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  • Martedì 22 febbraio 2011

«Gli attivisti saranno giustiziati senza pietà»

Un agitato Gheddafi ha parlato per un'ora e mezza alla tv di stato, mentre da Tripoli arrivano testimonianze terribili

Gheddafi ha parlato per circa un’ora e mezza alla tv di stato libica. È stato un discorso confuso in cui il dittatore ha ripetuto decine di volte gli stessi concetti.

Il presidente libico ha detto di non avere alcuna intenzione di dimettersi o lasciare il paese. Si è definito il leader della rivoluzione libica per cui combatterà come un martire fino alla morte. Ha invitato i suoi sostenitori a scendere nelle strade e dare la caccia ai suoi oppositori, che ha definito “ratti” e che ha accusato di essere sotto l’effetto di droghe allucinogene. Ha minacciato di uccidere gli attivisti “senza pietà” e ha sottolineato di non essere ancora ricorso all’uso della forza per sopprimere le ribellioni, anche se avrebbe potuto farlo. Allo stesso tempo Gheddafi ha detto di non condannare i giovani per le proteste di questi giorni: si sarebbero lasciati influenzare dalle recenti ribellioni in Egitto e Tunisia. Per finire Gheddafi ha annunciato timide riforme che garantirebbero un po’ di indipendenza ai governi locali. Suo figlio Saif avrà il compito di gestire le riforme e si incontrerà a breve con i diplomatici stranieri e gli organi di stampa.

18,08 “Ripulirò la Libia casa per casa se i manifestanti non si arrenderanno”.

18,04 Su Twitter circola voce che aerei muniti di mitragliatrici stanno nuovamente sorvolando Tripoli.

18,02 “I giovani non possono seguire nessun altro se non Gheddafi. Chi potrebbero prendere a esempio altrimenti, qualcuno con la barba?”

17,55 Secondo Frank Gardner della BBC il discorso sarebbe filmato nella casa di Gheddafi a Bab Al-Azizyah a Tripoli.

17,52 Al-Jazeera ricorda che il discorso potrebbe sia essere in diretta che registrato: il filmato proviene dalla tv di stato libica.

17,41 Sta paragonando la sua reazione quella della russia durante il colpo di stato del 1991, l’assedio di Waco da parte dell’FBI nel 1993 negli Stati Uniti, e il massacro dei manifestanti cinesi a Tienanmen nel 1989.

17,37. “Domani costituiremo delle nuove autorità e municipalità per dare più potere al popolo”

17,35. Ripete le stesse cose sul fatto che lui è il leader della rivoluzione e gli attivisti saranno uccisi, poi si contraddice e dice che possono essere riabilitati. Ora il video si spezza spesso.

17,33. La BBC dice di avere localizzato il posto in cui è stato girato l’interminabile discorso, sarebbe una baracca a Tripoli.

17,31. «Gli attivisti dell’opposizione saranno giustiziati senza pietà»

17,30. Il livello di delirio di Gheddafi è tale che noi che trascriviamo ci chiediamo quale sia il senso di trascrivere pedissequamente e rapidamente le cose che dice. Notizie non ce ne sono, sono il flusso sconnesso di pensieri di un uomo disturbato e quindi pericoloso.

17,29. “Hanno chiesto a Boris Eltsin di lasciare la Duma e lui non se n’è andato. Anche noi non ce ne andiamo”

17,27. “Volete finire come la Somalia? Con la guerra civile?”

17,25. “Vogliono trasformare la Libia in uno stato islamico”

17,23. Ora si è tolto gli occhiali con le lenti a specchio e ha letto dal Libro verde, il libro con le leggi dello stato. “Ogni cittadino libico che userà le armi sarà punito con la morte. Chi spia per altre nazioni sarà punito con la morte. Chi vuole colpire la sovranità dello stato sarà punito con la morte”

17,21. “Ho costruito Bengasi pezzo per pezzo e ora loro sono venuti a distruggerla. Da domani la polizia ripristinerà la sicurezza per le strade. O volete che l’America venga a governarvi, come in Afghanistan, come in Iraq, come in Pakistan?”

17,19. I ribelli sono “insignificanti”. “Andateli a prendere, dategli la caccia: volete che Bengasi venga distrutta? Volete che taglino l’acqua? Questi ratti possono raggiungere i pozzi di petrolio e farli saltare in aria”.

17,18. “Se fossi presidente mi dimetterei, ma io non sono presidente, sono il leader della rivoluzione, non ho nulla da cui dimettermi”

17,17. “Se sarà necessario useremo la forza, nel rispetto delle leggi internazionali e della costituzione libica” (che non c’è)

17,15. “Aumenteremo il numero delle commissioni da 23 a 30 per aumentare il potere dei governi locali”

17,14. Nel frattempo la tv di stato trasmette anche le immagini da una manifestazione pro-Gheddafi.

