Assad annuncia un’amnistia in Siria
Ma è già successo in passato, e le altre volte non è stata una cosa seria
Oggi il presidente siriano Bashar al Assad, tramite l’agenzia di stampa ufficiale SANA, ha annunciato una nuova amnistia. Il provvedimento riguarderebbe «i crimini commessi tra il 15 marzo 2011 e il 15 gennaio 2012» e ne gioverebbero coloro che «hanno manifestato pacificamente», che si «sono trovati in possesso di armi senza licenza» e quanti consegneranno le armi alle autorità entro il mese di gennaio 2012. Inoltre, un’amnistia è prevista anche per i disertori dell’esercito ufficiale siriano, ossia i componenti dell’Esercito della Siria Libera (che secondo alcune testimonianze avrebbe raggiunto le 49mila unità), se si consegneranno alle autorità militari entro il 31 gennaio.
Non è la prima volta che Assad annuncia un’amnistia generale. Negli ultimi dieci mesi, da quando è cominciata la rivolta popolare in Siria, il presidente ne ha annunciate diverse, soprattutto tra i mesi di maggio e giugno scorsi, quando aveva tentato di placare, senza successo, la rivolta contro il suo regime. Il 31 maggio Assad aveva emanato un’amnistia simile a quella odierna, poi addirittura estesa qualche settimana dopo. Entrambi i provvedimenti avevano garantito l’impunità per coloro che avevano commesso crimini contro lo Stato nei mesi precedenti e la protezione politica per gli oppositori appartenenti a partiti fuorilegge. Secondo l’agenzia SANA, le amnistie di Assad, fino a oggi, avrebbero liberato 3.592 prigionieri. Cifre non confermate e che l’opposizione contesta, in quanto nelle prigioni siriane ci sarebbero ancora migliaia di detenuti di cui non si sa più nulla, come confermato da un disertore del governo siriano in una recente intervista alla CNN.
Con l’annuncio di oggi Assad vuole probabilmente tentare di allentare la tensione, sia in Siria che a livello internazionale: gli osservatori della Lega Araba sono ancora in missione nel Paese. Oggi tra l’altro, curiosamente poche ore prima dell’annuncio di Assad, il segretario generale dell’ONU Ban Ki-Moon aveva fatto delle dure dichiarazioni riguardo il presidente siriano, chiedendo ad Assad l’immediata fine delle violenze e della repressione contro il popolo siriano. Secondo una stima delle Nazioni Unite, dallo scorso marzo in Siria sarebbero state uccise 5mila persone. Ieri, inoltre, in un’intervista alla CBS che sarà trasmessa oggi, l’emiro del Qatar Hamad bin Khalifa aveva invocato un «intervento militare in Siria» per proteggere la popolazione civile. Sebbene il Qatar sia stato sempre un grande alleato degli Stati Uniti e abbia supportato sin dall’inizio le rivolte della cosiddetta “Primavera araba”, Hamad bin Khalifa è stato il primo leader arabo a chiedere un attacco militare contro il regime di Assad.
Gli osservatori della Lega Araba, intanto, proseguono la loro missione iniziata il 26 dicembre scorso. Tuttavia, nonostante la loro presenza, la repressione non sembra essersi fermata. Infatti, secondo l’ONU, nelle ultime tre settimane sarebbero state uccise in Siria circa 400 persone. Recentemente il parlamento della Lega Araba, un organo consultivo con nessun potere decisionale, aveva chiesto il ritiro degli osservatori, il cui lavoro, secondo i suoi rappresentanti, starebbe «coprendo» le malefatte di Assad. Solo ieri sarebbero morti a Homs e nella provincia di Idlib almeno 25 persone.
Foto: un siriano bacia un’immagine di Assad (AP Photo/Muzaffar Salman)