Cosa c’è nella manovra, quindi

In ordine e per punti, che cosa dice il testo che ieri è diventato legge dopo le modifiche del Parlamento

Foto Roberto Monaldo / LaPresse
13-12-2011 Roma
Politica
Intervento di Mario Monti in Commissione Bilancio della Camera
Nella foto Il Presidente del Consiglio Mario Monti
Photo Roberto Monaldo / LaPresse
13-12-2011 Rome
Chamber of Deputies, Budget Committee
In the photo Prime Minister Mario Monti

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13-12-2011 Roma
Politica
Intervento di Mario Monti in Commissione Bilancio della Camera
Nella foto Il Presidente del Consiglio Mario Monti

Photo Roberto Monaldo / LaPresse
13-12-2011 Rome
Chamber of Deputies, Budget Committee
In the photo Prime Minister Mario Monti

Con il voto del Senato di ieri, raccontato sul Post da Makkox, la manovra economica d’emergenza, primo corposo intervento del governo di Mario Monti, è diventata legge. La manovra era stata varata dal Consiglio dei ministri sotto forma di decreto legge il 5 dicembre. In meno di 20 giorni sia la Camera che il Senato l’hanno convertita, dandole approvazione definitiva e facendola diventare legge, votando la fiducia al governo. Il testo votato dal Parlamento è un po’ diverso da quello descritto dal governo Monti la sera del 4 dicembre, durante la conferenza stampa rimasta nella memoria, tra le altre cose, per la commozione del ministro Elsa Fornero e per il fact-checking del ministro Piero Giarda. E quindi l’approvazione definitiva del testo è una buona occasione per tornare sul tema e descrivere, stavolta in modo definitivo, quali sono le misure introdotte dal governo Monti.

La stazza della manovra
La manovra vale 34,9 miliardi di euro lordi tra il 2012 e il 2014. Il Corriere della Sera spiega però che se si aggiunge a questa cifra quella raccolta dalle altre manovre varate quest’anno dal governo Berlusconi, si arriva a “76 miliardi di euro nel 2013 e ben 81,2 miliardi nel 2014, una dimensione doppia rispetto a quella della maxi manovra da 90 mila miliardi di lire varata dal governo Amato nel 1992”. L’85 per cento delle nuove entrate – Repubblica dice addirittura il 90 per cento – arriva dall’introduzione di nuove tasse, soprattutto su immobili e patrimoni finanziari. Soldi che vengono impiegati così: 21,4 miliardi per ridurre il deficit, 13,4 per rifinanziare le spese e rilanciare la crescita economica.

Pensioni
Cambiano le pensioni di anzianità: prima bastavano quarant’anni di contributi, ora ne servono 42 e un mese per gli uomini e 41 e un mese per le donne. Abolite però le finestre, quindi vengono meno i tempi di attesa (che duravano mesi, a volte persino un anno). Si passa tutti e subito al modello del contributivo pro-rata (avevamo spiegato qui la differenza tra i vari modelli e il funzionamento delle pensioni in Italia prima che intervenisse la manovra). Riguardo l’età pensionabile, sono accelerati i cambiamenti che erano stati già previsti dai governi Berlusconi e concordati con l’Unione Europea. Questo vuol dire che da gennaio l’età pensionabile per gli uomini salirà a 66 anni, mentre le donne potranno andare in pensione a 65 anni se lavorano nel settore pubblico, a 62 anni se lavorano nel privato (arriverà a 63 anni e mezzo nel 2014 e salirà ancora negli anni a venire). Sono stabiliti incentivi e disincentivi perché i lavoratori vadano in pensione per vecchiaia e non per anzianità. C’è poi una misura provvisoria e una tantum, il blocco dell’indicizzazione all’inflazione delle pensioni sopra i 1405 euro al mese, cioè tre volte la pensione minima.

La tassa sulla casa
Ritorna l’ICI, la tassa sugli immobili, ma in una nuova versione. Si chiama IMU, si pagherà anche sulla prima casa, ma in modo progressivo. Detrazioni di 200 euro sulla prima casa (molti quindi non la pagheranno del tutto), detrazioni di 50 euro per ogni figlio convivente di età inferiore a 26 anni. La tassa si calcola sul valore catastale dell’immobile, aumentato del 5 per cento (come si faceva con l’ICI) e poi moltiplicato per 160 (con l’ICI il fattore era 100). Spiega il Corriere della Sera che “l’IMU assorbe anche l’IRPEF fondiaria e quindi i proprietari di casa avranno un vantaggio non indifferente, che nei Comuni più generosi potrebbe portare addirittura a risparmiare rispetto alla vecchia normativa”. Resterà ai comuni l’introito relativo all’IMU eccedente le aliquote base sugli immobili stabilite dalla norma, 4 per mille sulle prime case e 7,6 per mille sulle altre abitazioni.

