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  • Martedì 22 marzo 2011

Chi guida l’intervento in Libia?

Francia, Gran Bretagna e USA non si sono ancora messi d'accordo su chi deve guidare le operazioni militari

France's president Nicolas Sarkozy (C) speaks with British Prime minister Davd Cameron (R) US Secretary of State Hillary Clinton (2ndL) and France Prime Francois Fillon (L) on March 19, 2011, before a summit at the Elysee Palace in Paris, on implementing the UN Security Council resolution 1973 authorising military action in Libya, to be attended by representatives of the European Union, the Arab League, the African Union, the UN and other leaders. A senior French envoy predicted military action against Libyan leader Moamer Kadhafi's forces within hours of the summit. The United States has also declared that Kadhafi is in breach of a UN Security Council resolution which ordered an immediate ceasefire. AFP PHOTO POOL LIONEL BONAVENTURE (Photo credit should read LIONEL BONAVENTURE/AFP/Getty Images)
France's president Nicolas Sarkozy (C) speaks with British Prime minister Davd Cameron (R) US Secretary of State Hillary Clinton (2ndL) and France Prime Francois Fillon (L) on March 19, 2011, before a summit at the Elysee Palace in Paris, on implementing the UN Security Council resolution 1973 authorising military action in Libya, to be attended by representatives of the European Union, the Arab League, the African Union, the UN and other leaders. A senior French envoy predicted military action against Libyan leader Moamer Kadhafi's forces within hours of the summit. The United States has also declared that Kadhafi is in breach of a UN Security Council resolution which ordered an immediate ceasefire. AFP PHOTO POOL LIONEL BONAVENTURE (Photo credit should read LIONEL BONAVENTURE/AFP/Getty Images)

Di tutti i dubbi che circolano sull’intervento militare in Libia, stanno prendendo corpo soprattutto quelli che riguardano la definizione della guida della missione: ieri la Norvegia e l’Italia hanno posto il passaggio del comando alla NATO come condizione per proseguire lo sforzo nell’intervento militare, oggi la Francia si è opposta dicendo che la decisione manderebbe un segnale contraddittorio ai paesi arabi. Vediamo di fare un po’ d’ordine.

Il comando delle operazioni, in questo momento, è nelle mani degli Stati Uniti: il quartier generale è la base militare statunitense di Stoccarda, in Germania: per la precisione, si tratta di una base del Comando del Pentagono per l’Africa. La principale base aerea è quella statunitense di Ramstein, sempre in Germania. Sia il presidente Obama che il ministro della Difesa americana Gates hanno detto però più volte che “nel giro di pochi giorni” il comando dell’operazione passerà a una coalizione guidata dalla Francia, dalla Gran Bretagna o dalla NATO. Ma le cose non sono così semplici, come racconta oggi il sito della BBC.

Ci sono innanzitutto delle ragioni logistiche. La base che guida la missione deve essere adeguatamente equipaggiata e attrezzata: piuttosto che creare una nuova postazione da zero, è meglio appoggiarsi a una base esistente. La missione in Libia è particolarmente complessa, visto anche il largo numero di Paesi che vi partecipa. I candidati naturali a guidare l’operazione dovrebbero essere quindi la NATO o gli Stati Uniti, attraverso il braccio africano delle loro forze armate, l’Africom.

La sede dell’Africom non si trova in Africa, però, bensì in Europa. Inoltre, gli Stati Uniti vogliono lasciare la prima linea delle operazioni militari, ritagliandosi un ruolo di sostegno alle altre forze e lavorando sulla raccolta di intelligence. Si pone dunque il problema di trovare un alternativa alla base Africom. Il primo ministro David Cameron ha detto ieri di preferire che il comando dell’operazione passi alla NATO, che è “collaudata” e ha già instaurato delle no-fly zone in passato. Anche questa è una strada che ha delle controindicazioni, soprattutto politiche.

Primo: bisogna convincere i Paesi che ne fanno parte, che non sono tutti favorevoli all’intervento in Libia. La Turchia, per esempio, ha espresso opinioni critiche sulla missione. Secondo: dare la guida alla NATO potrebbe alienare alla coalizione il fondamentale sostegno della Lega Araba, del Qatar e degli Emirati Arabi Uniti, che non sarebbero perfettamente a loro agio ad agire su guida della stessa organizzazione che conduce la guerra in Afghanistan. È la stessa obiezione mossa oggi da Sarkozy al vertice della NATO, che è stato caratterizzato da qualche malumore da parte tedesca e da parte turca. L’unica soluzione possibile alla fase di stallo sembra essere quella suggerita da Michael Clarke, direttore del centro studi Royal United Services Institute: dare il comando dell’operazione non alla NATO ma a un Paese della NATO perché usi la struttura e le basi della NATO.

foto: IONEL BONAVENTURE/AFP/Getty Images