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  • Sabato 4 giugno 2011

Il futuro della Turchia

È molto legato a quello di Erdogan, che tra una settimana diventerà primo ministro per la terza volta consecutiva

di Elena Favilli

Il 12 giugno in Turchia si vota per le elezioni legislative. La riconferma per la terza volta consecutiva dell’attuale primo ministro Tayyp Erdogan è data per scontata, ma c’è grande attesa per quelle che saranno le percentuali finali ottenute dai partiti in corsa e per le conseguenze che potrebbero avere sul futuro della democrazia turca.

Secondo gli ultimi sondaggi il partito di Erdogan – Partito per la Giustizia e lo Sviluppo – potrebbe ottenere oltre il cinquanta percento dei voti e conquistare una super-maggioranza con cui cambiare la Costituzione in totale autonomia. C’è molta preoccupazione quindi per le possibili derive autoritarie che un governo del genere potrebbe assumere, soprattutto alla luce di alcune tendenze accentratrici che il primo ministro ha già dimostrato di avere. Lo spiegano TimeEconomist.

I meriti del governo Erdogan

Negli ultimi otto anni il governo di Erdogan è riuscito a trasformare la Turchia come nessuno dei suoi predecessori era riuscito a fare. Oggi la Turchia è la seconda economia mondiale dopo la Cina come tasso di crescita e ha il secondo esercito più grande della NATO dopo quello degli Stati Uniti. È anche il secondo produttore mondiale di vetro e il terzo produttore europeo di televisioni. E le sue aziende operano ormai in tutta Europa e in gran parte di Nord Africa e Medio Oriente.

Il partito al governo può quindi contare su un consenso legato soprattutto a un generalizzato miglioramento delle condizioni di vita della popolazione, soprattutto se confrontato con i problemi economici dei paesi del Mediterraneo già parte dell’Unione Europea. La Turchia ha tassi di crescita più alti, deficit più bassi e banche più solide. A Erdogan viene inoltre riconosciuto il merito di avere ridotto in maniera considerevole il potere degli apparati militari – per la prima volta nella storia della Turchia alcuni generali accusati di avere pianificato un colpo di stato sono stati arrestati – e di avere rafforzato le istituzioni politiche del paese.

Sotto la spinta di un ministro degli Esteri molto intraprendente, Ahmet Davutoglu, il cui motto è «zero problemi con i vicini», la Turchia ha inoltre sviluppato solidi rapporti diplomatici con la maggior parte dei paesi mediorientali e nordafricani – tra cui anche Iran, Iraq e Siria – e acquistato maggiore indipendenza dai suoi alleati tradizionali, primo fra tutti gli Stati Uniti. In particolare la ferma linea anti-israeliana del governo ha fatto di Erdogan una specie di eroe popolare, allargando notevolmente la base del suo consenso.

Le tendenze autoritarie di Erdogan

Eppure i metodi di Erdogan lasciano ancora molte perplessità, soprattutto tra le classi sociali più secolarizzate e rivolte all’Europa. La sua campagna elettorale ha assunto toni particolarmente nazionalisti e negli ultimi mesi si è orientata su un’agenda politica particolarmente filo-islamica.  Le donne dovrebbero avere tre bambini, dice Erdogan. Facebook è una tecnologia brutta perché permette la pubblicazione di contenuti immorali. I minori di 24 anni non possono entrare nei locali che vendono alcol. Molti siti web sono censurati. E a partire da agosto entrerà in vigore una nuova legge particolarmente restrittiva sull’accesso alla Rete.

Sotto il suo governo la polizia è diventata notevolmente più forte ed è ormai dominata dai membri di una minoranza musulmana guidata dalla controversa figura dell’imam Fetullah Gulen. Le conseguenze sono state particolarmente pesanti soprattutto per la libertà di stampa. Oltre cinquanta giornalisti sono in carcere al momento, nella maggior parte dei casi accusati di cospirazione contro lo stato. E qualche settimana fa uno scandalo di video erotici ha coinvolto una decina di politici del partito della destra conservatrice turca, togliendolo di fatto di mezzo dalla competizione elettorale.

La Costituzione

Se l’AK dovesse davvero ottenere oltre i due terzi della maggioranza in Parlemento, il pericolo che queste tendenze accentratrici si facciano più pressanti diventerebbe molto più concreto. L’obiettivo dichiarato di Erdogan per la prossima legislatura è riscrivere la Costituzione, che è ancora essenzialmente quella che fu redatta dopo il colpo di stato del 1980. Se riuscisse davvero a ottenere più di 330 seggi sui 550 disponibili, potrebbe quindi cambiarla senza dover negoziare con nessun’altra parte politica. Erdogan ha già detto più volte che il suo obiettivo è trasformare la Turchia in una Repubblica presidenziale alla francese, il che gli consentirebbe di candidarsi alla presidenza per altri due mandati anche dopo la fine del suo terzo incarico come primo ministro.