“Cosa faremo dopo Firenze”

Pippo Civati spiega i suoi programmi per il futuro

Oggi su Europa Pippo Civati affronta il nodo principale legato al weekend fiorentino di “Prossima Fermata Italia”: cosa fare dopo.

La rottamazione è stata solo il punto di partenza. Come ha detto Matteo Renzi, si tratta di un «ritorno allo statuto» quasi ovvio, se solo ci prendessimo l’impegno di rispettare le regole che ci siamo dati.
Tutto quello che c’è stato, a Firenze, racconta una storia che va molto più in là. Quello che è successo a Firenze sta nei numeri, certamente, perché hanno partecipato all’incontro 7000 persone fisicamente e quasi 30000 in collegamento via web. E sta però anche nella qualità dei contributi che sono pervenuti, nella scelta degli argomenti, nell’approccio, nel dare valore a cose e questioni che in Italia nemmeno si discutono e, in ogni caso, non si affrontano praticamente mai.
È stata l’assemblea dei prossimi, senza gerarchie, ma solo relazioni. In ogni senso, anche quelle dal palco, che duravano cinque minuti.
Per il resto, lo abbiamo detto un milione di volte non sarà una corrente, la nostra. Né saremo l’ennesima componente a cui aggiungere il suffisso «–dem».
Lo abbiamo detto chiaramente: il dibattito tra le correnti ci interessa molto poco. Noi minacciamo soltanto di rimanere nel Pd. E di lavorare per la ditta, anche se troviamo l’espressione, come tante altre, molto infelice. Perché il partito forse non è una ditta. Questo è il punto.

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