Una giornata a Montecitorio

Cosa è successo ieri, per prepararsi adeguatamente a cosa succederà oggi

Foto Roberto Monaldo / LaPresse30-03-2011 RomaPoliticaP.zza Montecitorio, sit-in del Partito Democratico contro il processo breve in discussione alla CameraNella foto Daniela Santanche' guarda i manifestanti dall'interno dell'atrio di MontecitorioPhoto Roberto Monaldo / LaPresse30-03-2011 RomeSit in Democratic Party against the cut of the lenght of trialIn the photo Daniela Santanche'
Foto Roberto Monaldo / LaPresse30-03-2011 RomaPoliticaP.zza Montecitorio, sit-in del Partito Democratico contro il processo breve in discussione alla CameraNella foto Daniela Santanche' guarda i manifestanti dall'interno dell'atrio di MontecitorioPhoto Roberto Monaldo / LaPresse30-03-2011 RomeSit in Democratic Party against the cut of the lenght of trialIn the photo Daniela Santanche'

L’ultima giornata di grossi eventi parlamentari in Italia risale al 14 dicembre, il giorno della resa dei conti che salvò Berlusconi e rimise in pista il governo: da quel momento la maggioranza si è allargata con regolarità, disinnescando il potere contrattuale del Terzo polo e rendendo quindi più scontate e prevedibili le sedute parlamentari. Serviva qualcosa di imponderabile, come lo show di La Russa, per rimettere qualcosina in ballo. Oggi i lavori ricominciano alle 10, per capire cosa succederà bisogna capire bene cos’è successo ieri.

La scintilla
In mattinata la maggioranza propone all’aula un’inversione dell’ordine dei lavori: posticipare quelli sulla legge comunitaria, previsti dall’agenda, e discutere prima del disegno di legge sulla prescrizione breve. La legge in questione stabilisce che gli incensurati possano avere uno sconto sui tempi massimi del processo, e incidentalmente avrebbe la conseguenza di concludere il processo Mills ai danni di Berlusconi prima ancora della requisitoria dei pm. La Camera aveva stabilito i cosiddetti “tempi contingentati”, una pratica di organizzazione dei lavori che permette di andare più in fretta: la maggioranza sperava quindi di arrivare in serata a un voto finale, ponendo la questione di fiducia.

Le proteste
L’opposizione protesta e ne dice di tutti i colori, accusa Berlusconi di «voler liberare i criminali», si scontra anche su quale tattica utilizzare: Bindi propone di ritirare la delegazione parlamentare, Marino addirittura di dimettersi tutti in massa. Bersani fa notare che per quanto eclatanti questi gesti renderebbero più agevole il lavoro della maggioranza e quindi si opta per organizzare una manifestazione-lampo davanti a Montecitorio, un presidio temporaneo, che si insedierà nel pomeriggio. Sono le 18. Tutto va secondo i piani della maggioranza. Poi entrano in scena Daniela Santanché e Ignazio La Russa.

Sfide, provocazioni e monetine
Fuori da Montecitorio il clima è parecchio acceso, ci sono insulti per ogni deputato che passa e slogan molto critici nei confronti del governo. Il presidio arriva fino a pochi metri dal portone principale della Camera, mentre di solito le manifestazioni vengono fermate molto prima. Quando arriva il sottosegretario Santanché la folla la accoglie tirandole delle monetine. Secondo il racconto dei cronisti parlamentari, una volta entrata alla Camera questa racconta l’accaduto a La Russa, che allora esce da Montecitorio per sfidare i manifestanti e si becca anche lui un po’ di insulti e qualche monetina. Poi entra in aula, su di giri, e chiede di parlare. Cicchitto tenta di dissuaderlo. Lui chiede di parlare “dell’ordine dei lavori”, che è già una cosa inusuale per un ministro, poi prende la parola e parte per la tangente.

L’intervento di La Russa
Il ministro della Difesa racconta delle contestazioni, dice di essere stato affrontato da un manifestante ma di non essersi spaventato, «mentre voi sareste scappati come conigli». Dice di avere riconosciuto una persona che aveva contestato Berlusconi anche il 17 marzo, accusa l’opposizione di avere organizzato sistematicamente quei fischi e di essere quindi «complici» e «violenti». Un intervento molto provocatorio e decisamente su di giri, mentre dai banchi dell’opposizione i deputati gli urlano di tutto.

