La buccia del chinotto

Massimo Gramellini scommette sulla forza dell'Italia perbene, contro l'opinione ormai prevalente

Constatare che i disastri berlusconiani non sono un accidente ma il sintomo e l’esposizione di un popolo che gli somiglia è diventato ormai addirittura un cliché, così come è stata sdoganata a sinistra la lettura dell’Italia come divisa in due, la parte perbene e la parte permale. Il corollario più pigro e frequente di queste analisi – fondate o no – è che quella perbene debba eliminare quella permale, invece di portarla dalla sua parte con la forza dei propri argomenti, se ne ha. Un altro fronte del dibattito è quello sulle proporzioni di forza: la sinistra che crede esistano due italie tende ad autocompiacersi del sentirsi minoranza, come se una minoranza fosse sempre eletta e non invece sconfitta. Massimo Gramellini sulla Stampa di oggi invece confida che l’Italia perbene prevalga.

Un amico sorride amaro: «Non farti illusioni, potenzialmente siamo tutti come lui e la sua corte: trombare e fare soldi, interessati solo ai bisogni primari, ai chakra bassi, per dirla alla maniera di voi che meditate e fate yoga. Sì, qualche disturbato che sogna con un romanzo o va in estasi per una notte d’amore sotto le stelle esisterà pure, ma è la buccia del chinotto: scorza sottile, percentuale insignificante».

Davvero? Davvero la maggioranza dei giovani assomiglia a quel tipo che incita sua sorella a infilarsi nel letto di un anziano miliardario, «così ci sistemiamo»? Davvero il mondo contemporaneo si divide fra padri padroni, disposti a uccidere le figlie che osano ribellarsi, e padri ruffiani che nelle intercettazioni le incitano a sgomitare perché «le altre ti sono passate davanti, svegliati!». Sarò un ingenuo, eppure vedo ancora in giro della dignità, anche in tanti poveri che una busta di 5000 euro l’hanno magari sognata, ma non la vorrebbero trovare nella borsa della figlia a quelle condizioni.

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