Che chances ha Pisapia?

Milano alla ricerca di pronostici realistici sulle elezioni per il sindaco

Stefano De Grandis/Lapresse
Milano 4/11/2010
Candidati alle primari del pd per le elezioni a sindaco di Milano
nella foto: Giuliano Pisapia
Stefano De Grandis/Lapresse Milano 4/11/2010 Candidati alle primari del pd per le elezioni a sindaco di Milano nella foto: Giuliano Pisapia

La candidatura da parte del centrosinistra dell’avvocato ed ex parlamentare Giuliano Pisapia nelle elezioni per il sindaco di Milano, ha reso quella competizione improvvisamente più incerta e interessante di quelle a cui la città era abituata. Una solida forza cittadina del centrodestra e cronica debolezza del centrosinistra (aggravata dalla ripetuta scelta di candidati assai deboli) aveva reso improbabili – e rarissime – le vittorie del secondo negli appuntamenti elettorali amministrativi degli ultimi due decenni. Ma a questo turno due variabili nuove rendono invece più complicate le previsioni: una è una notevole “stanchezza” della candidatura del centrodestra, che ripropone l’attuale sindaco Letizia Moratti che non ha fatto molto – a parte un’intensa campagna di manifesti appena lanciata – per invogliare gli elettori del centrodestra alla partecipazione elettorale. L’altra è il credito e la stima di cui gode Giuliano Pisapia, che invece ha il profilo per ricompattare le svogliate comunità di elettori di sinistra milanesi. Contro Pisapia giocano invece la sua non straordinaria visibilità, una certa discrezione comunicativa, e – vuole il luogo comune, fondato o infondato – il suo essere vissuto invece come “troppo di sinistra” dai famosi elettori di centro, o incerti. Ma Pisapia non è Nichi Vendola, è un uomo di di buona famiglia borghese milanese, con ampi rapporti con la città e la professione legale milanese, capace di posizioni apprezzate a destra, come il suo consenso alla separazione delle carriere dei magistrati.

Quindi – è la domanda che si fa sempre più spesso in cerca di indizi – chi vince? Qualche settimana fa un primo importante sondaggio compiuto da Renato Mannheimer per il Corriere disse che si andrà al ballottaggio, ma che è impossibile immaginare poi come possa andare.

Il quesito sul voto «vero» , che si darebbe se le elezioni fossero domani, riproduce dunque questo stato di sostanziale parità. La Moratti batterebbe oggi di poco (3%) Pisapia, ma la presenza degli altri candidati (in particolare Palmeri e Calise) comporterebbe inevitabilmente il ricorso al ballottaggio. Una prospettiva assai probabile, anche tenendo conto del fatto che, per ora, sia Palmeri sia Calise risultano assai poco conosciuti dalla grande massa degli elettori e che, quindi, la campagna elettorale non può far altro che favorire la loro performance. Una previsione su chi vincerebbe il ballottaggio è dunque oggi assolutamente prematura. La Moratti sembrerebbe superare di poco il suo avversario. Ma la stretta vicinanza tra loro e l’assenza di una campagna elettorale rende incerta ogni stima.

Un altro sondaggio dava addirittura Pisapia in leggero vantaggio. La città, come si diceva, comincia a essere tappezzata di manifesti, con assoluta preponderanza di quelli del centrodestra, al momento. Un’incognita è l’appoggio che il PD darà da quello che parti importanti del partito cittadino vivono ancora come colui che ha sconfitto il candidato promosso dal PD alle primarie: il quale peraltro non sembra fare grandi gesti per riguadagnarne il benvolere. Ma ci sono accorti osservatori che cominciano a mettere in conto seriamente che Pisapia possa vincere, portando a Milano un sindaco di sinistra, che manca da 19 anni – quando si dimise Giampiero Borghini (PSI, ex PCI) – e peraltro non è mai esistito a sinistra del PSI. Oggi si è aggiunto al gruppo anche il professor Paolo Natale, che ne scrive su Europa.

A Milano, come noto, accanto ai due alfieri del centrodestra e del centrosinistra si presenteranno almeno altri tre candidati: tra questi, il centrista Palmeri sottrarrà sicuramente un significativo numero di voti al sindaco uscente, impedendole di oltrepassare l’asticella del 50 per cento al primo turno; il secondo, il grillino Calise andrà a sovrapporsi ad una parte dell’elettorato dell’opposizione di sinistra rappresentata da Pisapia. Da sempre, la presenza al primo turno di candidati sufficientemente forti (ma non tali da insidiare i due maggiori) ha l’ovvio effetto di rendere problematica la vittoria immediata di uno dei due possibili vincitori.

Letizia Moratti, che non gode comunque di favori entusiastici da parte della popolazione milanese anche non di sinistra, sarebbe stata comunque da loro votata, in mancanza di credibili alternative. Con Palmeri, questi elettori andranno comunque a manifestare la propria alterità e dirotteranno su di lui i propri consensi (stimabili tra il 5 e il 10 per cento).

Nel secondo turno, le difficoltà per la Moratti tendono a crescere. Prima di tutto, una buona parte dell’elettorato leghista è probabile che non si recherà alle urne, non avendo più da testimoniare la propria adesione alla Lega, abbassando quindi il volume di voti per il centrodestra. I precedenti elettori di Palmeri, in secondo luogo, non è detto che confluiscano così facilmente nel voto per il centrodestra, dopo le aspre critiche formulate.

Al contrario, Pisapia potrebbe diventare il ricettacolo di tutti gli elettori, tra quelli più interessati alla politica, che vorrebbero un radicale cambiamento nella direzione comunale, soprattutto in vista di Expo 2015. Ecco dunque che potrebbe accadere un piccolo miracolo per Pisapia: la grossa chance, se non commette grossolani errori di comunicazione politica, di riuscire (lui così a sinistra) laddove hanno invece fallito candidati più moderati, certamente appoggiati dagli elettori meno schierati. Miracolo a Milano?

foto: Stefano De Grandis/Lapresse