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  • Martedì 30 novembre 2010

La partita perfetta

Come ha fatto il Barcellona a battere cinque a zero il Real Madrid, e in quel modo lì

Barcelona's midfielder Xavi Hernandez (Front) scores his team's first goal to Real Madrid's goalkeeper and captain Iker Casillas during the Spanish league "clasico" football match FC Barcelona vs Real Madrid on November 29, 2010 at Camp Nou stadium in Barcelona. AFP PHOTO/ JAVIER SORIANO (Photo credit should read JAVIER SORIANO/AFP/Getty Images)
Barcelona's midfielder Xavi Hernandez (Front) scores his team's first goal to Real Madrid's goalkeeper and captain Iker Casillas during the Spanish league "clasico" football match FC Barcelona vs Real Madrid on November 29, 2010 at Camp Nou stadium in Barcelona. AFP PHOTO/ JAVIER SORIANO (Photo credit should read JAVIER SORIANO/AFP/Getty Images)

Rivedetela. Cominciamo da qui, perché ieri sera c’erano Vieni via con me e il Grande Fratello, e poi la davano solo su Sky. E invece la partita di ieri sera tra Barcellona e Real Madrid va vista: uno dei rarissimi casi in cui ha senso guardare una partita in differita, dall’inizio alla fine, anche se si sa già come andrà a finire. Quindi scaricatela, cercatela in streaming, guardate una delle mille repliche su Sky.

Com’è finita l’avrete letto: il Barcellona ha vinto cinque a zero. Un gol di Xavi, uno di Pedro, due di Villa, uno di Jeffren. Il Real Madrid ha finito la partita con otto ammoniti, tra cui tutto il reparto difensivo, portiere compreso. Annichilito da una squadra che ha tenuto la palla praticamente per tutta la partita, ha fatto cinque gol e poteva farne tranquillamente dieci: il tutto a un Real Madrid che fino a ieri aveva subìto sei gol in dodici partite.
https://www.youtube.com/watch?v=I0teLQ2L-7M
Zonal Marking è un aggiornato e preciso sito internet che si occupa di tattica calcistica, sul Post lo abbiamo citato più volte. La sua analisi spiega come la squadra allenata da Pep Guardiola è riuscita a distruggere in questo modo i piani e la strategia di Mourinho, non proprio l’ultimo arrivato.

Il Barcellona giocava con il suo solito schema, con tre varianti: Pique e Puyol su posizioni invertite, per permettere a quest’ultimo di contenere Ronaldo; Abidal al posto di Maxwell nel ruolo di terzino sinistro; una diversa disposizione dell’attacco. Villa non giocava al centro, tra Messi e Iniesta, bensì larghissimo a sinistra. Pedro larghissimo a destra. Messi al centro, ma in posizione arretrata, come a fare da trequartista a una punta che non c’è. Iniesta partiva da dietro e si allargava anche lui verso sinistra, con Busquets e Xavi a occupare il centrocampo. Un assetto piuttosto offensivo giustificato dal fatto che anche il Real Madrid giocava con soltanto due mediani, Xabi Alonso e Khedira, ma senza godere di un particolare lavoro di raccordo da parte di Ronaldo e Ozil, mentre invece nel Barcellona Iniesta, Messi e Pedro davano costantemente una mano a centrocampo. Questo ha permesso alla squadra di Guardiola di avere un dominio assoluto nel possesso palla e bloccare di fatto ogni iniziativa del Real Madrid prima del nascere. Inoltre, l’assenza non solo di un attaccante puro, ma anche di un fantasista nel ruolo di una punta, ha disorientato i due centrali difensivi del Real Madrid, Pepe e Carvalho, costringendoli a giocare su un terreno che non è il loro, quello della rapidità, invece che su quello che preferiscono, la posizione.

Dall’altra parte, il Real Madrid si presentava con Benzema al posto di Higuain, infortunato, e soprattutto con gli esterni d’attacco su posizioni invertite, rispetto a quelle abituali: Ronaldo a destra e Di Maria a sinistra. Questo per far coprire le discese di Dani Alves a Di Maria, difensivamente più bravo di Ronaldo. Il piano di Mourinho, per DNA e perché giocava in trasferta, prevedeva una difesa bloccata davanti l’area di rigore con Xabi Alonso pronto a far partire in contropiede i quattro giocatori offensivi. Prendere il primo gol dopo pochi minuti ha fatto saltare tutto, costringendo il Real a venire fuori, cercare il pari ed esporsi quindi al gioco offensivo del Barcellona.

Si va al riposo sul due a zero per il Barcellona, e il caos tattico del Real Madrid è dimostrato dal fatto che nella ripresa Mourinho si copre: fa uscire Ozil e mette dentro Lassana Diarra, nel tentativo di riguadagnare la supremazia a centrocampo. E ammette, di fatto, di aver sbagliato la formazione di partenza. La mossa però non ha ottenuto risultati, anche perché alla loro proverbiale capacità di palleggio i giocatori del Barcellona hanno aggiunto una notevole intensità del pressing: la linea di centrocampo del Real Madrid, nervosa e poco collaudata, è andata completamente nel pallone. Il resto era roba facile: palla in profondità a Messi, che salta l’uomo e taglia la difesa avversaria servendo Villa, oppure lascia il pallone a Xavi o Iniesta perché lo facciano loro.

Difficilmente un’altra tattica da parte del Real avrebbe portato questo Barcellona a perdere la partita, ma Mourinho ha certamente fatto un errore nella formazione di partenza. Dall’altro lato, invece, il Barcellona si è adattato bene al suo avversario, senza compromettere le sue caratteristiche offensive. Detto questo, se c’è qualcosa che Mourinho sa fare benissimo, è imparare dalle sconfitte. Esattamente un anno fa la sua Inter venne spazzata via dal Barcellona in un modo molto simile a quello toccato ieri al Real Madrid. Sei mesi dopo, ad aprile, Inter e Barcellona si sfidarono nella semifinale di Champions, e sapete come è andata a finire: Mourinho aveva capito come battere il Barcellona.

(JAVIER SORIANO/AFP/Getty Images)