L’ansia da lettere dei lettori

L'Avvenire racconta il tormento delle redazioni di fronte agli scherzi epistolari

Prima che la rete e i commenti online facessero diventare pochi casi curiosi di grafomani compulsivi un fenomeno sociologico mondiale, esistevano le “lettere ai giornali” e i loro autori: un mondo popolato, con eccezioni e minoranze di occasionali persone equilibrate, da professionisti dell’opinionismo tuttologo o polemisti domestici, alcuni dei quali erano noti per nome e cognome alle redazioni per la frequenza con cui arrivavano le loro lettere.
Poi internet ha moltiplicato queste figure e ha dato loro immense soddisfazioni: ma oggi su Avvenire Antonella Mariani racconta con una certa desolazione di un altro fenomeno epistolare che mette in croce i redattori della pagina delle lettere, già in ansia per l’assedio dei commentatori online.

Il nemico numero uno, nelle redazioni dei giornali, non è il politico corrotto, l’affarista senza scrupoli o l’opinionista inaffidabile. No, l’incubo degli incubi è il buontempone. Meglio: quella particolare categoria di buontempone che inventa ogni giorno un nome falso, spedisce lettere anche interessanti, nella speranza, ahimé spesso fondata, di vedersela pubblicata nella rubrica della posta. Il buontempone-grafomane è un tipo pieno di inventiva e la sua fantasia, allenata presumibilmente da anni di sciarade, anagrammi, rebus da periodici di enigmistica, è finalizzata a mettere nel sacco i redattori.
Massima soddisfazione, per il “furbetto della letterina”, trovare stampato su un quotidiano o su un settimanale, un suo scritto con la firma (è un esempio assolutamente vero) Marinella Tempesta o Casimira Colosi. Per chi non l’avesse colto, ecco il perfido tranello: Mari-nella-tempesta, Casi-miracolosi. Spesso l’esperienza di anni trascorsi in oscure redazioni a setacciare la posta dei lettori non basta per sfuggire all’insidia: al redattore serve l’occhio, l’intuito, la prontezza di riflessi per capire dove sta il sottile gioco di parole. Perché i buontemponi escogitano ogni giorno una nuova trappola.
Così capita che Teodoro Lascella finisca per trovare spazio, con una sua serissima lettera sulla crisi finanziaria globale, sulle colonne di un blasonato quotidiano economico. O che Guido Naguzzi racconti la sua esperienza di turismo in motocicletta nella rubrica della posta di un mensile specializzato in viaggi… «Sì, capita – conferma Luca Paini, redattore della pagina delle lettere del Sole 24 ore, nonché esperto di cinema –. Qualche volta sono stato abbindolato anch’io. Ma non sono l’unico: pochi giorni fa un grande quotidiano nazionale milanese ha pubblicato la lettera di un Onesto Centochili, con tanto di risposta di un famoso editorialista… Io invece sono riuscito a schivare la pubblicazione di una lettera di tale Alessia Monoj: quel “siamo-noi” mi ha acceso una lampadina. Un’altra volta mi ha salvato l’allora direttore Gianni Riotta: mi ha telefonato un po’ allarmato perché nelle bozze della pagina aveva visto una Anna Mosene (romanesco per andiamocene,ndr)». Paini ammette che sì, si diverte a spulciare gli errori dei colleghi: quante volte, cioè, si lasciano imbrogliare dai “furbetti delle letterine”.

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