Le “provocazioni” non si possono più fare

E questo perché le proposte paradossali somigliano sempre di più a quelle reali, spiega Francesco Piccolo sull'Unità

Francesco Piccolo sull’Unità commenta la recente polemica originata dall’editoriale sul Manifesto in cui Alberto Asor Rosa si augurava un intervento di Carabinieri e Polizia di Stato volto a congelare le Camere e rovesciare il governo Berlusconi.

L’articolo di Asor Rosa sul Manifesto proponeva una soluzione assurda a ciò che succede in queste settimane, a causa di Berlusconi e dei suoi parlamentari senza autonomia di giudizio. La soluzione assurda ­ uno stato di emergenza con l’aiuto di carabinieri e polizia ­ era una provocazione. Il livello di una provocazione sta molto al di sopra del livello del reale, di solito. È a una distanza ben visibile da una proposta reale, in modo che la si riconosca subito. Ma se il livello di tensione e di estremizzazione della realtà si alza, e si alza a tal punto da raggiungere il livello della provocazione, allora le due possibilità si confondono, non sono più distinguibili con facilità.

Cerco di spiegarmi con un paio di esempi a proposito di Lampedusa (ma in questi ultimi anni, si possono trarre migliaia di esempi da qualsiasi tematica politica): se un ministro dice che gli immigrati devono andare fuori dalle palle, o un altro uomo politico di rilievo sostiene che a questi che arrivano con i barconi bisognerebbe sparargli ­i due non stanno mettendo in atto una provocazione.

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