La replica di Franceschini
Interviene allora il capogruppo del PD. Chiede perché i manifestanti sono stati fatti arrivare fino al portone principale e chiede a La Russa perché, nonostante «il suo volto televisivamente noto», ha deciso di sfidare i manifestanti uscendo dal portone principale. La Russa perde la testa: paonazzo in viso si alza in piedi, applaude ironicamente allargando le braccia e urlando «Bravo! Bravo! Bravo! Bravo!». L’opposizione lo insulta – «fascista di merda!», «provocatore!», «coglione!» – e pure dai banchi della maggioranza qualcuno gli chiede di smetterla, mentre i suoi colleghi al governo fanno finta di leggere e fare altro. Fini richiama La Russa a un comportamento più sobrio, La Russa si volta e gli dice di star zitto, Fini richiama nuovamente La Russa, questo si siede e manda a quel paese Fini, accompagnando l’imprecazione con un eloquente gesto della mano. A quel punto Fini sospende la seduta. Si alza, dice a La Russa «Ma come ti permetti?» e si avvia verso l’uscita, dicendo ai deputati del PdL «Curatelo, fatelo curare». I video di tutto lo scambio si trovano qui.

Tutti contro La Russa
L’opposizione dice di tutto e di più del ministro della Difesa, e questo non è certo sorprendente. Francesco Bei su Repubblica scrive addirittura che “sono in molti a far riferimento esplicitamente a uno stato alterato di La Russa e all’uso di stupefacenti. Il Pd Sandro Gozi: «Aveva sbagliato la dose». Il finiano Granata: «Ha cambiato pusher». Pier Luigi Mantini, Udc, invoca addirittura «un test antidroga»”. In serata il Terzo Polo chiede ufficialmente le dimissioni di La Russa, a cui arrivano anche un sacco di critiche dalla stessa maggioranza, soprattutto dai cosiddetti scajoliani, che ne approfittano per piantare una grana. Scrive Carmelo Lopapa su Repubblica:

Il capannello si forma subito dopo l´incidente, attorno all´ex ministro – già in fibrillazione di suo – Claudio Scajola. Sono i 12-15 fedelissimi del potente ras ligure pronto a riscalare postazioni nel Pdl e nel governo. «È un fatto senza precedenti – arringa i suoi – Noi non ci comportiamo così, non appartiene alla nostra cultura, non vogliamo morire fascisti». Poi vede La Russa e lo fredda a distanza: «Ma si combina un casino così?» Col ministro che gli replica: «Claudio, ti spiego io come sono andate le cose». Ma un altro scajoliano, Paolo Russo lo zittisce: «Hai fatto una cagata, Ignazio, perché hai applaudito?» Il ministro va via per evitare altre grane. Maria Teresa Armosino, altra fedelissima di Scajola, nel frattempo fa partire una raccolta di firme per chiedere le dimissioni di La Russa, da coordinatore e da ministro.

Cosa succede adesso
A causa di questo casino, il PdL non ha potuto votare la legge quando voleva, cioè ieri sera. I lavori riprendono alla Camera alle 10, il Post li seguirà con un liveblogging. Sempre oggi si riunisce l’Ufficio di presidenza della Camera per valutare i fatti di ieri. Scrive Paola Di Caro sul Corriere: “verranno raccolte le relazioni dei questori, poi dovrebbe essere la giunta per il regolamento a decidere le eventuali sanzioni”. La Russa infatti è deputato e le “ingiurie a cariche istituzionali” si pagano: potrebbe scattare la sospensione dalle votazioni per un periodo di tempo fino a 15 giorni, per lui e forse anche per altri deputati di maggioranza e opposizione. Abbastanza da rendere imprevedibile il quadro numerico della Camera che dovrà votare la legge sulla prescrizione breve. Se il governo ponesse oggi la fiducia, si arriverebbe al voto martedì prossimo.

foto: Roberto Monaldo / LaPresse