Convivere con l’acufene (e esserne quasi felici)
«È come se un filtro si fosse rotto e il cervello non fosse più in grado di mettere a tacere quella cacofonia che il nostro corpo produce in continuazione»

«È come se un filtro si fosse rotto e il cervello non fosse più in grado di mettere a tacere quella cacofonia che il nostro corpo produce in continuazione»

Cinque anni dopo l'inizio della pandemia non ci sono più regole nazionali per gli ospedali e si fanno pochi tamponi, ma molti si vaccinano ancora

Rispetto al passato i bollettini medici contengono molti più dettagli, con qualche problema per i giornalisti stranieri

Negli ultimi anni la spesa privata non è aumentata, ma è un dato che non basta a spiegare una questione grande e complessa

A poche persone va di parlarne, per ragioni psicologiche e cognitive, e questo ha effetti su ciò che resta nella memoria delle generazioni future

Rimangono un palliativo per la malmessa sanità calabrese, ma comunque la notizia è stata accolta bene da chi ci lavora

O almeno non lo è per tutte le madri, che spesso devono affrontare sensi di colpa, vergogna o inadeguatezza se non ci riescono

«Era da diverso tempo che lamentavo pruriti, ma sono un soggetto allergico, quindi non ci davo molto peso. Durante l’estate prima della diagnosi, diversi amici mi avevano goliardicamente detto che avrei potuto averla. Dove mai avrei potuto prenderla? Ero stato ad alcuni festival quell’estate, avevo dormito in tenda, ma sempre nel mio sacco a pelo e sul mio materassino, sono una persona pulita io, e per quanto ne sapevo nessuna delle persone intorno a me l’aveva avuta. Eppure a settembre ho mandato un messaggio alla mia medica. Che potevo fare? Durante la visita mi ha chiesto se frequentassi centri sociali, se ci avessi dormito. Dopo avermi visitato, senza guanti, mi ha detto che non avevo nulla: se l'avessi davvero avuta da mesi, avrei avuto molte più lesioni cutanee. Alla fine abbiamo riso della mia paranoia»

Ce ne sono in tutta Italia, con la conseguenza che il personale medico si sente inibito e poco sicuro nelle decisioni da prendere

È stata aperta dopo la segnalazione di un ospedale veneto che ha curato diversi suoi pazienti: l'ipotesi è che si siano infettati in seguito a un'autotrasfusione di sangue

Non esiste un confine netto e unanimemente condiviso, ma il lavoro di medici e organismi di regolamentazione può contribuire a renderli più sicuri

Le macchie tonde che lascia continuano a vedersi sulle schiene di grandi nuotatori, anche se è considerata da anni una pratica priva di benefici comprovati

In poco più di trent'anni, tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, un intero continente fu occupato, diviso e saccheggiato: lo racconta "L'Africa non è un paese" di Dipo Faloyin

Fino al 30 giugno è possibile opporsi alla condivisione dei dati sanitari precedenti al maggio 2020 con vari enti della pubblica amministrazione, e se ne sta parlando per questioni di privacy

«Sapevo, grazie a tutte le serie tv sulla medicina che avevo visto, che quello era un altro momento fondamentale, perché sulle parole che il paziente dice al risveglio, dopo l'operazione, si può scatenare o una gag comica o un dramma nascosto»

È considerato uno dei più d’avanguardia in Italia – per la buona condizione delle sue strutture e per i percorsi di studio e lavoro che offre ai detenuti, tra le altre cose –, ma non significa che non ci siano problemi

«Gli algoritmi di AI usati in ospedale sono i miei “pazienti”, nel senso che il mio lavoro consiste nel diagnosticare i malfunzionamenti di queste macchine digitali e possibilmente di trovare delle cure. In sostanza non faccio che pormi la stessa domanda in tante salse diverse: come si possono rompere le AI?»

Fred Ramsdell stava facendo trekking in una parte sperduta del Montana, col cellulare in modalità aereo

Per avere scoperto come il sistema immunitario evita di attaccare i tessuti dell'organismo, attraverso meccanismi di tolleranza immunitaria
