Il gran casino delle primarie a Napoli

Un punto della situazione sulla caotica situazione aperta dal voto di domenica e sulle possibili vie d'uscita

Foto Roberto Monaldo / LaPresse
13-01-2011 Roma
Politica
PD, Direzione Nazionale
Nella foto Pierluigi Bersani 


Photo Roberto Monaldo / LaPresse
13-01-2011 Rome
National Comitee of Democratic Party
In the photo Pierluigi Bersani (Secretary DP)
Foto Roberto Monaldo / LaPresse 13-01-2011 Roma Politica PD, Direzione Nazionale Nella foto Pierluigi Bersani Photo Roberto Monaldo / LaPresse 13-01-2011 Rome National Comitee of Democratic Party In the photo Pierluigi Bersani (Secretary DP)

Domenica scorsa a Napoli si sono tenute le elezioni primarie per individuare il candidato sindaco del centrosinistra: vi partecipavano il PD, i Verdi, Sinistra e Libertà e i Socialisti. Non partecipava l’IdV, per conto della quale si è continuato a parlare per settimane della possibilità di una candidatura solitaria dell’europarlamentare Luigi De Magistris.

Cosa è successo
I candidati alle primarie erano quattro, fra questi due i favoriti: Umberto Ranieri e Andrea Cozzolino. Il primo, ex senatore ed ex sottosegretario, ha vinto in tutti i collegi della città eccetto uno, quello di Secondigliano, nel quale Cozzolino, eurodeputato, ha raccolto un numero enorme di voti – quasi quanto il numero degli elettori del PD alle ultime elezioni – tanto da fargli superare il vantaggio raccolto da Ranieri in tutti gli altri nove collegi della città. I sostenitori di Ranieri hanno subito lamentato la presenza di irregolarità, e le denunce in tal senso si sono moltiplicate: chi parlava di aver visto votare dei noti esponenti del PdL locale, chi faceva riferimento a folti gruppi di cinesi, chi parlava di infiltrazioni della camorra, chi addirittura sosteneva che molte di quelle schede non fossero state fisicamente votate da alcun elettore.

Le denunce
Una delle denunce più incisive è arrivata da un pulpito importante: il segretario provinciale del PD di Napoli, Nicola Tremante, che in un video ha fatto delle dichiarazioni molto incisive sullo svolgimento delle primarie, prive anche della cautela con cui i vertici del partito avevano commentato l’accaduto fino a quel momento. Tremante sostiene apertamente che la vittoria di Cozzolino si debba a conclamate irregolarità, e questo gli è valso la rumorosa e aggressiva contestazione di alcuni sostenitori dello stesso Cozzolino, che nel pomeriggio di mercoledì hanno fatto irruzione nella sede del partito e lo hanno affrontato a muso duro. Poche ore dopo prendeva posizione Roberto Saviano, che chiedeva di annullare le primarie e rifarle da capo, candidando Raffaele Cantone, il magistrato che più volte si era detto non disponibile alla candidatura. È solo a questo punto che la segreteria nazionale del PD prende dei provvedimenti sull’intera vicenda.

Cosa fa Bersani
Per prima cosa, Bersani decide di annullare l’assemblea nazionale prevista per sabato e domenica proprio a Napoli, immaginata – fra le altre cose – per incoronare ufficialmente il vincitore delle primarie. Poi chiede ai due candidati più votati, Ranieri e Cozzolino, di fare un passo indietro, «un atto di generosità», per permettere di individuare una candidatura esterna e unitaria. I due reagiscono con due opposti scetticismi: il primo rispetto alla decisione di cancellare l’intero processo e non solo il risultato finale, il secondo rispetto alla decisione di cancellare proprio il risultato finale. Ieri è arrivata allora la seconda decisione: il segretario provinciale del PD, Nicola Tremante, è stato rimosso dall’incarico: al suo posto arriva un commissario, Andrea Orlando, deputato e responsabile giustizia del PD.

Le reazioni di Cozzolino e Ranieri
Tremante era stato il più influente tra gli accusatori di Cozzolino, e la mossa di Bersani serve probabilmente a dare serenità al partito e rendere politicamente più sostenibile il passo indietro dell’eurodeputato. Se questo infatti parla di «gesto molto importante», Ranieri considera il commissariamento «una scelta avventata e discutibile». Anche perché, nel frattempo, il processo delle elezioni primarie non si è ancora concluso: l’ufficio dei garanti delle primarie sta ancora controllando la documentazione sul voto di domenica, che potrebbe concludersi con l’annullamento di alcune schede e l’annullamento della vittoria di Cozzolino. Che però non sarebbe una via d’uscita: un po’ perché lo stesso Ranieri dice che non accetterebbe una vittoria a tavolino, un po’ perché sembra Bersani sia convinto di poter uscire da questa situazione solo superando di slancio il caos delle primarie e non scegliendo una soluzione che ne è figlia.

Annullare le primarie?
Non resta che fare una cosa: annullare le primarie. Se non fosse che non sono in pochi a non essere d’accordo. Ieri si è tentato un incontro su questo tema ed è stato un disastro. Sinistra e Libertà non si è nemmeno seduta al tavolo. I Verdi hanno proposto un ballottaggio tra Cozzolino e Ranieri. I Socialisti hanno chiesto di aspettare il verdetto dei garanti. Solo la Federazione della Sinistra era concorde col PD sul fatto di proporre un altro candidato. Il tavolo si è aggiornato a martedì.

Da qui a martedì
Bersani cercherà di trovare una candidatura forte e autorevole al punto da convincere tutti i contendenti a fare un passo indietro, una volta messa sul tavolo: per il momento si fanno i nomi di Raffaele Cantone, che ha ribadito la sua indisponibilità, e di Paolo Mancuso, procuratore di Nola e fratello del Libero Mancuso candidato alle primarie di Napoli per Sinistra e Libertà. Nel frattempo la questione sta avendo anche dei riflessi sul fronte del dibattito nazionale e dell’eterna questione sull’utilizzo e l’utilità delle primarie. Stando a quanto oggi raccontano i giornali, la minoranza del partito e soprattutto i veltroniani temono che Bersani ne stia approfittando per mettere in pratica il famigerato ridimensionamento delle primarie, per dimostrare che si tratta di uno strumento inaffidabile e potenzialmente pericoloso. I popolari sono nervosi perché Tremante era l’unico tra i segretari del PD in Campania a non provenire dai DS, e ora è stato commissariato e sostituito con Andrea Orlando, ex diessino. Matteo Orfini, della segreteria nazionale, si è augurato che il caos di Napoli «serva a riflettere su uno strumento che si è rivelato dannoso». Fioroni dice che fermare le primarie vuol dire «lasciare una prateria agli altri». Secondo deputato Mario Barbi, prodiano, «se il Pd non è in grado di svolgere primarie regolari farebbe bene a dichiarare fallimento e portare i libri in tribunale».

foto: Roberto Monaldo / LaPresse