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  • Sabato 19 novembre 2011

Secondo Cain in Libia ci sono i talebani

Tentando di rimediare alla disastrosa intervista di qualche giorno fa, il candidato repubblicano statunitense ne ha detta una ancora peggiore

Republican presidential candidate Herman Cain speaks to supporters while campaigning at Versailles Restaurant, Wednesday, Nov. 16, 2011, in the Little Havana neighborhood of Miami. (AP Photo/ Lynne Sladky)

Republican presidential candidate Herman Cain speaks to supporters while campaigning at Versailles Restaurant, Wednesday, Nov. 16, 2011, in the Little Havana neighborhood of Miami. (AP Photo/ Lynne Sladky)

Qualche giorno fa Herman Cain, candidato alle primarie repubblicane statunitensi, aveva dato una risposta molto incerta ai giornalisti del Milwaukee Journal Sentinel che gli chiedevano la sua posizione sulla Libia. Interrogato sulla vicenda, Cain aveva dimostrato di non avere le idee molto chiare: il video dell’intervista – da giorni citato e preso in giro da comici e giornalisti – mostra Cain ascoltare la domanda e, come si faceva a scuola per prendere tempo e magari ottenere qualche suggerimento, temporeggiare. Prima risponde “OK, la Libia”, poi guarda verso l’alto, fa un profondo respiro, chiude gli occhi e prova a concentrarsi per ritrovare in testa qualche informazione e idea sul conflitto libico. Ma niente da fare. Poi cerca di dire qualcosa ma rimane sempre molto sul vago, anche a fronte dell’insistenza dei giornalisti, ed è chiara la sensazione che non sappia di cosa parli.

Ieri Herman Cain ha peggiorato le cose. Quando a Orlando la stampa gli ha rivolto ancora delle domande su quell’episodio, è sbottato, dicendo di avere tentennato per via della vaghezza della domanda. «Non era chiaro cosa mi stavano chiedendo. Se ero d’accordo con mettere gli Stati Uniti dalla parte dell’opposizione? Se ro d’accordo con dire che Gheddafi doveva andarsene? Se ero d’accordo col fatto che loro adesso hanno un paese in cui i talebani e Al Qaida sono parte del governo? Se ero d’accordo con il non sapere cosa sarebbe stato il governo libico? Io non ho ricevuto una domanda specifica e stavo cercando di ottenerla».

Herman Cain ha quindi sostenuto che i talebani e addirittura al Qaida sono e saranno parte del governo libico, affermazione falsa: per quanto non si può escludere la presenza di estremisti islamici o infiltrati di al Qaida all’interno del futuro governo libico, in questo momento non si può dire che questi – né tantomeno “i talebani” – ne facciano parte. Poco dopo l’intervista, lo staff di Cain ha cercato di mettersi al riparo dalle nuove critiche suggerendo che il candidato si stava riferendo ad Abdel-Hakim Belhaj, un leader dei ribelli libici che negli anni Novanta si era rifugiato in Afghanistan dopo aver tentato un golpe contro Gheddafi. In Afghanistan si era unito a una brigata di combattenti dalla militanza frastagliata, alcuni di questi effettivamente in contatto con al Qaida, altri no. Belhaj guidava una fazione avversaria di al Qaida, impegnata a portare la democrazia in Libia. Oggi i talebani si dividono tra l’Afghanistan e il Pakistan e non ci sono prove di un loro arrivo al potere in Libia.

foto: AP Photo/ Lynne Sladky