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  • Sabato 30 luglio 2011

Il generale Younis è stato ucciso dai suoi

Un ufficiale dell'esercito dei ribelli libici ha confessato di avere ordinato l'esecuzione

di Elena Favilli

Il Consiglio Nazionale Transitorio di Bengasi ha ammesso ufficialmente venerdì sera che il generale a capo delle forze ribelli libiche Abdel Younis è stato ucciso da alcuni dei suoi stessi soldati, contrariamente a quanto era stato detto nelle confuse informazioni delle precedenti 24 ore. La notizia della morte del generale Younis era stata data giovedì sera dal capo del CNT, Mustafa Abdel Jalil, che aveva inizialmente accusato dell’omicidio i militari di Gheddafi. Younis era appena stato richiamato dal fronte perché accusato di spionaggio. Prima di passare dalla parte dei ribelli era stato a lungo uno degli ufficiali più fedeli a Gheddafi e la televisione di stato libica aveva più volte cercato di creare problemi al governo dei ribelli sostenendo che il generale fosse ancora alleato con il regime.

La ricostruzione delle circostanze della morte di Younis erano sembrate molto lacunose e alcuni membri della sua tribù, Obeidi, avevano subito accusato il governo di Bengasi di essere coinvolto nel suo omicidio. Poco dopo l’annuncio della sua morte, un pickup con a bordo diversi membri della tribù Obeidi era arrivato davanti all’hotel in cui si era appena conclusa la conferenza stampa e aveva iniziato a sparare colpi di kalashnikov contro le finestre dell’albergo. La conferma della morte per mano dei ribelli è arrivata soltanto nella tarda serata di ieri. Il New York Times scrive che probabilmente il governo di Bengasi ha voluto aspettare la fine del suo funerale per dare la notizia, per evitare che la cerimonia potesse trasformarsi in occasione di nuovi scontri.

Secondo la ricostruzione ufficiale, Younis è stato giustiziato insieme a due delle sue guardie appena rientrato a Bengasi da Brega e prima di essere interrogato dalla commissione governativa che doveva verificare le accuse di spionaggio sul suo conto. Ali Tarhouni, membro del CNT, ha detto che un ufficiale dell’esercito dei ribelli ha ammesso di avere ordinato la sua esecuzione. Nelle ultime ore si è diffusa la notizia che le milizie che l’hanno ucciso fossero affiliate ad Al Qaida, rendendo ancora più facile per il regime di Gheddafi sostenere che la rivolta è guidata dall’organizzazione terroristica islamica. «Al Qaida ha voluto dimostrare la sua presenza e la sua influenza nella rivolta», ha detto il portavoce del governo di Tripoli, Moussa Ibrahim. «I membri del CNT lo sapevano ma non hanno fatto niente per fermarli perché sono terrorizzati da Al Qaida».

«È tutto sotto controllo. È solo un brutto momento che stiamo attraversando», ha detto Tarhouni cercando di rassicurare chi ora teme l’indebolimento delle forze ribelli. Ma la solidità del governo di Bengasi sembra avere comunque subito un duro colpo. «È chiaro che l’interrogatorio era solo una scusa per ucciderlo», ha detto Erhain Khamis, fratello di una delle guardie che è stata uccisa con Younis. «Il Consiglio Nazionale Transitorio è pienamente responsabile di quello che è successo». Una nota di ieri del Dipartimento di stato americano ha chiesto al governo di Bengasi di non lasciare che le tensioni causate dalla morte di Younis prevalgano. Ma durante il funerale di ieri il figlio del generale, piangendo, urlava: «Rivogliamo Muammar! Rivogliamo la bandiera verde!».