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  • Venerdì 25 giugno 2010

Perché gli Stati Uniti devono aiutare BP

La politica energetica degli Stati Uniti è legata a doppio filo con l'azienda inglese

Nonostante la rabbia per il disastro causato nel Golfo del Messico, gli Stati Uniti dovranno cercare a ogni costo di salvare BP dal fallimento. Lo spiega Business Week: la politica energetica degli Stati Uniti è legata a doppio filo con l’azienda inglese e se BP dovesse davvero fallire ci sarebbero enormi ripercussioni per l’economia americana: BP è il più grande fornitore di gas e petrolio negli Stati Uniti (1 milione di barili al giorno).

Prima dell’esplosione al largo della costa del Messico, le attività di BP erano molto considerate a Washington. Da metà degli anni novanta l’azienda è stata leader nell’estrazione del petrolio in quell’area e la sua attività è stata fondamentale per la crescita produttiva che gli Stati Uniti hanno registrato l’anno scorso (+7%).

Circa 7.000 delle 23.000 persone che lavorano per BP negli Stati Uniti vivono nell’area di Houston (Texas). È da lì che l’azienda gestisce le sue operazioni a largo della costa del Messico grazie al lavoro dei suoi ingegneri, geologi e informatici.

Inoltre BP ha assicurato agli Stati Uniti accesso ad alcune risorse petrolifere strategiche nella regione del Mar Caspio, controbilanciando lo strapotere nell’area della Russia. In Azerbaigian BP opera su diversi giacimenti di gas e di petrolio e ha costruito il secondo più grande oleodotto del mondo, che si snoda per quasi 2000 km dal Mar Caspio al Mar Mediterraneo collegando Baku (Azerbaigian), Tbilisi (Georgia) e Ceyhan (Turchia). E l’anno scorso ha fatto un investimento di oltre 20 miliardi di dollari in Iraq che le ha consentito di aggiungere quasi due milioni di barili al giorno alla già ricca produzione petrolifera dell’area di Rumaila.

L’amministrazione Obama ha imposto a BP di mettere a disposizione un fondo da venti miliardi di dollari per sanare il danno nel golfo del Messico. Ma la sopravvivenza dell’azienda potrebbe essere a rischio soprattutto se i danni connessi all’esplosione della piattaforma Deepwater Horizon dovessero davvero raggiungere i 100 miliardi di dollari, come sostengono alcuni analisti.

Al momento BP sta valutando la vendita di parte delle sue attività per evitare la bancarotta. Ma molte delle attività energetiche che controlla sono in zone considerate strategiche dagli Stati Uniti dal punto di vista politico (medio oriente e asia). Se venissero acquistate da aziende russe o cinesi gli equlibri geopolitici  legati all’industria del petrolio potrebbero mettere gli Stati Uniti in una posizione di svantaggio. Lo stesso Obama, dopo avere attaccato duramente l’azienda inglese, la settimana scorsa ha detto durante una conferenza stampa che è nell’interesse degli Stati Uniti che BP resti un’azienda forte.