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  • Mercoledì 3 dicembre 2014

L’Iran ha attaccato lo Stato Islamico in Iraq

È la prima volta, dicono gli Stati Uniti: potrebbe contribuire al raggiungimento degli obiettivi militari ma da un punto di vista politico potrebbe complicare le cose

FILE - In this June 23, 2014, file photo, fighters from the Islamic State group parade in a commandeered Iraqi security forces armored vehicle down a main road at the northern city of Mosul, Iraq. The Islamic State group is employing a broad range of strategies to subdue the Sunni Muslim tribes in Syria and Iraq, wooing some with everything from cars to animal feed while brutally suppressing those that resist its rule with mass killings and home demolitions. The militants' ability to co-opt the tribes will play a significant role in deciding whether the extremists can retain control of the vast stretch of territory they controls spanning Syria and Iraq. (AP Photo/File)
FILE - In this June 23, 2014, file photo, fighters from the Islamic State group parade in a commandeered Iraqi security forces armored vehicle down a main road at the northern city of Mosul, Iraq. The Islamic State group is employing a broad range of strategies to subdue the Sunni Muslim tribes in Syria and Iraq, wooing some with everything from cars to animal feed while brutally suppressing those that resist its rule with mass killings and home demolitions. The militants' ability to co-opt the tribes will play a significant role in deciding whether the extremists can retain control of the vast stretch of territory they controls spanning Syria and Iraq. (AP Photo/File)

Negli ultimi giorni, ha detto il dipartimento della Difesa statunitense, alcuni aerei da guerra iraniani hanno attaccato le postazioni dei miliziani dello Stato Islamico (IS) nell’Iraq orientale. Il retroammiraglio John Kirby ha specificato che gli attacchi sono stati compiuti con degli F-4 Phantoms, senza però che ci fosse alcun coordinamento con le forze aeree americane e alleate. Gli attacchi, hanno scritto diversi analisti, dimostrano un ulteriore coinvolgimento dell’Iran nella guerra contro lo Stato Islamico in Iraq: e se da un punto di vista militare potrebbero contribuire al raggiungimento degli obiettivi della coalizione guidata dagli Stati Uniti, da un punto di vista politico potrebbero complicare non poco le cose nell’area.

Nel corso degli ultimi anni l’Iran – che dalla rivoluzione khomeinista del 1979 è una teocrazia islamica guidata da religiosi sciiti – ha stretto un’alleanza informale con il governo iracheno, che dalla destituzione di Saddam Hussein (sunnita) è guidato anch’esso da sciiti. In realtà l’Iran esercita da diversi anni una grossa influenza sulla politica irachena: lo fa controllando alcune milizie armate ma anche facendo investimenti e sostenendo certi personaggi politici amici del governo di Teheran. Come il governo iracheno, l’Iran si è schierato fin da subito contro l’IS, il cui obiettivo è creare un Califfato Islamico di stampo sunnita: forze iraniane sono presenti in Iraq da diverso tempo, per lo più con l’obiettivo di fornire appoggio e assistenza alle milizie sciite e al governo iracheno. Questa è invece la prima volta che si parla di “attacchi aerei”.

Gli attacchi, ha detto il politico iraniano Hamid Reza Taraghi, sono stati compiuti alla fine di novembre nella provincia di Diyala, dove i combattimenti che coinvolgono lo Stato Islamico sono piuttosto vicini al confine con l’Iran. L’area colpita è quella vicino alle 25 miglia (circa 40 chilometri) di “buffer zone” (“zona cuscinetto”) che l’Iran ha instaurato lungo il suo confine con l’Iraq. In pratica le autorità iraniane hanno confermato l’esistenza di questa “buffer zone”, che il governo iracheno ha accettato diversi mesi fa: nei combattimenti, ha detto l’Iran, sono stati uccisi decine di miliziani dello Stato Islamico.

Gli F-4 Phantoms, gli aerei militari con i quali sono stati compiuti gli attacchi, sono americani: gli Stati Uniti li vendettero all’Iran prima del 1979, quando al governo c’era ancora lo scià, solidissimo alleato degli americani. Negli scorsi mesi l’Iran aveva già fornito all’Iraq degli aerei Sukhoi Su-25. Si era anche parlato di aerei da guerra attivi in Iraq guidati da piloti iraniani, ma non c’era a riguardo alcuna conferma ufficiale. Secondo un documento diffuso da IHS Jane’s Defence, centro di una società di Londra che si occupa di cose militari, l’Iran ha anche trasferito dei fucili 12,7 millimetri progettati per penetrare i mezzi blindati. Inoltre, secondo il movimento libanese Hezbollah, è stato il generale Qassem Suleimani, comandante delle forze Quds (un corpo speciale delle Guardie Rivoluzionarie), a guidare il contrattacco che quest’estate ha respinto i miliziani dell’IS dalla via principale di comunicazione che collega Samarra e Baghdad, in Iraq.

Paradossalmente, l’Iran si trova dalla stessa parte degli Stati Uniti nella guerra contro lo Stato Islamico in Iraq. Le cose sono però molto diverse in Siria, dove la situazione sul campo è più complicata. Nella guerra siriana, l’Iran è schierato a fianco del regime alauita (una setta dello sciismo) di Bashar al Assad, mentre gli Stati Uniti sono schierati dalla parte dei ribelli moderati. Combattere lo Stato Islamico in Siria significa, in pratica, aiutare il regime di Assad: e questa è la critica che stanno ricevendo gli Stati Uniti da quando hanno cominciato a bombardare le postazioni dell’IS nel paese.

Una ipotetica collaborazione tra Iran e Stati Uniti in Iraq potrebbe avere dei risvolti militari molto significativi. Entrambi i paesi l’hanno comunque esclusa, almeno fino ad ora. I due governi interruppero le relazioni diplomatiche all’inizio degli anni Ottanta a seguito della rivoluzione khomeinista e della “crisi degli ostaggi”. Da allora praticamente tutte le amministrazioni americane hanno individuato l’Iran come la minaccia più grande dei loro interessi in Medio Oriente, accusando il governo iraniano di voler destabilizzare l’area con lo sviluppo del nucleare e la costruzione di una bomba atomica (l’Iran dice da sempre di avere obiettivi solo civili, e non militari). L’avanzata dall’IS è stato uno dei temi discussi anche nel corso degli ultimi colloqui sul nucleare, hanno scritto diversi analisti: diversi governi occidentali temono che l’Iran possa voler ottenere delle concessioni sul nucleare in cambio di una qualche forma di collaborazione nella lotta contro l’IS.