perdere, visto il momento, prima che dopo…?”

Roberto Calderoli
Ieri Calderoli è stato nominato, insieme con Roberto Maroni e Manuela Dal Lago, come reggente alla guida del partito fino al prossimo congresso federale, che dovrebbe essere organizzato dopo l’estate. Nelle intercettazioni dei carabinieri il nome dell’esponente della Lega compare in alcune conversazioni tra Belsito e Dagrada. I due parlano di somme che “avrebbe preso Cald (diminutivo di Calderoli) e che il tesoriere non sa come giustificare, mentre la segretaria sul punto dice che in un anno si riesce a giustificare quelle somme”.

Luigi Lusi
Preoccupato dallo scandalo per gli investimenti in Tanzania di cui si parla sui giornali, Belsito si confida con Dagrada e fa qualche riferimento al caso di Luigi Lusi, l’ex tesoriere della Margherita sotto inchiesta per la gestione dei fondi del partito. Emilio Randacio riporta su Repubblica un pezzo della conversazione:

Era meglio guarda, guarda un po’, Lusi. Scusami, ha rubato 13 milioni e adesso se ne sbatte il cazzo. […] Io non ho manco l’immunità.

Fondi neri
In una telefonata del 29 gennaio scorso, Belsito dice a Dagrada che prima del suo arrivo alla tesoreria della Lega Nord, nel 2008, “c’era il nero”. L’ex tesoriere non fornisce molti altri dettagli, ma secondo gli investigatori quelle poche parole possono portare a nuovi importanti elementi ancora da approfondire: «Con ciò si sottende all’esistenza di flussi di denaro di provenienza illecita, extra finanziamento pubblico e che rappresentano l’area dell’illecito su cui, ragionevolmente, si sviluppano le tematiche corruttive».

Roberto Maroni
Ieri, hanno raccontato diversi esponenti della Lega Nord, dopo le dimissioni irrevocabili di Umberto Bossi dall’incarico di segretario, c’è stato un abbraccio tra l’ex leader del partito e Roberto Maroni. I due si sono scambiati qualche parola e Maroni avrebbe assicurato il suo sostegno nel caso di una prossima candidatura di Bossi al congresso federale. I detrattori di Maroni hanno bollato il suo gesto come pura ipocrisia, altri come un semplice gesto di circostanza e la volontà di non complicare ulteriormente i rapporti già molto tesi tra le due principali correnti interne al partito. Maroni, che si è preso del Giuda da alcuni militanti fuori dalla sede di via Bellerio a Milano, ha ribadito in una conversazione su Repubblica con Claudio Tito che “Dal punto di vista giudiziario sarà quel che sarà. Ora si deve pensare al partito e a fare pulizia senza guardare in faccia a nessuno”.