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  • Venerdì 14 gennaio 2011

Ben Ali è scappato

Il presidente della Tunisia ha sciolto il governo, elezioni legislative fra sei mesi

Alla fine di un’altra lunghissima giornata di proteste, il presidente della Tunisia Ben Ali si è arreso: ha sciolto il governo ed è scappato dal paese in rivolta, probabilmente verso Malta. Il premier Mohamed Ghannouchi ha preso temporaneamente il suo posto, assicurando che governerà nel rispetto della costituzione e in collaborazione con tutti i partiti. Le elezioni dovrebbero tenersi tra sei mesi.

Gli eventi in Tunisia sono precipitati molto velocemente a partire dalle due del pomeriggio, quando la polizia ha iniziato ad attaccare i manifestanti che stavano protestando davanti al ministero dell’Interno sparando gas lacrimogeni e sferrando colpi con i manganelli. Almeno quattro persone sarebbero morte nel pomeriggio, dodici nella notte di ieri. Il governo ha dichiarato lo stato d’emergenza e imposto il coprifuoco in tutto il paese dalle 5 del pomeriggio alle 7 del mattino. Sono vietate tutte le manifestazioni e le riunioni di gruppi superiori a tre persone, la polizia è autorizzata a sparare contro chi non rispetta gli ordini.

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19.00 Non si sa ancora con certezza dove si trovi Ben Ali. Il presidente francese Nicolas Sarkozy ha fatto sapere di non avere «nessuna informazione» al riguardo. Alcune voci sostenevano infatti che Ben Ali fosse arrivato con il suo aereo a Parigi, e non a Malta.

18.49 Al Arabya dice che Ben Ali sarebbe fuggito a Malta, aiutato dalla Libia. E smentisce le voci secondo le quali la sua famiglia sarebbe stata arrestata dall’esercito: avrebbe invece a sua volta già lasciato il paese tre giorni fa.

18.44 Annuncio ufficiale sulla televisione di stato, il primo ministro Ghannouchi si assume temporaneamente il potere: «Il presidente non è al momento in grado di compiere i suoi doveri. Durante il mio periodo al governo rispetterò la costituzione e porterò avanti le riforme con accuratezza e in collaborazione con tutti i partiti e le ONG».

18.39 Secondo la televisione araba Al-Arabiya, il presidente della Camera annuncerà a breve che si assumerà il controllo del potere.

18.25 Secondo Al Jazeera, Ben Ali avrebbe già lasciato la Tunisia e il paese sarebbe ora in mano all’esercito. Il resto della sua famiglia sarebbe stato arrestato dall’esercito.

18.24 Su Twitter ora si parla del generale Habib Ammar, che avrebbe preso il potere con un colpo di stato militare. La notizia non è ancora ufficiale. Il generale Ammar è stato anche ministro dell’Interno e Comandante della Guardia Nazionale, molte organizzazioni umanitarie internazionali lo accusano di essere stato responsabile di torture e massacri durante le repressioni degli anni Ottanta.

18.09 La televisione di stato ha comunicato che ci sarà un annuncio importante a breve.

18.08 Le Monde scrive che Air France ha sospeso tutti i voli diretti verso la Tunisia.

17.59 Su Twitter tornano a circolare con insistenza voci di un possibile colpo di stato militare.

17.57 L’esercito ha ora circondato l’aeroporto della capitale.

17.52 Le Monde dice che Hamma Hammami, portavoce del Partito Comunista bandito dal governo, è stato scarcerato. Era stato arrestato il 12 gennaio.

17.40 L’esercito prende il controllo dell’aeroporto, che viene chiuso.

17.39 Il ministro degli Esteri, Kamel Morjane, suggerisce di formare un nuovo governo di unità nazionale di cui entrino a far parte anche leader dell’opposizione come Najib Chebbi.

17.26 Secondo Le Monde, un convoglio composto da una decina di veicoli con i vetri oscurati sarebbe uscito dal palazzo presidenziale di Tunisi attorno alle 16.50 e si sarebbe diretto verso l’aeroporto. La notizia è stata data da un giornalista tunisino testimone della scena, che preferisce mantenere l’anonimato. Poco prima, altri due aerei presidenziali erano partiti dallo stesso aeroporto. Il primo verso le 13.40, il secondo verso le 13.50.

17.08 Il governo dichiara lo stato d’emergenza su tutto il territorio nazionale, coprifuoco imposto dalle 5 del pomeriggio alle 7 di mattina. Vietate le manifestazioni e le riunioni di gruppi superiori a tre persone. Il messaggio, trasmesso dalla televisione di stato, ha precisato che la polizia è autorizzata a sparare contro chi non rispetta gli ordini.

