Aumentano i guai per la FIFA
Si allarga lo scandalo sulla compravendita dei voti per scegliere gli organizzatori dei mondiali di calcio
Da qualche settimana la FIFA è coinvolta in uno dei peggiori scandali della sua storia, che mette in dubbio la regolarità di una delle decisioni più importanti che spettano all’organo di governo del calcio mondiale: la scelta della nazione organizzatrice dei mondiali di calcio, che si tengono ogni quattro anni.
Il caso era stato aperto dieci giorni fa dal Sunday Times, i cui giornalisti avevano contattato Amos Adamu, nigeriano, componente dell’esecutivo della FIFA, presentandosi come imprenditori statunitensi interessati a portare negli Stati Uniti i mondiali di calcio. Adamu – che oltre a essere membro dell’esecutivo della FIFA è anche presidente della CAF, la Confederazione calcistica dell’Africa Occidentale – ha promesso che avrebbe votato per gli Stati Uniti in cambio di 800 mila dollari, necessari alla costruzione di quattro campi da calcio con prato artificiale in Nigeria. La stessa cosa accade quando i giornalisti presentano l’offerta a Reynald Temarii, membro dell’esecutivo FIFA e presidente della OFC, la Confederazione calcistica dell’Oceania.
Sabato scorso è arrivato un altro colpo. Michel Zen-Ruffinen, ex segretario generale della FIFA – prima pupillo poi rivale di Blatter – è stato filmato da alcuni giornalisti in incognito mentre si offriva come mediatore al prezzo di 200 mila sterline. Nel video Zen-Ruffinen spiega ai suoi interlocutori che i membri dell’esecutivo possono essere influenzati e convinti in vari modi, chi dal denaro, chi dalle donne.
Per il momento la FIFA ha sospeso i suoi due funzionari e spera di risolvere la situazione da qui al 2 dicembre, quando a Zurigo l’esecutivo dovrà assegnare l’organizzazione dei mondiali (ne vengono assegnati due in una volta per ottenere migliori contratti televisivi e pubblicitari). Intanto le rivelazioni mettono ulteriore pressione su Sepp Blatter, il criticato presidente della FIFA che all’età di 74 anni si appresta a ricandidarsi alla presidenza, fino a questo momento senza avversari.
Gli scandali sulla corruzione non sono gli unici punti oscuri nell’assegnazione dei prossimi mondiali di calcio. Molti osservatori infatti sostengono che assegnare due competizioni in una volta solo faciliti il voto di scambio e i favori tra le nazioni, e molti guardano soprattutto al rapporto alleanza e vicinanza tra l’accoppiata Spagna-Portogallo, candidata a organizzare i mondiali del 2018, il Qatar, candidato a organizzare i mondiali del 2022. Il tutto sarà risolto da un voto, quello del prossimo 2 dicembre, che si terrà a porte chiuse e del quale verrà reso noto soltanto l’esito finale: non proprio il massimo della trasparenza.
Le nazioni candidate a ospitare i mondiali nel 2018 sono Inghilterra, Russia, Belgio e Olanda, Spagna e Portogallo. Le nazioni candidate a ospitare i mondiali nel 2022 sono Stati Uniti, Australia, Giappone, Corea del Sud e Qatar. Nel video incriminato, Zen-Ruffinen sostiene che Spagna, Portogallo e Qatar abbiano raggiunto un accordo tra loro e con alcuni membri dell’esecutivo tale da garantirgli in partenza sette dei ventiquattro voti in gioco. I responsabili delle federazioni sportive hanno smentito. Zen-Ruffinen ha dato un’intervista a un quotidiano svizzero e ha detto che farà causa ai giornalisti per aver diffuso comunicazioni private.
La FIFA sta portando avanti due inchieste separate: una sulle presunte irregolarità commesse dai suoi funzionari e una sulle presunte irregolarità promesse dai rappresentanti dei paesi candidati. Le sentenze sono attese per la metà di novembre, più o meno a tre settimane dal voto.