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    Chi sono gli sfidanti di Obama

    Mitt Romney

    Ha 64 anni e il suo principale incarico politico è stato quello di governatore del Massachusetts dal 2003 al 2007, uno Stato di grande tradizione democratica. In un’altra epoca questo sarebbe stato il curriculum del candidato perfetto - conservatore apprezzato al centro e persino a sinistra - ma da tempo il panorama politico americano è polarizzato al punto che i repubblicani moderati non hanno vita facile. Specie se, come è il caso di Romney, fanno di tutto per fare goffamente dimenticare il loro passato: da governatore del Massachusetts, infatti, Romney fu promotore di una riforma sanitaria molto simile a quella poi voluta da Obama, che per i repubblicani è il male assoluto. In generale, Romney ha la fama di essere uno che cambia idea molto spesso, secondo come gira il vento: “se solo credesse in qualcosa, sarebbe una forza”, scrisse di lui l’Economist nel 2008, “ma purtroppo le sue idee politiche sembrano cambiare secondo il pubblico che si trova di fronte”. Le principali accuse che riceve dai suoi avversari, infatti, sono due: è una banderuola, non è un vero conservatore. Nonostante questo rimane secondo i sondaggi il candidato favorito, nonché l'unico ad avere speranze di battere Barack Obama a novembre. Altre cose da sapere su Romney: è molto ricco, è il meglio organizzato tra i candidati, ha vinto i caucus in Iowa per 8 voti, è mormone e nel 2008 si era già candidato alle primarie per essere poi sconfitto malamente da McCain (che a questo giro lo sostiene).

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    - I documenti cancellati da Mitt Romney in Massachusetts, una storia di cui sentiremo parlare

    (Getty Images)

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    Chi sono gli sfidanti di Obama

    Rick Santorum

    Ha 53 anni, è un avvocato, è cattolico, ha una moglie e sette figli ed è un ex senatore degli Stati Uniti, eletto in Pennsylvania. Dal 2001 al 2007 è stato il terzo repubblicano più importante del Senato ed è tra i più noti esponenti della destra religiosa americana. Sostenitore della preghiera nelle scuole, dell’insegnamento del cosiddetto “disegno intelligente” della creazione del mondo, assolutamente contrario all’aborto, ha guadagnato il grosso della sua popolarità durante gli anni in cui i cosiddetti “temi etici” erano al centro del dibattito politico americano, dalla ricerca sulle cellule staminali all’eutanasia, mentre negli ultimi tempi era stato messo in disparte dalla nuova generazione di conservatori anti-Stato promossa dai movimenti dei tea party. Alle elezioni primarie del 2008 – un secolo fa, politicamente – aveva dato il proprio sostegno a Mitt Romney, dopo che per qualche tempo era sembrata in ballo una sua possibile candidatura. È arrivato secondo dietro Romney ai caucus in Iowa, per appena 8 voti.

    Negli ultimi anni si è parlato di Santorum soprattutto per via di un suo problema con Google. Irritati dalle sue posizioni ultraconservatrici e discriminatorie, infatti, negli anni blogger e attivisti di sinistra hanno molto preso di mira Santorum. In un’intervista all’Associated Press pubblicata il 20 aprile 2003, Santorum criticò il “relativismo morale” secondo cui all’interno delle proprie case ciascuno poteva avere i comportamenti sessuali che voleva. Secondo Santorum permettere questo significava permettere “bigamia, poligamia, incesto, adulterio”. Poco oltre metteva l’amore omosessuale nella stessa categoria della pedofilia e dei rapporti sessuali con gli animali. Questi deliri portarono a proteste feroci da parte di molti attivisti e politici statunitensi. Il giornalista satirico e attivista per i diritti degli omosessuali Dan Savage ebbe l’idea più di successo: su suggerimento di un suo lettore, propose ai suoi lettori di inviargli i significati più bizzarri e sessualmente espliciti da associare al nome “santorum”. Delle tremila proposte arrivategli, venne scelta, attraverso un sondaggio tra i lettori, la seguente definizione, che campeggia all’indirizzo spreadingsantorum.com: "La mistura schiumosa di olio lubrificante e materia fecale che a volte si produce come effetto collaterale del sesso anale". La pagina – molto linkata e segnalata in giro – ha avuto un successo tale che anche oggi i primissimi risultati della ricerca “santorum” su Google riguardano l’idea satirica di Savage.

