“L’Italia è tornata”

"Dopo un'assenza durata due decenni", scriveva ieri un editoriale sul Financial Times, "l'Italia è ritornata sulla scena" (e può salvare l'Europa)

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse
25-01-2012 Roma
Politica
Senato - informativa del Governo su politiche UE
Nella foto: Il Presidente del Consiglio Mario Monti
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Politics
Senate - Government report on EU policy
In the picture: Prime Minister Mario Monti
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La storia politica italiana degli ultimi vent’anni è stata scandita, tra molte altre cose, anche da un fatto che tranne qualche eccezione si è mantenuto costante nel tempo: i commenti preoccupati, scandalizzati e disincantati di gran parte della stampa straniera. Alcune tra le testate più famose e pretigiose del pianeta hanno dedicato editoriali su editoriali, copertine su copertine, a come l’Italia fosse “the sick man of Europe“, il malato d’Europa, e come la sua classe politica – nella sua interezza, malgrado una certa insistenza nei confronti di chi governava – fosse incapace di risolvere i problemi che aveva provocato.

Fosse anche solo per questa ragione, ha senso registrare il cambio di atteggiamento di buona parte della stampa straniera da quando Mario Monti è presidente del Consiglio. E non soltanto per la superficiale questione di immagine. Un articolo di Philip Stephens pubblicato ieri nella sezione degli editoriali del Financial Times scrive che “l’Italia è tornata” e che “l’Europa è sulle spalle di Monti”.

La tedesca Angela Merkel è in cima alla lista dei potenti europei. Nicolas Sarkozy può rivendicare di essere il leader europeo più energico. Mario Monti è il leader europeo più interessante. Dopo un’assenza durata due decenni, l’Italia è ritornata sulla scena. E la sorte di Mario Monti potrebbe dare una svolta a quella dell’Europa.

Il Financial Times nota quanto fosse cordiale ed espansivo il comunicato della Casa Bianca che annunciava il prossimo incontro tra Barack Obama e Mario Monti a Washington, sostenendo che un tono così amichevole manda un messaggio chiaro: Obama è con Monti al cento per cento, compreso quando Monti mette pressione su Angela Merkel. E una cosa del genere non accadeva da tempo. Fino agli anni Ottanta, scrive il quotidiano finanziario britannico, l’Italia era al centro della comunità internazionale. Il summit di Milano del 1985 diede il via al mercato unico europeo. Cinque anni dopo la tabella di marcia per l’euro si deciderà a Roma (la volta del famoso «No, no, no» di Margaret Thatcher). E quindi arriva la sentenza: “l’era di Silvio Berlusconi ha messo fine all’influenza italiana”.

Per quanto fosse sempre certo di ricevere un caloroso benvenuto da Vladimir Putin, Berlusconi è stato sempre evitato dai suoi omologhi europei, che lo vedevano come causa di irritazione e imbarazzo. Mario Monti, un serio accademico con un serio progetto, è diverso da lui in ogni dimensione possibile. Berlusconi ha fatto battutacce riguardo l’aspetto fisico di Angela Merkel. Monti parla con lei di economia.

L’articolo – che parla molto bene anche di Mario Draghi – spiega che il ruolo di Monti può essere fondamentale per l’Europa intera. Se la Grecia cede le attenzioni di tutti si sposteranno su Irlanda, Portogallo, Spagna e Italia, ma l’Italia è tra questi il paese fondamentale. Monti ha due carte da giocare, secondo il Financial Times. La prima carta è la fiducia che, nonostante le misure impopolari, la debolezza e la maggiore impopolarità dei partiti gli permettano di restare al governo fino al 2013. La sua seconda carta è la capacità di parlare con la Germania da pari a pari.

La sua storia di riformatore liberale nella Commissione europea è indiscutibile. Il suo comportamento sconfigge ogni stereotipo sugli abitanti dell’Europa meridionale. E Obama è dalla sua parte quando Monti dice a Merkel che le politiche di austerità da sole vogliono dire il suicidio.

Ovviamente niente garantisce il successo di Monti, dice Stephens, perché una cosa è tagliare la spesa e un’altra è liberalizzare, affrontare le proteste delle corporazioni, gli scioperi delle categorie.

Non sarà facile. Certe scelte sono inevitabili. Il dibattito sul futuro dell’eurozona è polarizzato. Una parte pensa – o è accusata di pensare – che la situazione possa essere salvata solo se il sud europeo cattolico abbraccia lo spirito operoso protestante del nord Europa. L’altra parte pensa – o è accusata di pensare – che tutto si risolverebbe in un baleno se solo la Germania si decidesse a prestare un po’ dei suoi soldi. Entrambi questi argomenti sono terribilmente ingenui.

La sfida che attende l’Europa è adattarsi a vivere in un mondo in cui non può più dettare le condizioni, in cui non ha più influenza. E per questo, conclude il Financial Times, quello che sta facendo in Italia Mario Monti importa davvero.

foto: Mauro Scrobogna /LaPresse