17.04 Il comandante Mohamed Ben Kilani si sarebbe rifiutato di far decollare l’aereo che avrebbe dovuto portare a Parigi la famiglia di Leila Tramelsi, seconda moglie del presidente Ben Ali.

16.48 Qui c’è un video molto cruento che mostra le immagini di un manifestante ucciso ieri da colpi di arma da fuoco. Il ragazzo è a terra, circondato da altre persone. Le immagini ricordano molto quelle della morte di Neda Soltan durante le proteste del 2009 in Iran.

16.39 Iniziano a girare alcuni video delle proteste di oggi.

16.34 La folla chiede le dimissioni di Ben Ali subito.

16.17 Ben Ali ha sciolto il governo, elezioni legislative fra sei mesi. La notizia è stata diffusa ufficialmente dal primo ministro Mohammed Ghannouchi.

16.16 La televisione di stato sarebbe stata occupata dai manifestanti che avrebbero diffuso un appello alla rivolta.

16.08 Le reazioni della folla ieri, dopo il discorso del presidente Ben Ali.

16.06 I morti di questo pomeriggio sarebbero già quattro.

16.02 Alcuni manifestanti hanno attaccato le abitazioni di familiari del presidente Ben Ali.

15. 59 Secondo la Reuters altre dodici persone sarebbero state uccise durante gli scontri di stanotte nella capitale e nella città di Ras Jebel. La notizia sarebbe stata confermata da alcuni medici e da un testimone, che avrebbe detto: «Ho visto due persone morte con i miei occhi dopo che la polizia aveva sparato contro un gruppo di giovani».

15.55 Gli aggiornamenti sono sempre più preoccupanti. Angelique Chrisafis, su Twitter: «Sentiamo colpi di arma da fuoco intorno a noi e sulle strade intorno al ministero dell’Interno. Violenza estrema della polizia. I manifestanti sono inseguiti sui tetti».

15.53 Dagli aggiornamenti su Twitter la polizia starebbe rincorrendo e picchiando i manifestanti in molte strade delle capitale. Alcuni poliziotti avrebbero aggredito anche un gruppo di persone che stavano protestando pacificamente.

15.50 L’ambascitore della Tunisia per l’Unesco, Mezri Haddad, ha dato le dimissioni dicendo che non può più tollerare questa repressione.

14.29 La polizia ha attaccato i manifestanti  che protestavano davanti al ministero dell’Interno sparando gas lacrimogeni e sferrando colpi con i manganelli. Secondo Associated Press la polizia ha sparato anche contro alcuni manifestanti che erano saliti sul tetto dell’edificio.

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Migliaia di persone stanno marciando per le strade di Tunisi per chiedere le dimissioni del presidente Ben Ali, che ieri sera durante un discorso trasmesso in televisione ha annunciato concessioni senza precedenti in risposta alle rivolte di questi giorni. I manifestanti portano uno striscione con la scritta «Non dimenticheremo», riferendosi alle quasi settanta vittime degli scontri con la polizia delle ultime settimane. Il corteo è partito in concomitanza con lo sciopero che era stato indetto per questa mattina dall’unico sindacato presente nel paese.

Le proteste contro la disoccupazione e la corruzione del governo erano iniziate il 17 dicembre dopo che un giovane venditore ambulante si era dato fuoco per contestare il sequestro della sua merce: dopo di lui almeno altre cinque persone si sono date fuoco. Secondo la versione ufficiale, che ha parlato solo di pochi morti negli scontri, si è trattato di «legittima difesa da parte delle forze dell’ordine intervenute per difendere alcuni edifici governativi». Lunedì sera il presidente Ben Ali, durante un primo discorso alla nazione trasmesso dalla televisione di stato, aveva promesso che avrebbe creato 300mila nuovi posti di lavoro. Ma la rivolta ormai era già esplosa – anche grazie al passaparola sui social network – e martedì era arrivata per la prima volta anche nella capitale.

Mercoledì mattina avevano iniziato a girare alcune voci su un possibile colpo di stato militare in corso contro il presidente Ben Ali, che sarebbe stato addirittura sul punto di scappare verso il Canada. La notizia è stata poi smentita e seguita invece dall’annuncio della sostituzione del ministro degli Interni, della liberazione di tutti i manifestanti arrestati negli ultimi giorni e dalla costituzione di una commissione speciale che indaghi sulla corruzione e sui comportamenti di alcuni funzionari pubblici. Anche se secondo molti osservatori si tratterebbe solo di una mossa strategica del governo, che starebbe cercando di placare la rivolta per poi ripristinare pienamente il suo potere. A guidare la protesta sono soprattutto i giovani, che in Tunisia costituiscono circa il 55 per cento della popolazione, e che sono i più colpiti dalla disoccupazione che sta piegando il paese.

– Puntate precedenti: Cambiare regime