Il ritorno di Atari

La società nonna dei videogames prova a rilanciare giochi come "Asteroids" e "Pong" trasformando gli iPad in cassoni da sala giochi

Negli anni Settanta, se dicevi videogiochi pensavi ad Atari. I suoi videogame erano presenti nei bar, nelle sale giochi e nelle case degli appassionati con le prime console, distanti anni luce da quelle dei giorni nostri con schermi sensibili al tocco, accelerometri e fotocamere. Poi, a partire da metà anni Ottanta iniziarono le prime difficoltà, un lento declino che portò Atari ad abbandonare il mercato delle console nel 1996 a causa della forte concorrenza e dei cambiamenti di proprietà dell’azienda, dedicandosi principalmente alla produzione dei videogiochi per le altre console.

Con l’obiettivo di ritrovare i fasti del passato e diventare nuovamente rilevante, Atari in questi ultimi mesi si è data da fare per reinventare alcuni dei propri titoli più celebri come “Pong”, “Battlezone” e “Asteroids” per nuove piattaforme, come gli iPhone, gli iPad e le applicazioni per Facebook, come spiegano sul Wall Street Journal.

Atari, che ora viene gestita principalmente da Los Angeles, ha venduto il proprio settore per la distribuzione dei videogame, ha tagliato le spese per lo sviluppo di nuovi giochi particolarmente costosi e ha focalizzato le proprie attenzioni nella produzione di videogame che possono essere giocati online o su dispositivi mobili. Benché Atari pubblichi ancora alcuni titoli di videogiochi, buona parte della sua strategia è ora dedicata a rinfrescare i suoi classi dei tempi d’oro, aggiungendo a volte qualche novità. Lo scorso dicembre, per esempio, Atari ha lanciato una versione per Facebook del suo gioco sparatutto “Asteroids”, così che gli utenti possano confrontare i loro punteggi con quelli dei loro amici.

La politica del rinnovamento e del rilancio delle vecchie glorie è proseguita anche negli ultimi mesi. Ad Aprile sull’App Store è comparsa l’applicazione “Atari’s Greatest Hits” che permette di acquistare i videogiochi classici della società, adattati agli schermi e alle funzionalità degli iPhone, iPod Touch e iPad. In poche settimane, l’applicazione è stata scaricata tre milioni di volte e Atari spera di venderne ancora di più grazie a un nuovo accessorio, che consente di trasformare gli iPad in una versione in miniatura dei videogiochi arcade, quelli a gettoni che c’erano nei bar e nelle sale giochi. Il dispositivo si aggancia alla porta di comunicazione dell’iPad e ha un joystick e quattro tasti per impartire i comandi e costerà tra i 30 e i 70 dollari.

Atari sta anche lavorando a nuove versioni dei suoi videogiochi per le principali console tradizionali. “Warlords”, un gioco lanciato nel 1980, sarà presto disponibile per Xbox e PlayStation. Altri potrebbero essere adattati per Wii, la console di Nintendo, i cui giochi hanno una grafica particolarmente essenziale che ricorda in parte i videogame di un tempo Atari.

Il successo della società con questa nuova strategia non è per nulla scontato, però. Molto dipenderà dalla capacità di Atari di comprendere le dinamiche e le opportunità offerte dai nuovi sistemi come i social network per condividere punteggi, preferenze e contenuti per i videogame. L’azienda ha dalla sua la possibilità di sperimentare con costi inferiori rispetto alla produzione di titoli nuovi per console tradizionali. Lo sviluppo di un videogioco costa mediamente tra i 5 e i 10 milioni di dollari, mentre un gioco per dispositivi mobili costa tra i 50mila e i 600mila dollari.

Atari fu fondata nel 1972 e da allora ha subito numerosi passaggi di proprietà, passando nelle mani di Hasbro e della società francese Infogrames Enterteinment SA. Tecnicamente è ancora registrata in Francia, ma viene gestita negli Stati Uniti nel quartier generale di Los Angeles. Nell’ultimo anno fiscale ha avuto il 37 per cento in meno di ricavi su base annua, ma è riuscita a ridurre le perdite da 22 milioni a 4,1 milioni di euro.