Cose che ho visto a Cannes/2

Il diario del secondo giorno dell'inviato del Post alla chermès

di Gabriele Niola

Ah! Il cinema di Singapore…. La settimana della critica (sezione autonoma dal festival che si occupa di mostrare opere prime e seconde) proponeva Sandcastle, dramma intimista su un ragazzo che cercando di scoprire la verita’ sul padre morto (era attivista comunista nei comitati studenteschi, ecco ve l’ho detto!) si scontra contro la resistenza della madre che vorrebbe non ricordare piu’ il marito in modo che non influenzi il figlio. Unica a ricordare tutto la nonna affetta da demenza senile galoppante. Credo che in controluce si dovesse leggere una metafora del paese di provenienza, ma non ci giurerei. La noia era tantissima.

Poi sono stato a guardare il 3D su una barca. Il mal di mare era esattamente come quello dal vero! Anche al Lido di Venezia c’e’ il mare ma manca il porto, almeno dalle parti dei luoghi festival come invece c’e’ qui, cosi’ capita di essere invitati ad una dimostrazione di strumentazione per il 3D televisivo (marca XPanD) a bordo di una nave attraccata, una di quelle navi arredate meglio di casa propria. La curiosita’ verso il 3D televisivo e’ molta, la resa poca ma ancora di piu’ viene da chiedersi quanto costi il posto barca! 4.000 euro al giorno, lo affermano sicuri e rapidi anche gli stewart, come se ogni singolo giornalista glielo chiedesse…

Ho pranzato in un sottoscala. C’era la conferenza stampa di Oliver Stone, Michael Douglas e tutto il cast al completo di Wall Street 2. Entrare era impensabile (gli spazi sono pochissimi e l’entrata e’ subordinata al colore del badge assegnato, neanche a dirlo il mio e’ il piu’ infimo) il festival pero’ mette a disposizione un luogo, non chiuso quindi non silenzioso, con monitor che la mandano in modo che anche i piu’ miseri possano seguire. Il luogo per l’appunto e’ un sottoscala, in cui prima dell’inizio della conferenza ho consumato il pasto frugale. Tutto quanto mi ricordava Metropolis e l’elite dei figli dei signori della citta’ che stanno in alto mentre gli operai vivono, mangiano e lavorano in basso…

La stranezza di Cannes e’ il numero e la qualita’ delle persone che arrivano senza avere un film da mostrare. In una sala defilata oggi si e’ presentato Martin Scorsese che, con la sua parlantina svelta e i suoi completi impeccabili (non certo da americano!), e’ arrivato con in mano una copia di Il Gattopardo rimesso a nuovo in collaborazione con la cineteca di Bologna. Non e’ la prima volta che lo fa. Assieme all’American Film Institute Scorsese si batte da tempo per la restaurazione e la conservazione delle pellicole. Operazioni come quella di Il Gattopardo sono solo la parte di vetrina di un progetto mirato a salvare i film degli esordi dalla distruzione cui la celluiloide li condanna. Sono migliaia i film che non esistono piu’ e, anche se Scorsese non si pronuncia su quali siano le pellicole scelte e sulla loro qualita’, rimane apprezzabile come il regista prenda un aereo e si rechi la’ dove c’e’ bisogno della sua faccia per sensibilizzare ogni volta che l’American Film Institute glielo chiede. Beneficenza da cinefili.

Con grande aspettativa ed emozione mi sono recato a vedere Chatroom di Hideo Nakata, gia’ autore di Ringu (film cult da cui e’ stato tratto The Ring, a sua volta diventato cult). Un’ora di fila per entrare (piu’ avanti quest’informazione acquistera’ importanza). Lo spessore intellettuale del luogo mi ha impedito di fare la previsione piu’ corretta, cioe’ che un film chiamato Chatroom non poteva che essere un’idioza con il botto e, dispiace dirlo perche’ Nakata e’ persona stimata, cosi’ e’ stato. Si racconta di giovani inglesi che, disadattati nella vita, trovano compagnia in rete. Peccato che uno di loro sia un maniaco che cerca di indurre gli altri al suicidio.

Le chat sono raffigurate come ambienti reali, coloratissimi, patinati, gioiosi e fasulli in cui gli utenti (piu’ belli che nella vita vera) discutono normalmente come fossero faccia a faccia, come fosse un universo parallelo! Una cosa folle per lo scarto che c’e’ tra ambizione ed esito. L’insulsaggine e l’ignoranza delle dinamiche della rete aveva il profumo degli anni ’90. Almeno avesse fatto paura…

All’ora di cena il padiglione italiano offre da mangiare ad inviti. Gli inviti si fotocopiano. Hanno anche messo la bandiera tricolore fuori. Sarà una cosa violenta, non adatta ai bambini.