Crescita
Confermato il bonus del 36 per cento sulle ristrutturazioni edilizie e quello del 55 per cento sulle riqualificazioni energetiche. Le imprese potranno dedurre da IRES e IRPEF la quota di IRAP sul personale dipendente. La parte deducibile dall’IRAP sale da 4.600 a 10.600 per ogni persona sotto i 35 anni assunta a tempo indeterminato. La quota sale se la persona assunta è donna e se l’assunzione avviene nelle regioni del sud: si sale in quel caso dagli attuali 9.200 a 15.200 euro di sgravio. Le imprese potranno dedurre dal reddito imponibile il rendimento del capitale che gli azionisti reinvestono nell’azienda e trasformare in crediti di imposta anche le perdite su crediti. Il fondo per le piccole e medie imprese è stato rifinanziato per 400 milioni ogni anno.

Le banche potranno chiedere allo Stato di garantire sulle loro passività, nonché sui finanziamenti a loro erogati dalla Banca d’Italia.

La manovra introduce la liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi. Solo nei comuni con più di 12.500 abitanti, e solo per una lista di farmaci decisa dell’Agenzia per il farmaco, sarà possibile alle parafarmacie vendere farmaci non rimborsati dallo Stato e senza ricetta.

Concorrenza
L’autorità antitrust potrà impugnare i provvedimenti assunti dalle amministrazioni pubbliche considerati lesivi della concorrenza. Sono disboscati o aboliti una gran quantità di autority ed enti considerati inutili. Non è più possibile ricoprire più incarichi in banche, società finanziarie e compagnie assicurative concorrenti. Da qui in poi i manager che hanno più incarichi – moltissimi, in Italia – hanno quattro mesi per decidere quale incarico mantenere.

Costi della politica
La manovra conferma l’obiettivo di portare gli stipendi dei politici, non solo dei parlamentari, sui livelli medi europei, senza indicare però scadenze precise rispetto a quelle note in precedenza: è in carica una commissione speciale, presieduta dal presidente dell’ISTAT, che sta attendendo dati da alcuni paesi europei e indicherà poi al Parlamento una cifra ben precisa. Il governo voleva accelerare questa procedura ma è stato stoppato dal Parlamento.

Le funzioni delle province sono limitate. Finita l’attuale legislatura, le province non avranno più giunte ma solo un presidente e un consiglio di non più di 10 membri, espressione dei comuni.

Gli stipendi dei dirigenti del settore pubblico non potranno superare quello del primo presidente della Corte di Cassazione (salvo deroghe “motivate”).

IRPEF e IVA
Niente aumento dell’aliquota IRPEF, l’imposta sui redditi, ma c’è un aumento delle addizionali regionali dallo 0,9 all’1,23 per cento. È previsto un aumento automatico di due punti dell’IVA a metà del 2012, se non verranno trovati prima 16 miliardi di euro con la riforma fiscale.

Tasse sui patrimoni
Chi ha meno di 5.000 euro sul conto corrente non pagherà più di l’imposta di bollo annuale da 34 euro. I conti correnti delle società invece la pagheranno e la pagheranno di più, 100 euro all’anno. C’è poi un’imposta di bollo proporzionale ai patrimoni sugli strumenti finanziari come polizze assicurative sulla vita, fondi immobiliari, buoni postali fruttiferi sopra i 5.000 euro e fondi comuni. Nuove tasse anche sulle attività finanziarie e sugli immobili detenuti all’estero, su auto di lusso, barche oltre i 10 metri e aerei.

Tassa sui capitali scudati
I capitali portati illegalmente all’estero e tornati in Italia grazie agli scudi fiscali, più di uno, approvati dal governo Berlusconi, erano stati tassati soltanto per il 5 per cento. Il governo Monti introduce una tassazione ulteriore e straordinaria del 2 per cento nel 2012, dell’1,35 per cento nel 2013 e dello 0,4 per cento all’anno dal 2014 in poi.

Tassa sui carburanti
Le accise aumentano a 704,2 millesimi di euro per ogni litro di benzina e 593,20 per ogni litro di gasolio. Tal valori saliranno di ulteriori 0,5 millesimi dal 2013.

Enti locali
I fondi dallo Stato centrale agli enti locali vengono ulteriormente tagliati: per 920 milioni a regioni a statuto speciale e province autonome, per 1,45 miliardi ai comuni e per 415 milioni alle province.

foto: Roberto Monaldo / LaPresse