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    (Getty Images)

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    Chi sono gli sfidanti di Obama

    Ron Paul

    Ha 75 anni, è un deputato texano e la carica di deputato è la più alta che abbia rivestito nel corso della sua carriera: non è mai stato senatore, non è mai stato mai governatore. Ha provato a candidarsi alla Casa Bianca altre due volte, nel 1988 e nel 2008, e tutte e due le volte non gli è andata bene. È il padre di Rand Paul, candidato dei tea party eletto senatore in Kentucky alle ultime elezioni di metà mandato, ed è un personaggio colorito e molto popolare nella destra americana. Le sue idee economiche sono ultraliberiste, le sue idee in campo fiscale sono ultraconservatrici ma ha anche posizioni più spiazzanti: è stato contrario alla guerra in Iraq, è aperto alla legalizzazione della marijuana. In sintesi, crede che lo Stato debba occuparsi davvero del minor numero di cose possibili.

    Ron Paul è anche un efficace demagogo, è uno strenuo difensore della Costituzione (che secondo lui gli dà ragione su tutto), ha usato la rete meglio e prima di molti suoi colleghi e negli anni si è costruito una solida popolarità di vecchio e affidabile paladino delle idee ultraconservatrici. Tra le molte altre cose, Ron Paul ha proposto l’abolizione della Federal Reserve, il taglio di un terzo del budget federale e di tutti gli aiuti destinati all’estero. Si è opposto alla legge sui diritti civili del 1964. Considera un’ingerenza dello Stato qualsiasi intervento dello Stato, tanto da sostenere nel tempo parecchie bislacche teorie complottiste pur di dar contro al governo americano. E negli ultimi tempi l’improvvisa notorietà lo sta costringendo a fare i conti con le cose particolarmente assurde e razziste scritte in alcune newsletter inviate negli anni Ottanta e Novanta ai suoi sostenitori.

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    (Getty Images)

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    Chi sono gli sfidanti di Obama

    Newt Gingrich

    Ha 67 anni e il suo nome è legato a una delle più grandi vittorie della storia recente dei repubblicani: la conquista della maggioranza alla Camera nel 1994, dopo quarant’anni di maggioranza democratica. Un’esperienza che però finì molto male, con il blocco delle attività del governo che favorì Clinton, e portò Gingrich a lasciare la politica attiva e cominciare una nuova fruttuosa carriera da editorialista e commentatore televisivo, soprattutto per Fox News. La sua campagna è decollata nelle ultime settimane dopo mesi di stagnazione: Gingrich è arrivato quarto in Iowa - avrebbe potuto vincere, ma è stato demolito dagli spot dei suoi avversari - e oggi i sondaggi lo vedono in vantaggio nelle prossime primarie in South Carolina e in Florida.

    In un paese particolarmente attento alle vicende private dei propri politici, Gingrich ha avuto situazioni sentimentali decisamente complicate. È stato sposato tre volte. Ha tradito la sua prima moglie, che era una sua ex insegnante al liceo, e le ha chiesto il divorzio quando questa era malata di cancro (lei ha detto addirittura che le portò in ospedale le carte da firmare poco dopo l’intervento chirurgico). Si è sposato con quella che era stata la sua amante e poi ha tradito anche lei, negli stessi giorni in cui si scagliava contro Bill Clinton per via della sua infedeltà e del suo aver mentito sotto giuramento nell’ambito dello scandalo Lewinsky. Quindi di nuovo: ha divorziato e ha sposato la sua amante. Lo scorso marzo, nel corso di un’intervista con David Brody del Christian Broadcasting Network, Gingrich ha spiegato così la sua infedeltà coniugale: «Non c’è dubbio che in certi momenti della mia vita, in parte a causa della passione che provo per questo paese, ho lavorato troppo: questo ha fatto sì che succedessero cose inappropriate». Colpa della politica.

