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  • Martedì 25 gennaio 2011

Il Barcellona è la squadra più forte di tutti i tempi?

Cinque ragioni per cui potrebbe esserlo, riassunte dal Wall Street Journal

Barcelona's midfielder Andres Iniesta (2ndR) is congratuled by Barcelona's Argentinian forward Lionel Messi (L) and Barcelona's captain Carles Puyol (R) after scoring a goal during the Spanish league football match FC Barcelona vs Malaga CF on January 16, 2011 at the Camp Nou stadium in Barcelona. AFP PHOTO/ LLUIS GENE (Photo credit should read LLUIS GENE/AFP/Getty Images)
Barcelona's midfielder Andres Iniesta (2ndR) is congratuled by Barcelona's Argentinian forward Lionel Messi (L) and Barcelona's captain Carles Puyol (R) after scoring a goal during the Spanish league football match FC Barcelona vs Malaga CF on January 16, 2011 at the Camp Nou stadium in Barcelona. AFP PHOTO/ LLUIS GENE (Photo credit should read LLUIS GENE/AFP/Getty Images)

La questione da qualche anno fa capolino con una certa regolarità, e già questo suggerisce quanto meno la plausibilità della discussione. Il fatto che abbia a che fare col calcio, uno sport celebre anche per il modo in cui esalta e conserva la memoria delle imprese del passato, la rende ancora più rilevante. L’ultimo a sollevarla è stato il Wall Street Journal, ieri, ma appunto si tratta solo dell’ultimo: prima l’avevano tirata fuori diversi opinionisti e giornalisti e sportivi europei. La questione è: il Barcellona, questo Barcellona, è la squadra di calcio più forte di tutti i tempi?

Una prima cosa da fare può essere prendere in considerazione questa stagione. Su venti partite giocate in casa, il Barcellona ne ha vinte diciotto. Siamo a metà stagione: dovesse tenere questo ritmo fino alla fine concluderebbe il campionato facendo 104 punti, miglior punteggio di sempre, stracciando il precedente record, che era 99 punti ed era stato fissato l’anno scorso sempre dal Barcellona. Sempre tenendo questo ritmo, il Barcellona segnerebbe 122 reti – polverizzando il record precedente, 107 – e ne subirebbe appena 21, in 38 partite. Dal 2008 al 2010 il Barcellona ha vinto due campionati spagnoli, una Coppa di Spagna, due Supercoppa di Spagna, una Champions League, una Supercoppa Europea e un Mondiale per Club. È vero che il livello tecnico del campionato spagnolo è complessivamente più basso di quello inglese o italiano, ma anche quando il Barcellona si è trovato davanti una squadra alla sua altezza – il Real di Mourinho – ne ha fatto un boccone (l’anno scorso, invece, si arrese all’Inter, sempre allenata da Mourinho).

Una seconda cosa da fare può essere prendere in considerazione i suoi giocatori. La nazionale di calcio spagnola negli ultimi due anni ha vinto i campionati europei e i campionati mondiali di calcio: l’ossatura di quella squadra è composta da giocatori del Barcellona, considerata la più forte generazione di giocatori spagnoli di tutti i tempi. Durante la finale contro l’Olanda, otto giocatori spagnoli su undici erano del Barcellona. Il Pallone d’Oro, il trofeo individuale più prestigioso del calcio moderno, negli ultimi due anni è stato vinto da un giocatore del Barcellona, Lionel Messi, che all’età di 23 anni è già unanimemente considerato il miglior giocatore del mondo (e sul quale è aperta un’altra questione: è il più forte di tutti i tempi?). Quest’anno i primi tre classificati del Pallone d’oro erano tutti e tre giocatori del Barcellona: Messi, Iniesta e Xavi.

Una terza cosa da fare può essere prendere in considerazione il suo gioco. Anche su questo tema si sono scritte pagine su pagine, perché il gioco del Barcellona è considerato il gioco più bello che si possa vedere in circolazione. Di norma, quando una squadra di calcio surclassa un’altra squadra, a fine partita il dato sul possesso palla pende a favore della vincitrice con il 60 per cento. Il Barcellona ha un possesso di palla medio – medio! – del 73 per cento nella Liga e del 72 per cento in Champions League. Un gioco di prima, a volte lentissimo a volte rapidissimo, che irretisce l’avversario, lo innervosisce, lo indebolisce e lo rende vulnerabile. Poi le fiammate: scambi stretti, triangoli, azioni spettacolari e devastanti concluse da un vasto numero di giocatori, non solo dalle punte. L’allenatore del Barcellona oggi è Josep Guardiola, al quale vanno certamente molti meriti, ma il Barcellona di Rijkaard giocava così, e il Barcellona di van Gaal pure: lo stile di gioco del Barcellona è uno stile di gioco che si impara da piccoli, crescendo nei vivai della squadra, e che è possibile replicare solo a Barcellona.

Quarta possibile ragione. Al contrario delle altre grandi squadre europee, il Barcellona ha un’organico di limitate dimensioni. Non ha molti ricambi: ha undici titolari fortissimi – che hanno giocato dal primo minuto l’ottanta per cento delle partite – e quattro o cinque riserve più o meno alla loro altezza. Questo in passato ha reso complicato l’inserimento di nuovi giocatori, anche se molto talentuosi: si pensi a Zlatan Ibrahimovic l’anno scorso o a Javier Mascherano quest’anno. Ma è la dimostrazione che si tratta di un ingranaggio perfetto, che non digerisce nulla che non sia perfetto: o sei nato per farne parte, come David Villa e come probabilmente Cesc Fabregas, o non sei adatto. Non esistono vie di mezzo, anche perché meno giochi meno è facile integrarsi nelle maglie del gioco, e meno si è integrati negli schemi meno si gioca. Per questa ragione la metà dei calciatori utilizzati dal Barcellona nel corso di questa stagione viene dal suo settore giovanile: ci sono nati.

Ultima possibile ragione. I confronti. Il Barcellona non è privo di punti deboli – la difesa non è velocissima, mancano appunto dei ricambi in caso di lunghi infortuni – ma qui non si sta discutendo l’ipotesi che sia una squadra perfetta, bensì che sia la migliore mai esistita. La si confronta quindi con il Brasile di Pelé e l’Olanda degli anni Settanta, che però si sono misurate su competizioni molto brevi. Con il Milan di Arrigo Sacchi, forte di una difesa granitica e un attacco stellare. Con il Real Madrid di Puskas e Di Stefano, che negli anni Cinquanta vinse cinque Coppe dei Campioni consecutive. E poi? Non c’è un tribunale per dirimere queste cause: rimangono aperte per sempre. Noi vi mettiamo qui sotto due lunghi video, per rinfrescare la memoria: la sintesi della partita contro il Real Madrid di questa stagione e quella della finale di Champions League del 2009.

foto: LLUIS GENE/AFP/Getty Images