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La crisi economica di al Qaida

I documenti trovati nel rifugio di bin Laden mostrano come da qualche tempo i finanziatori scarseggino, costringendo i terroristi a ripiegare sui rapimenti

A causa del maggior numero di controlli sulle transazioni finanziarie e agli attacchi contro i propri finanziatori, negli ultimi anni al Qaida in Pakistan ha deciso di organizzare centinaia di rapimenti per ottenere nuovo denaro grazie al pagamento dei riscatti e sostenere così le proprie attività terroristiche. Turisti, diplomatici e commercianti sono i principali obiettivi dei rapitori e, stando ad alcuni documenti recuperati ad Abbottabad nel covo dove fu trovato e ucciso Osama Bin Laden, questa pratica stava diventando una delle principali fonti per recuperare denaro e affrontare la crescente mancanza di risorse economiche per l’organizzazione terroristica.

«Ci sono chiaramente momenti in cui il denaro scarseggia. Abbiamo notato che i loro donatori sono diventati meno affidabili e abbiamo notato che si stanno concentrando sui rapimenti come soluzione per mantenere gli introiti» ha spiegato alla Associated Press Charles Albert Ruppersberger, deputato statunitense e principale esponente democratico nella Commissione sull’Intelligence della Camera. Il Dipartimento del Tesoro, l’FBI, l’esercito e la CIA sono al lavoro per studiare le carte sequestrate ad Abbottabad e cercano di capire quali fossero le principali fonti di finanziamento di al Qaida in Pakistan e quale impatto possa avere, dal lato finanziario, la morte di Osama Bin Laden nei prossimi mesi.

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Attraverso lo studio delle carte, sperano di trovare connessioni con donatori importanti, specialmente appartenenti all’area del Golfo Persico. Analisti ed esperti stanno controllando le informazioni e i numeri trovati nei documenti di Bin Laden, alla ricerca di conti correnti e carte di credito utilizzati negli ultimi anni per gestire i trasferimenti di denaro.

Fino a qualche tempo fa, al Qaida in Pakistan non era solita raccogliere denaro attraverso i sequestri di persona. La rete veniva finanziata attraverso una fitta serie di corrieri che provvedevano al trasporto e allo scambio di denaro. Si stima che nel periodo immediatamente precedente agli attacchi dell’11 settembre nel 2001, la rete terroristica avesse raggiunto una media di 30 milioni di dollari di raccolta all’anno. Da allora, la quantità di denaro è diminuita progressivamente ogni anno, a tal punto da spingere i leader di al Qaida a tornare a crimini comuni e meno elaborati per fare cassa.

Le cellule di al Qaida maggiormente attive nel Maghreb, nell’area più a ovest del Nordafrica, utilizzano da tempo i rapimenti non solo come sistema per fare terrorismo, ma anche come soluzione per ottenere denaro per finanziare le loro attività. I sequestri di persona hanno interessato principalmente cittadini occidentali e hanno portato al pagamento di riscatti anche consistenti, che in alcuni casi si sono aggirati intorno ai due milioni di dollari per ostaggio. Dal 2008 a oggi si stima che questo sistema abbia fruttato almeno 80 milioni di dollari per le cellule del Maghreb.

Il sistema è redditizio e così negli ultimi anni si è diffuso anche in altre aree in cui al Qaida è attiva, come il Pakistan e l’Afghanistan. Secondo l’antiterrorismo statunitense, nel 2008 in Pakistan sono state rapite 1.264 persone, cifra che è quasi triplicata nel 2009 con 3.366 rapimenti. Il maggior numero di sequestri di persona ha interessato pakistani, ma ci sono stati anche casi di rapimenti di occidentali e di cinesi. Un aumento simile si è verificato anche in Afghanistan: nel 2008 ci sono stati 584 rapimenti contro i 2.088 dell’anno seguente.

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