A che punto siamo con la crisi di governo

Ieri è finalmente successo qualcosa, oggi se ne occupano le tre maggiori cariche dello Stato

In this photo released by The Italian Presidency Press Office, Italian Premier Silvio Berlusconi, second right, shakes hands with Constitutional court president Francesco Amirante, right, during the state funerals of the victims of an attack on an Italian military convoy in Kabul on Thursday Sept. 17, in the St. Paul's Outside the Walls Basilica, in Rome, Monday Sept. 21, 2009. At left, President Giorgio Napolitano, shakes hands with Lower Chamber President Gianfranco Fini, center, and Senate speaker Renato Schifani. (AP Photo/Italian Presidency Press Office, HO) ** EDITORIAL USE ONLY **
In this photo released by The Italian Presidency Press Office, Italian Premier Silvio Berlusconi, second right, shakes hands with Constitutional court president Francesco Amirante, right, during the state funerals of the victims of an attack on an Italian military convoy in Kabul on Thursday Sept. 17, in the St. Paul's Outside the Walls Basilica, in Rome, Monday Sept. 21, 2009. At left, President Giorgio Napolitano, shakes hands with Lower Chamber President Gianfranco Fini, center, and Senate speaker Renato Schifani. (AP Photo/Italian Presidency Press Office, HO) ** EDITORIAL USE ONLY **

Eravamo rimasti che prima bisognava approvare la legge Finanziaria, e quindi non sarebbe caduto il governo così rapidamente. Poi a cavallo del weekend non è successo niente – solo l’improbabile idea di scogliere una sola Camera, buona per far due chiacchiere – e ieri si sono dimessi i ministri di Futuro e Libertà, come era stato annunciato. Ora di fatto qualcosa il governo deve fare.

In conseguenza di questo, oggi pomeriggio Fini e Schifani vanno al Quirinale a incontrare Napolitano: è il primo atto ufficiale della nuova situazione che si è creata, la si chiami già crisi o no. Il governo non ha più un pezzo rilevante della sua maggioranza. Le riunioni dei capigruppo – quelle in competizione per stabilire il calendario delle mozioni di fiducia e sfiudicia – sono state per il momento annullate, per vedere cosa esce dalla riunione di oggi pomeriggio: le tre più alte cariche dello Stato si metteranno lì col calendario a vedere come incastrare i riti eventuali della crisi, l’approvazione della Finanziaria, e il voto delle mozioni a Camera e Senato.

Intanto Berlusconi, per una giornata non solo privato del pallino – quello ormai capita spesso – ma anche estromesso dal campo di gioco, non può che riempire i giornali di altre battagliere ipotesi: subito al voto, la pagheranno, parlo in televisione, eccetera. I suoi hanno assai protestato contro la riunione al Quirinale in assenza di una crisi formale, che di fatto invece la legittima, e contro il sempre più contraddittorio doppio ruolo di Fini: responsabile della crisi e arbitro (guardalinee, nella proporzione esatta dei ruoli). Ma sono di nuovo chiacchiere per riempire i vuoti. Se notizie ci saranno, arriveranno nel pomeriggio dal Quirinale.