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Consigli a Berlusconi

Il Foglio ha chiesto a un po' di commentatori politici cosa può fare Berlusconi per risollevarsi, di nuovo

Quante volte lo avremo detto, cinque, dieci? Il periodo per il PresDelCons è quello che è. È vero. Accade molto spesso, però. Stavolta ci sono gli scandali giudiziari che coinvolgono diversi suoi sodali e alleati, c’è il fallimento nella legge sulle intercettazioni, c’è Tremonti che lo tiene sotto scacco e la tentazione di portare il paese alle urne frenata soltanto dal calo verticale nei sondaggi. La diagnosi poteva essere però la stessa un anno fa, quando tra Noemi Letizia e Patrizia D’Addario sembrava che il dominio del premier potesse davvero vacillare. Per non parlare di quel che si era detto e scritto nel 2006, quando il centrosinistra era riuscito in qualche modo a spedirlo all’opposizione. Intanto si è fatta l’estate del 2010 e Berlusconi è ancora lì. È cambiato che il metro su sui misura il suo successo è diventato la sua abilità a tirarsi fuori dalle grane, e non i risultati della sua azione di governo. Al Foglio però si sono chiesti se non c’è qualcosa che il premier può fare per dare una sterzata alla fase finale della sua carriera politica – lo è, no? – e hanno deciso di porre la questione ad alcuni commentatori di vario orientamento. Come può risorgere Berlusconi? Abbiamo fatto il lavoro sporco per voi, ve ne proponiamo una sintesi.

Mantenga almeno una promessa
Il Cavaliere ha i suoi bei problemi sui sondaggi, ma la sua forza sono le campagne elettorali. È un fatto di coazione a ripetere: vince le elezioni ma poi non riesce a governare, e non ci riesce non perché abbia di fronte un’opposizione particolarmente puntuta, e nemmeno perché c’è Travaglio o per colpa dei giudici. Il problema del Cavaliere è che ha messo insieme un blocco sociale complicato, che non riesce a governare. Il problema vero è che Berlusconi nel 1994 aveva detto due cose: abbasserò le tasse e farò la riforma della giustizia. Ma sono passati sedici anni e non ha fatto né l’una né l’altra cosa, e non perché sia un inetto, ma perché ha dei problemi di governo del blocco sociale che lo ha votato. Una cosa da non fare è non rompere con Fini: dal punto di vista di Berlusconi sarebbe una sciocchezza. Dovrebbe allora concretizzare qualcosa che dia l’idea del cambiamento. Una cosa sola, magari, ma deve farla.
Massimo Bordin – direttore di Radio Radicale dal 1991 e fino al prossimo primo agosto, è il conduttore della rassegna quotidiana “Stampa e regime”

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Un plebiscito sulla riforma costituzionale
Da osservatore, non come consiglio ma come pura analisi non partecipata, penso che per provare a risollevarsi dovrebbe riunire una commissione di sua fiducia, di grande valore e immagine, fatta cioè di persone libere e autorevoli e non di camerieri, e a queste persone deve chiedere di riscrivere la seconda parte della Costituzione. Su quello, poi, deve andare alle elezioni anticipate. Non è un mistero: la carta vincente berlusconiana è notoriamente quella elettorale. Personalmente potrei addirittura temere un esito che portasse Silvio Berlusconi alla presidenza della Repubblica, ma se la domanda è “la cosa giusta da fare per lui”, allora la cosa che lui sa fare meglio è vincere le elezioni. Stavolta su un programma preciso: la riforma della Costituzione. Ora Berlusconi è paralizzato, non riesce a portare in Parlamento nemmeno una legge come lui la vorrebbe. Invece la vittoria elettorale è solo sua, nessuno gliela può togliere.
Ernesto Galli della Loggia – storico ed editorialista del Corriere della Sera, è ordinario di Storia contemporanea presso l’Istituto Italiano di Scienze Umane

Cambi registro, dal comico al tragico
L’unica scelta che gli resta è tentare il salto dal registro comico (commedia umana) al registro tragico (solitudine e follia del tiranno): se desse anche soltanto un segno di ricredersi e scendere a patti, mediare, correggersi, inibirsi, allora la sua immagine crollerebbe. Il principe tornerebbe nei panni del rospo. Il populismo non è calcolo razionale, negoziazione politica, senso del limite, ma potenza delle superstizioni, arbitrio e idolatria. Incanto. Dunque Berlusconi può ancora fare solo se stesso: se si salva di nuovo, durerà quel poco o tanto che potrà durare una democrazia avvilita, mortificata, estinta. Se perde, c’è il rischio che possa nominare la sua fine all’insegna catastrofica del “muoia Sansone con tutti i filistei”. La situazione è piuttosto tragica, per lui e per il paese, ma non può che andare avanti così. Berlusconi è un grande creatore di consenso, ma il consenso è solo la premessa su cui fare politica e Berlusconi non può scendere a patti con la realtà.
Alberto Abruzzese – sociologo e saggista, è ordinario di Sociologia dei processi culturali e comunicativi e direttore dell’Istituto di comunicazione all’Università Iulm di Milano

Deve passare la mano alla Gelmini
Penso che le persone, dopo i settant’anni, debbano andare in pensione. Lo penso per tutti, perché la possibilità che una persona oltre i settant’anni abbia la lucidità per fare una cosa diversa da quella che ha fatto fino a quel momento è davvero minima. Vale per la destra, la sinistra, vale per il mondo dell’università. Berlusconi è stato al governo per molti anni, certe cose non le ha fatte all’inizio e non è possibile le faccia ora. Il mio consiglio, quindi, è quello di trovare una persona giovane, penso per esempio al ministro Gelmini, e di darle in mano il paese. Io, al posto di Berlusconi, prenderei una persona come Mariastella Gelmini e lavorerei per farne il presidente del Consiglio. Lascerei il paese in mano a chi ha l’età per pensare in modo diverso. A settant’anni si hanno tante qualità ma questa non c’è più. Se Berlusconi non può risorgere è per motivi anagrafici, non per altro. Se non si è capaci di lasciare in tempo, poi i danni diventano irreparabili. Non bastano i consulenti, e non basta essere stato bravo a scegliere le persone, se non si è capaci di passare la mano quando è il momento.
Francesco Giavazzi – economista ed editorialista del Corriere della Sera, insegna Politica economica all’Università Bocconi di Milano e al Massachusetts Institute of Technology

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