17,14. “Combatteremo strada per strada finché il suo libico sarà libero: stiamo combattendo gli Stati Uniti e il Regno Unito”

17,13. “Un piccolo gruppo di giovani sotto effetto di droghe ha attaccato i commissariati di polizia, vogliono imitare la Tunisia, fanno circolare droga e denaro”

17,13. È un discorso completamente sconnesso, lunghe pause e poi invettive scombinate.

17,12. “Tutte le decisioni saranno prese dal popolo, comprese quelle sulle risorse petrolifere”

17,10. “Non ce l’ho con i giovani, stanno emulando quanto accaduto in Tunisia. Ma noi siamo entrati a Bengasi per liberarla”

17,07. “Quando le bombe uccidevano i miei figli, dove eravate? Eravate con l’America!

17,05. “I manifestanti sono sotto effetto di droghe allucinogene”

17,04. “Tutte le nazioni africane guardano la Libia, tutti i governanti del mondo quardano la Libia: la Libia e l’Africa non verranno meno alla loro gloria”

17,01. “Io non sono il presidente: io sono il leader della rivoluzione”

16,58. “Morirò come un martire, alla fine”

16,54. “Le nazioni arabe vi stanno tradendo: vogliono il caos. L’immagine della Libia è stata distorta”.

16,48. Gheddafi sta parlando in questo momento, il discorso si può vedere qui.

***

Poco dopo le 14 di oggi la tv di stato libica ha annunciato un imminente discorso di Gheddafi, che però si attende ancora. Da Tripoli arrivano ancora notizie di violenze sulla popolazione ma si tratta di praticamente di passaparola: ottenere notizie dal paese continua a essere molto complicato, il regime controlla tutti i mezzi di comunicazione e ha interrotto le linee telefoniche. Ben Wedeman della CNN è il primo reporter televisivo estero a essere entrato nel paese e ha raccontato che la zona est della Libia è relativamente tranquilla: «Nella zona orientale i libici stanno festeggiando anche se sono preoccupati che Gheddafi possa avere in serbo qualcosa di spiacevole per loro. In questa zona anche l’esercito si sarebbe unito alle forze di opposizione a Gheddafi».

Il Guardian riporta le parole che Ghazi Gheblawi, un medico e blogger libico residente a Londra, ha ricevuto da famigliari e amici. Sembra che le strade di Tripoli siano pattugliate da soldati stranieri pagati da Gheddafi per tenere la situazione sotto controllo. Gli ospedali della città sono stati bombardati e sono semidistrutti. Le strade sono disseminate di cadaveri: gli amici e i famigliari non si azzardano a raccoglierli e seppellirli per il timore di essere uccisi dai mercenari di Gheddafi. L’esercito egiziano ha messo in piedi due ospedali da campo poco lontano dal confine, soprattutto per accogliere e curare i feriti tra i cittadini egiziani che vivono in Libia: l’Egitto infatti ha aperto le frontiere con la Libia per permettere ai suoi cittadini di rimpatriare e ha chiesto il permesso al governo libico di inviare 4 aerei per evacuare gli egiziani residenti nel paese.

Ahmed, impiegato di una banca di Tripoli, ha mandato un’email al Guardian in cui racconta che il centro di della capitale è completamente bloccato dal regime in vista dell’arrivo dei media stranieri: il regime vuole negare il massacro dei giorni scorsi e far credere alla stampa internazionale che la situazione è tranquilla e sotto controllo. Anche Bengasi sembra tranquilla, anche se altri media hanno riportato che si trova in mano delle forze di opposizione.

Oggi il premier britannico David Cameron ha tenuto un discorso davanti all’assemblea nazionale del Kuwait in cui ha nuovamente criticato la repressione di Gheddafi, dicendo che «la violenza non è la risposta». Ha aggiunto che paesi come il Regno Unito «devono scegliere tra i nostri interessi e i nostri valori. E a essere onesti dobbiamo riconoscere che qualche volta in passato abbiamo fatto troppi calcoli». Anche la Cina ha criticato la repressioni di Gheddafi, mentre la Russia si è detta preoccupata per i «decenni di instabilità» che toccheranno al mondo arabo se i manifestanti – definiti «fanatici” – andranno al potere. Ieri molti diplomatici libici all’estero hanno ritrattato il loro sostegno al regime.

Nel frattempo il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si è riunito per discutere la crisi e valutare eventuali provvedimenti contro Gheddafi. Sempre oggi si terrà un incontro straordinario della Lega Araba per discutrere degli ultimi sviluppi in Libia. Molte compagnie aeree hanno sospeso i viaggi verso Tripoli, a causa delle violenze nel paese, mentre altri paesi tra cui l’Italia, la Francia, la Turchia e la Grecia stanno mandando degli aerei per evacuare i loro cittadini dal paese.