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  • Domenica 24 aprile 2011

A Misurata è tutto come prima

Il regime di Gheddafi rettifica l'annuncio di ieri: «Le truppe non si sono ritirate»

A Misurata è di nuovo scontro aperto tra ribelli e esercito, nonostante ieri il regime di Gheddafi avesse annunciato il ritiro delle truppe dalla città assediata ormai da due mesi. Il viceministro degli Esteri del governo di Tripoli ha rettificato l’annuncio di ieri: «Le forze armate non si sono ritirate da Misurata, hanno semplicemente sospeso le operazioni per dare modo alle tribù di risolvere la crisi in 48 ore attraverso il dialogo invece delle armi».

Questa mattina l’esercito centrale è tornato a colpire con i missili e da  allora gli scontri sono ripresi in tutta la città. I ribelli hanno confermato a France Press l’arrivo tra le file dei governativi di combattenti civili provenienti dalle tribù rimaste fedeli a Gheddafi. Ieri per Misurata è stata la giornata più sanguinosa dall’inizio della guerra, con almeno ventotto morti e cento feriti. La NATO ha confermato che c’è stato anche il primo attacco lanciato da uno dei droni americani che hanno iniziato a sorvolare la Libia da giovedì scorso.

Da settimane Misurata, che in tempo di pace è il secondo porto commerciale del paese e ha circa 300mila abitanti, è sotto assedio da parte delle forze di Gheddafi. A differenza di molte altre località nell’est del paese, che hanno cambiato mano diverse volte nel corso delle settimane di combattimenti, la situazione a Misurata è sempre rimasta stabile: l’esercito governativo sottopone la città a pesanti bombardamenti, mentre i rifornimenti di cibo e medicinali arrivano solo attraverso il porto. L’ampiezza della città e la scarsa conoscenza del territorio impedisce alle forze di Gheddafi di compiere un attacco su larga scala, accontentandosi del fuoco dell’artiglieria e dei cecchini. I ribelli affermano che negli scontri per il controllo di Misurata sono morte più di mille persone.