• Mondo
  • Martedì 26 aprile 2011

La Libia sta ottenendo benzina dall’Italia?

La Reuters accusa la Saras di fare affari col regime aggirando le sanzioni dell'ONU, ma l'azienda smentisce

A picture taken on April 9, 2011 shows Caspian Stream tanker near the Russian LUKOIL ice-resistant fixed platform LSP-1, built at the Astrakhansky Korabel shipyard, intended to drill and operate wells and collect and pre-treat reservoir content at Korchagin's oil field in the Russian sector of the Caspian Sea some 180 km outside Astrakhan. The fields productivity of oil and gas condensate will peak at 2.3 million tonnes oil and 1.2 bcm gas per year. AFP PHOTO / MIKHAIL MORDASOV (Photo credit should read MIKHAIL MORDASOV/AFP/Getty Images)
A picture taken on April 9, 2011 shows Caspian Stream tanker near the Russian LUKOIL ice-resistant fixed platform LSP-1, built at the Astrakhansky Korabel shipyard, intended to drill and operate wells and collect and pre-treat reservoir content at Korchagin's oil field in the Russian sector of the Caspian Sea some 180 km outside Astrakhan. The fields productivity of oil and gas condensate will peak at 2.3 million tonnes oil and 1.2 bcm gas per year. AFP PHOTO / MIKHAIL MORDASOV (Photo credit should read MIKHAIL MORDASOV/AFP/Getty Images)

Nonostante le sanzioni economiche imposte dalle Nazioni Unite e la comunità internazionale, secondo l’agenzia di stampa Reuters il regime di Gheddafi sta importando benzina da una raffineria dell’azienda italiana Saras, la società della famiglia Moratti. Il trasferimento sarebbe avvenuto utilizzando una società non inserita nella lista delle società vietate dalle Nazioni Unite. La Saras ha respinto ogni accusa diffondendo un secco comunicato stampa, affermando di non avere venduto o comunque consegnato benzina alla Libia e di essersi sempre comportata in modo rispettoso delle misure imposte dalla comunità internazionale.

L’articolo della Reuters, però, è molto dettagliato. L’agenzia di stampa afferma che il 3 aprile la petroliera italiana Valle di Navarra sarebbe arrivata nel porto tunisino di La Skhira e avrebbe quindi trasferito il carico sulla nave libica Anwaar Libya, per spedirlo poi nella parte della Libia controllata da Gheddafi. La spedizione sarebbe legale perché la società acquirente, la General National Maritime Transport Company (GNMTC) che possiede la Anwaar Libya, non compare sulla lista nera delle Nazioni Unite.

La società proprietaria della nave Valle di Navarra, la Navigazione Montanari SPA, ha detto che la petroliera è stata utilizzata da Saras per un viaggio dall’Italia alla Tunisia. «Possiamo confermare che la Valle di Navarra ha lasciato Sarroch [in Sardegna] con un carico di 40.000 tonnellate e diretta verso La Skhira, in Tunisia», ha detto un uomo della società dietro garanzia dell’anonimato. La Reuters dice che tre fonti diverse hanno confermato l’esistenza della transazione. La Saras ha smentito di aver venduto benzina alla GNMTC.

Le sanzioni non impediscono alla Libia di importare petrolio o benzina, ma rendono illegale fare affari con la National Oil Company (NOC), che fino a prima dell’inizio della guerra gestiva la compravendita di carburante. Dover aggirare la NOC ha reso molto complicati per il regime gli approvvigionamenti di benzina, fondamentale negli spostamenti dell’esercito. Nonostante le grandi quantità di petrolio presenti in Libia, infatti, gli impianti di estrazione sono fermi da mesi e il regime comunque ha bisogno di benzina, che prima della guerra importava senza alcuna difficoltà. Secondo molte fonti, la GNMTC è controllata da Hannibal Gheddafi, figlio di Muammar Gheddafi. Hannibal Gheddafi è una delle persone i cui beni sono stati congelati dalle Nazioni Unite: se fosse provato il suo ruolo nel guidare la società, l’eventuale compravendita di benzina si potrebbe considerare illegale.

foto: MIKHAIL MORDASOV/AFP/Getty Images