Suicidio in diretta

È una sindrome autodistruttiva. Berlusconi e Bossi fanno terra bruciata intorno a sé. E sull’altare di una rimonta che pare improba gettano a mare tutto: residuo di credibilità personale, frammenti di programma, idee buone per la propaganda futura, rapporti con i poteri forti, unità interna alla coalizione e ai partiti. Tutto.

Davvero non sappiamo che cosa rimarrà in piedi, dell’attuale centrodestra, se lunedì sera si completerà il suo disastro delle amministrative. I segnali sono univoci. A Milano non concedono speranze al recupero della Moratti e a Napoli condannano Lettieri a una rincorsa affannosa, dietro a un de Magistris al quale, per quanto poco ci piaccia, va dato atto di aver compiuto un capolavoro comunicativo: per i napoletani ormai è lui, non la destra berlusconiana, la via d’uscita dai fallimenti del centrosinistra di Bassolino e Iervolino.

Riduzioni delle tasse, trasferimenti dei ministeri, giri di vite anti-immigrati: per strappare qualche voto a Milano, vengono anticipati e consumati adesso tutti i temi che si pensava di spendere per un possibile rilancio della maggioranza di governo a livello nazionale. Che sarebbe stato difficile comunque, ma così appare impensabile. Si raschia il fondo del barile delle promesse assurde, ma anche della pazienza di tanta gente diversa.

Bruciano i giudizi ormai liquidatori del Corriere, fa male la condanna senza appello del cardinal Bagnasco, non dà speranze il quadro dell’Italia disegnato dall’Istat. La fin qui prudentissima Agcom non esita a stangare Minzolini e i tg Mediaset. Il disimpegno di vaste aree politiche interne al Pdl è evidente, dove non si trasforma in aperto sabotaggio delle spericolate operazioni di rimonta.

Quando arriverà la sanzione degli elettori (sempre che arrivi, si intende), sarà il sigillo a un suicidio politico senza precedenti. Che poteva essere evitato solo se Berlusconi avesse avuto ancora il polso del paese, come una volta gli riconoscevano amici e avversari, e avesse quindi disinnescato il peso politico delle amministrative. Ha fatto l’opposto, lui e l’Italia stanno finalmente divorziando.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.