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  • Domenica 1 maggio 2011

Era meglio quello di prima

L'Economist mette a confronto Ratzinger e Wojtyla, spiegando perché la Chiesa ora è più debole

Pope Benedict XVI arrives for the ceremony of beatification for late pope John Paul II on May 1, 2011 at St Peter's square at The Vatican. Hundreds of thousands of pilgrims are expected to attend a Vatican ceremony on Sunday in which Pope Benedict XVI will honour his late predecessor John Paul II with near-sainthood status. AFP PHOTO / ANDREAS SOLARO (Photo credit should read ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)
Pope Benedict XVI arrives for the ceremony of beatification for late pope John Paul II on May 1, 2011 at St Peter's square at The Vatican. Hundreds of thousands of pilgrims are expected to attend a Vatican ceremony on Sunday in which Pope Benedict XVI will honour his late predecessor John Paul II with near-sainthood status. AFP PHOTO / ANDREAS SOLARO (Photo credit should read ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images)

La beatificazione di Giovanni Paolo II ha riportato inevitabilmente l’attenzione sul confronto con l’attuale papa, Benedetto XVI. L’Economist di questa settimana ne ha parlato in un articolo, spiegando che il papato di Ratzinger è molto più debole e incerto di quello del suo predecessore.

La beatificazione di Giovanni Paolo II sarà la cerimonia più importante del Vaticano dal giorno del suo funerale sei anni fa. Oltre cinquanta capi di stato sono attesi, e con loro centinaia di migliaia di fedeli, soprattutto polacchi. L’ex papa è ormai a un passo dalla santità. L’adulazione del suo regno e della sua carismatica personalità sottolineerà inevitabilmente i risultati molto meno stellari di Benedetto XVI. Gli assistenti del pontefice sperano che l’evento possa segnare un momento di svolta. Il secondo, più importante volume della trilogia su Gesù di Benedetto XVI è appena stato pubblicato. Ha concesso la prima intervista televisiva (attentamente preparata, ma la prima per un papa). Ha cercato di disinnescare lo scandalo sulla pedoflia, condannando senza riserve i crimini commessi e incontrando le vittime a Malta, in Portogallo e in Gran Bretagna.

Il picco dello scandalo è passato, continua l’Economist. Eppure al di fuori del Vaticano, continua a definire l’immagine della Chiesa. A Philadelphia la Chiesa ha appena sospeso 21 preti in seguito a una serie di accuse per «condotta impropria» su alcuni giovani. Il mese prima un rapporto della commissione istituita dalla stessa Chiesa aveva ammesso che le autorità religiose si erano rese complici degli abusi, coprendoli. In Belgio l’ex vescovo Roger Vangheluwe, che aveva già ammesso di avere abusato a lungo di suo nipote, è stato incriminato per avere abusato di altri due ragazzini. Il Vaticano ha deciso di costringerlo a curarsi ma non l’ha ancora costretto allo stato laicale, neanche quando qualche settimana fa è andato in televisione dicendo di non considerarsi un pedofilo nonostante gli abusi commessi.

Questa serie di indecisioni, spiega l’Economist, si sono sommate alle critiche insistenti su una presunta incapacità di Benedetto XVI di gestire efficacemente le attività della curia vaticana. Giovanni Paolo II aveva dato l’incarico di segretario di stato vaticano al cardinale Angelo Sodano. Ratzinger ha scelto il cardinale Tarcisio Bertone, a cui sembra mancare l’influenza e l’esperienza internazionale del suo predecessore. A quanto pare l’anno scorso un gruppo di cardinali ha implorato il papa di rimpiazzare Bertone con qualcun altro. Ratzinger ha risposto accordando maggiori poteri al suo segretario, Georg Ganswein. E in Vaticano ora si dice che il papa è molto più coinvolto di prima in tutte le decisioni quotidiane della curia.

Ma un controllo più rigoroso sulle attività della curia vaticana non è abbastanza, continua l’Economist. L’ultimo scandalo è arrivato con la pubblicazione di YouCat, una nuova guida al cattolicesimo per i giovani. Si è scoperto infatti che la versione italiana differiva notevolmente dall’originale tedesco sulle questioni legate a eutanasia e controllo delle nascite. A quanto pare il cardinale di Venezia Angelo Scola, che ne ha curato la traduzione italiana, ha idee molto diverse in materia rispetto al cardinale di Vienna Christop Schinborn. Entrambi sono candidati a prendere il posto di Benedetto XVI alla sua morte e al momento rappresentano due poli molto distanti all’interno della Chiesa. Il primo pensa che lo scandalo sulla pedofilia che ha travolto la chiesa sia in larga parte da attribuire all’obbligo del celibato a cui sono costretti i preti, il secondo invece lo interpreta semplicemente come un segno del peccato individuale (la stessa posizione di Ratzinger).

Nonostante la sua rigidità Ratzinger sembra avere scontentato anche quelli che si aspettavano che avrebbe corretto alcune delle tendenze più liberali introdotte da Giovanni Paolo II. Benedetto XVI si è limitato a promuovere l’antica liturgia tridentina (quella celebrata secondo i canoni del Concilio di Trento, ndr) ma non ha mai rinnegato neanche in parte l’eredità del Concilio Vaticano Secondo. Peggio ancora, lo scorso ottobre ha addirittura accettato di unirsi (ma non di pregare, come invece aveva fatto Wojtyla nel 1986) insieme ai capi di altre fedi religiose ad Assisi. L’accusa insomma è che la linea di Ratzinger non sia per niente chiara e che questo renda la Chiesa estremamente debole. «Mi domando insieme a molti altri: dove sta andando la Chiesa?», ha scritto recentemente Enzo Bianchi, il fondatore di una comunità monastica vicino a Torino. Nonostante i suoi difetti, questa domanda non era mai stata rivolta a Giovanni Paolo II.

foto: ANDREAS SOLARO/AFP/Getty Images