La matassa di Berlusconi

Berlusconi e Bossi si lamenteranno con Napolitano dell'attività politica di Fini

© Marco Merlini / LaPresse
06-05-2010 Roma
Politica
Montecitorio, voto finale sul decreto legge incentivi
Nella foto il ministro per le Riforme, Umberto Bossi e il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi

© Marco Merlini / LaPresse
Rome, 05-06-2010
Politic
Montecitorio, Chamber of Deputies, final vote about 'incentives law'
In the photo Reform minister Umberto Bossi and Premier Silvio Berlusconi
© Marco Merlini / LaPresse 06-05-2010 Roma Politica Montecitorio, voto finale sul decreto legge incentivi Nella foto il ministro per le Riforme, Umberto Bossi e il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi © Marco Merlini / LaPresse Rome, 05-06-2010 Politic Montecitorio, Chamber of Deputies, final vote about 'incentives law' In the photo Reform minister Umberto Bossi and Premier Silvio Berlusconi

Leggere le pagine politiche dei quotidiani in questi giorni è un’impresa titanica. La confusione della situazione politica si riflette nell’organizzazione e nell’organicità del racconto che ne fanno i giornalisti, e spesso è complicato districarsi tra le dichiarazioni ufficiali e quelle ufficiose, tra le note e i retroscena. Saltano fuori virgolettati di Berlusconi o di Bossi qua e là, e non sempre è immediatamente chiaro se siano cose dette pubblicamente o ricostruzioni frutto di passaparola. Come sapete, noi in questi casi preferiamo andare con i piedi di piombo: e fatta una cernita dei proclami e dei retroscena e dei virgolettati, ci siamo accorti che rimangono sul tavolo sostanzialmente due cose.

La prima riguarda Gianfranco Fini, e la reazione di PdL e Lega al suo discorso di Mirabello. Anche questa è una reazione complicata da leggere, perché il presidente della Camera si è pur tolto diversi sassolini ma non ha fatto venire meno il sostegno al governo di Futuro e Libertà. Quindi al di là delle varie dichiarazioni di condanna, non si capisce cosa possano fare Berlusconi o Bossi per punirlo o dare a lui la colpa di un’eventuale caduta del governo. A oggi, pare che il piano porti al Quirinale: nel senso che il presidente del Consiglio avrebbe intenzione di manifestare a Napolitano il suo malessere per il fatto che il presidente della Camera sia ormai – incompatibilmente con la carica che ricopre, dice – un protagonista assoluto del dibattito e della polemica politica. La speranza è che Napolitano fornisca una anche tiepidissima ammissione dell’inopportunità del comportamento di Fini, da usare per spingere nuovamente il leader di Futuro e Libertà alle dimissioni.

I finiani fanno muro, dicono che in passato Casini fece per cinque anni il presidente della Camera da capo dell’UdC senza che il Quirinale avesse nulla da dire – e anche quella fu un’alleanza piuttosto turbolenta, a dire il vero. Trattandosi di una questione di opportunità, senza particolari appigli nel testo costituzionale, difficilmente il Capo dello Stato potrebbe dare a Berlusconi quello che vuole.

La questione di Fini si intreccia col secondo tema sul tavolo del governo: la nomina del nuovo ministro per lo sviluppo economico. Berlusconi l’ha promessa per questa settimana, e proprio per questo a breve dovrà incontrare Napolitano per presentargli la sua proposta. Secondo i giornali, il presidente del Consiglio avrebbe intenzione di proporre al presidente della Repubblica la nomina di Paolo Romani, attuale vice ministro. E la cosa è bizzarra, visto che alla fine di luglio Napolitano aveva già informalmente bocciato il nome di Romani per via del suo passato da imprenditore nel settore delle comunicazioni e delle tv private. Oggi il Corriere della Sera scrive che Berlusconi vuole vedere se Napolitano ha messo da parte ”le sue riserve”, magari a causa del prolungarsi della vacanza dell’incarico. Di certo in questo momento non ci sono altre ipotesi in giro.

Rimane quindi da capire quando Berlusconi presenterà a Napolitano entrambe le questioni, quella su Fini e quella sul ministro dello sviluppo. Repubblica scrive che il premier potrebbe salire al Quirinale già oggi, probabilmente per discutere di Romani. Il Corriere è più cauto e dice “oggi o nei prossimi giorni”.