La notte che salvammo l’euro

I giornali descrivono come "drammatica" e "decisiva" la riunione di questa notte tra i capi di governo europei

Chissà se un giorno ricorderemo la scorsa notte come un evento storico, che ha cambiato i destini dell’Europa e, quindi, anche i nostri. Quel che è certo è che i giornali di questa mattina descrivono il vertice di Bruxelles come un punto di non ritorno: una riunione “drammatica e decisiva”. I capi di stato dei paesi dell’euro si erano dati appuntamento ieri sera per un’occasione “poco più che formale”, scrive Andrea Bonanni su Repubblica: “solennizzare il varo del prestito alla Grecia”. Di lì a poco, però, si è capito che il tracollo dell’euro e il rischio speculativo per i paesi più vulnerabili li avrebbe costretti a prendere delle decisioni, e subito.

In poche ore hanno dovuto trovare i mezzi per salvare l’euro, l’Europa, e il primato della politica nella gestione degli affari globali. Mano a mano che le agenzie di stampa sgranavano le cifre del tracollo borsistico che ha bruciato in un giorno più del doppio di quanto si apprestavano a prestare alla Grecia in tre anni, i capi di governo europei hanno capito che la sfida lanciata loro dai mercati era di quelle in cui ci si gioca tutto. A dare per primo la sveglia agli europei è stato il presidente americano. Reduce dal “giovedì nero” di Wall Street, Barack Obama appena alzatosi dal letto ha chiamato il vero numero di telefono dell’Europa: quello di Angela Merkel. È stato lui a spiegare alla Merkel che l’attacco speculativo in corso non ha come obiettivo la Grecia, o il Portogallo, o la Spagna, ma la sopravvivenza pura e semplice dell’euro.

A quel punto le cronache raccontano di un clima che diventa febbrile: i capi di governo si avvitano attorno a una serie di incontri bilaterali che fanno slittare di un’ora e mezza l’inizio del vertice, che sarà aperto poi dalla dichiarazione apocalittica di Jean-Claude Trichet, presidente della Banca Centrale Europea, che parla di “crisi sistemica”. Luigi Offeddu sul Corriere della Sera racconta il dietro le quinte della riunione, con gli sherpa che escono dalle sale riunioni scuotendo la testa – «È brutta, molto brutta» – e Gianni Letta che parla di riunione «drammatica». Su Repubblica si legge di Olli Rehn, commissario europeo delle finanze, aggirarsi «disperato» per i corridoi. In effetti, in una sola giornata le borse europee avevano bruciato una somma superiore a quella stanziata dopo fatiche e polemiche in favore della Grecia: un’enormità.

«La zona euro attraversa oggi la crisi più grave dalla sua creazione. Il nostro dovere è fare di tutto per mettere in campo misure forti capaci di affrontare questa situazione eccezionale», dice il presidente francese Nicolas Sarkozy. «Questa è una battaglia tra i politici e i mercati. Non abbiamo tempo da perdere: dobbiamo fare in fretta», aggiunge Angela Merkel.

Dopo ore di incontri e riunioni si arriva alla conclusione: un’azione in quattro punti per contrastare la speculazione finanziaria e salvare l’euro. Primo: via libera al prestito di ottanta miliardi di euro verso la Grecia, al quale si aggiungeranno altri trenta miliardi del Fondo monetario internazionale. Secondo: varo di un “meccanismo di stabilizzazione” per i paesi sotto attacco, garantito dalla Bce che in pratica potrà acquistare i titoli di stato dei paesi in difficoltà. Terzo: il rafforzamento del controllo dell’Unione europea sulla gestione dei bilanci degli stati. Quarto: varo di una strategia anti-speculazione, che imporrà trasparenza nelle attività bancarie e dovrebbe evitare rialzi dei tassi “fraudolenti” da parte di banche d’affari e agenzie di rating. Se tutto questo servirà e basterà a evitare altri tracolli e la fine dell’euro, questa notte sarà ricordata a lungo.