Il vertice per salvare l’euro
L'ennesimo: inizia stasera a Bruxelles e ancora una volta a dettare la linea saranno Francia e Germania
Aggiornamento, 13.56 – Il Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea ha deciso di abbassare il tasso di interesse di riferimento, quello a cui la BCE presta alle banche commerciali, dello 0,25%, portandolo all’1%. La mossa era stata prevista dai mercati, che si aspettavano un taglio di un quarto di punto o di mezzo punto percentuale. La BCE aveva già tagliato il tasso di interesse lo scorso 3 novembre, solo due giorni dopo l’inizio del mandato di Mario Draghi come direttore della Banca.
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Questa sera, intorno alle 19, inizierà a Bruxelles una riunione del Consiglio Europeo, l’organo dell’Unione Europea che riunisce i capi del governo dei 27 paesi che fanno parte dell’Unione. È l’istituzione che detta la linea politica generale dell’UE, presieduta dal presidente del Consiglio Europeo, il politico belga Herman Van Rompuy. Il tema al centro dell’agenda è ancora una volta la crisi dell’euro, dopo diversi incontri internazionali che negli ultimi mesi non sono riusciti a prendere misure concrete e realmente efficaci contro la crisi. Inoltre, nel corso del vertice sarà firmato il trattato di accesso della Croazia all’Unione Europea (a cui dovranno seguire altri passaggi e un referendum nel paese, prima di ottenere piena appartenenza all’UE nell’arco dei prossimi due anni).
Prima di arrivare a Bruxelles in serata per l’inizio del vertice, Angela Merkel e Nicolas Sarkozy andranno a Marsiglia per presentare le loro proposte ai leader conservatori del Partito Popolare Europeo, il gruppo di maggioranza del parlamento europeo. Oggi è prevista anche una delle riunioni mensili della Banca Centrale Europea. Secondo molti analisti, la BCE taglierà di nuovo il tasso di interesse di riferimento, attualmente all’1,25%, ovvero il tasso di interesse a cui la BCE presta denaro alle banche commerciali: abbassarlo significa abbassare il costo del denaro per le banche, ed è una misura che si prende solitamente in periodi di difficoltà economica.
Vista la gravità della crisi attuale e la mancanza di miglioramenti significativi nelle ultime settimane, i mezzi di comunicazione chiamano questo vertice l’ultimo a disposizione per salvare l’Europa. L’agenzia di rating Standard & Poor’s ha rilasciato poco fa un comunicato che dichiara che il debito a lungo termine dell’intera Unione Europea a 27 membri potrebbe essere declassato dall’attuale valutazione di AAA, dopo che nei giorni scorsi aveva messo quasi tutti i 17 paesi dell’euro, presi singolarmente, sotto osservazione per un possibile declassamento. Negli ultimi giorni, i mercati finanziari hanno dimostrato una discreta fiducia nella capacità dell’Europa di riuscire a prendere provvedimenti per fronteggiare la crisi, anche se alcune dichiarazioni bellicose o pessimiste di funzionari pubblici europei hanno portato a momenti circoscritti di peggioramento degli indici di mercato.
Il piano per salvare l’euro
Quanto alle decisioni che saranno prese oggi, alcune cose si possono dare per sicure: verranno discusse misure per una maggiore integrazione tra i 17 paesi dell’area euro e per un maggior controllo sui bilanci e sul debito pubblico dei singoli stati membri. Queste modifiche sembrano la premessa necessaria perché alcuni paesi europei, in primo luogo la Germania, accettino un ruolo più deciso della Banca Centrale Europea nell’acquisto dei titoli di stato dei paesi in difficoltà: una mossa che sembra indispensabile per rassicurare i mercati finanziari.
Su diversi aspetti specifici ci sarà però da discutere. Qualche idea delle posizioni tra cui bisognerà trovare una mediazione ce la si può fare dalla lettera che Angela Merkel e Nicolas Sarkozy hanno inviato ieri al presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy esponendo le proprie proposte, in risposta a una relazione dello stesso Van Rompuy dello scorso martedì.
Merkel e Sarkozy chiedono che siano stabilite nuove regole per raggiungere una “unione fiscale” tra i 17 paesi dell’Unione Europea, e che i leader dei paesi europei si incontrino mensilmente per tutta la durata della crisi. Francia e Germania intendono portare avanti una più stretta convergenza all’interno dell’Unione sulle politiche fiscali, sul mercato del lavoro e sulla tassazione delle imprese, mentre si sono dette favorevoli a una tassa sulle transazioni finanziarie, la celebre Tobin Tax.
Uno dei punti essenziali della discussione è il modo in cui verrà ottenuta questa maggiore unione. La Germania non intende indietreggiare dalla sua linea (e della Francia) che chiede che i trattati che regolano l’Unione Europea siano modificati o sostituiti con nuovi trattati, mentre su questo punto ci sarebbero molti dubbi e resistenze da parte di diversi paesi e dello stesso presidente del Consiglio Europeo Van Rompuy. Germania e Francia sostengono anche che, se non sarà possibile trovare un accordo tra tutti i 27 paesi dell’Unione Europea, bisognerà scegliere di stipulare un nuovo patto tra i soli 17 paesi che fanno parte dell’euro.
Questa decisione creerebbe un’Unione Europea “a due velocità”, marginalizzando i paesi che non hanno adottato la moneta unica: non entrando a far parte del nuovo patto, il loro peso politico all’interno dell’Unione verrebbe molto ridimensionato. Da questa situazione ha da perderci soprattutto il Regno Unito, che già ora si oppone a molte proposte del duo franco-tedesco (un esempio, alla Tobin Tax). Il premier britannico David Cameron deve poi affrontare forti spinte all’interno del suo stesso partito verso un minor coinvolgimento del Regno Unito nelle politiche dell’UE.
foto: Julien M. Hekimian/Getty Images