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    (Getty Images)

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    Chi sono gli sfidanti di Obama

    Rick Perry

    Ha 51 anni, è governatore del Texas ininterrottamente dal 2000. È di religione metodista, frequenta regolarmente le funzioni evangeliche e ha posizioni politiche e sociali molto conservatrici. Contrario ai matrimoni omosessuali, contrario all’aborto, favorevole alla pena di morte (con lui governatore il Texas ha ucciso 200 condannati: i suoi avversari gli contestano soprattutto l’avallo all’uccisione di Todd Willingham, condannato a morte con forti dubbi sulla sua colpevolezza), favorevole all’insegnamento del “disegno intelligente” della creazione del mondo, critico sul riscaldamento globale.

    Sembrava potesse essere l'anti Romney e poco dopo la sua candidatura aveva ottenuto ottimi numeri nei sondaggi e nella raccolta fondi: la sua campagna elettorale è stata però affondata da una serie di errori e sviste, al punto che qualcuno si è chiesto se non fosse semplicemente stupido. La più nota di queste è certamente l'amnesia durante il dibattito del 9 novembre a Detroit. Ai caucus dell'Iowa - la sua prima elezione persa da quando è in politica - era andato molto male, tanto da far parlare di un suo imminente ritiro.

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    (Jonathan Gibby/Getty Images)

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    Chi sono gli sfidanti di Obama

    Jon Huntsman

    Ha 51 anni, otto tra fratelli e sorelle, una moglie, sette figli, di cui una adottata in Cina e una in India. Ex boy scout, gran fan dei Dream Theater, è stato ambasciatore degli Stati Uniti a Singapore e in Cina, e apprezzatissimo governatore dello Utah dal 2004: in certi periodi la sua popolarità ha sfondato il 90 per cento, i bilanci dello Stato sono rimasti floridi nonostante corposi tagli alle tasse, il centro di ricerca Pew lo ha indicato come lo Stato meglio amministrato d’America. Il tutto governando con uno stile e posizioni politiche più uniche che rare, per un repubblicano: da governatore dello Utah, uno degli stati più a destra degli Stati Uniti, si è detto favorevole alle unioni civili per gli omosessuali, favorevole a una tassa sulle emissioni di CO2, favorevole al piano di stimolo all’economia promosso dall’amministrazione Obama.

    È un repubblicano moderato e tradizionale, isolazionista in politica estera, già popolare in uno stato conservatore e stimato dai democratici: Barack Obama, temendolo in chiave presidenziale, nel 2009 lo aveva mandato a fare l’ambasciatore in Cina. Questo non gli è stato perdonato dagli elettori repubblicani, così come le sue posizioni critiche con i suoi avversari riguardo lo scetticismo sul riscaldamento globale. Potesse saltare le primarie, Huntsman sarebbe certamente un temibile sfidante per Obama: che tra l’altro, avendolo scelto come ambasciatore e avendone sempre parlato molto bene, faticherebbe a descriverlo come inadeguato o impreparato. La stima che Obama nutre nei suoi confronti alle primarie rappresenta però un notevole ostacolo: la base del partito repubblicano vede l’attuale amministrazione più o meno come il male assoluto e ci vuole poco a dipingere Huntsman come una specie di cocco di Obama. Non ha speranze di vincere, ma probabilmente compete per farsi un nome e una rete di contatti in vista del 2016 (se Obama dovesse rivincere le elezioni presidenziali).

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    (Matthew Cavanaugh/Getty Images)

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    Il Post è una testata registrata presso il Tribunale di Milano, 419 del 28 settembre 2009 - ISSN 2610-9980

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