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  • Domenica 10 ottobre 2010

Israele chiede un giuramento agli immigrati

Gli immigrati non ebrei dovranno giurare fedeltà «allo stato ebraico» per ottenere la cittadinanza

Il governo israeliano ha approvato un provvedimento che impone a tutti gli immigrati non ebrei che vorranno prendere la cittadinanza israeliana di giurare fedeltà allo stato con questa formula: «Giuro di rispettare le regole dello Stato di Israele in quanto Stato ebraico e democratico». La richiesta non riguarderà invece chi abbia già la cittadinanza israeliana, ma ha comunque ha scatenato le proteste della minoranza araba di Israele – il venti per cento della popolazione – e ha rinnovato le tensioni con la Palestina, già particolarmente accese nelle ultime settimane in seguito al nuovo scontro sugli insediamenti in Cisgiordania.

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha difeso la scelta del governo sottolineando l’importanza di difendere l’essenza dello stato israeliano: «Lo stato di Israele è lo stato degli ebrei ed è uno stato democratico in cui tutti i suoi cittadini – ebrei e non ebrei – godono degli stessi diritti», ha detto: «sfortunatamente, molte persone oggi stanno cercando di mettere in discussione non solo il legame tra gli ebrei e la loro terra ma anche quello tra gli ebrei e il loro stato: non esiste un altro stato ebraico nel mondo. La combinazione di questi due nobili valori esprime il fondamento della nostra vita: chiunque voglia unirsi a noi, deve riconoscerci».

Ahmad Tibi, leader del partito arabo Ra’am-Ta’al, ha accusato il governo di avere approvato un provvedimento provocatorio e razzista, volto solo ad alimentare il pregiudizio israeliano contro la minoranza araba. In Israele vive circa un milione e mezzo di cittadini arabi, contro sei milioni di ebrei. A differenza dei palestinesi che vivono nei territori della Cisgiordania e della striscia di Gaza, gli arabi che vivono nello stato di Israele sono riconosciuti come cittadini e come tali hanno diritto di voto ma spesso soffrono di un trattamento di serie B nel lavoro e nell’accesso ai servizi sociali.

L’emendamento alla legge esistente è stato fortemente voluto dal partito nazionalista Yisrael Beitenu, fondato dall’attuale ministro degli esteri Avigdor Lieberman: «Credo che questo sia un importante passo avanti: ovviamente non è sufficiente per mettere fine al dibattito sulla fedeltà allo stato israeliano, ma è un importante passo avanti». Durante l’ultima campagna elettorale era stato proprio Lieberman a fare leva su questo tema, mettendo in dubbio la fedeltà allo stato israeliano dei cittadini arabi.

La decisione – che dovrà comunque essere vagliata dal parlamento prima di diventare legge – è stato approvata con 22 voti a favore e 8 contro. «È un provvedimento inutile che non serve gli interessi dello Stato di Israele», ha detto il ministro agli affari sociali Yitzhak Herzog, uno dei pochi a votare contro, «ha una motivazione ideologica, e può essere controproducente per l’immagine di Israele e il suo spirito di vera democrazia».  La settimana scorsa l’Autorità nazionale palestinese (Anp) aveva deciso di interrompere i negoziati di pace che erano ripresi lo scorso 2 settembre in seguito alla decisione di Israele di riprendere la costruzione degli insediamenti in Cisgiordania.