Come va l’e-commerce in Europa

Ecommerce Europe ha pubblicato recentemente il rapporto 2014 sul commercio elettronico di beni e servizi in Europa nel mercato Business to Consumer (B2C), cioè il settore delle relazioni commerciali tra le imprese e i consumatori (clienti in genere). Sono stati elaborati una lunga serie di dati per ogni singolo paese, aggregando e disaggregando – a seconda dei casi – quelli relativi ai quarantasette paesi che formano l’Europa e quelli relativi ai ventotto paesi membri dell’Unione Europea.

Secondo il rapporto, a livello generale, c’è stata una forte crescita del settore rispetto al 2013, con casi di singoli paesi più sorprendenti di altri, la Russia per esempio. Il mercato europeo è stato però superato da quello dei paesi che fanno parte della regione dell’Asia che si affaccia sull’oceano Pacifico, trainato dagli scambi commerciali online della Cina. Negli ultimi due anni l’Europa aveva infatti detenuto il primato degli acquisti e delle vendite online per quanto riguarda il settore B2C, che apparteneva in precedenza all’America del Nord. Secondo i dati del 2013, il fatturato complessivo del mercato europeo è stato di 363,1 miliardi di euro, il 16 per cento in più rispetto al 2013, mentre le stime per il 2014 sono di un fatturato pari a circa 425 miliardi di euro. Nel 2013, invece, la regione “Asia-Pacific” ha fatturato 406,1 miliardi di euro, superando così l’Europa.

Nel 2013 gli acquisti online dei consumatori dell’Unione Europea sono stati pari a un valore complessivo di circa 276,5 miliardi di euro, cioè l’87,6 per cento di tutta l’Europa. Secondo i dati della Commissione Europea rimane basso il volume degli scambi tra i vari paesi europei, pari al 12 per cento: si tratta di una soglia ancora lontana rispetto a quella fissata nell’Agenda Digitale Europea, elaborata dalla stessa Commissione, che intende arrivare al 20 per cento entro il 2020. Gli affari generati su Internet valgono il 2,2 per cento del Prodotto Interno Lordo europeo del 2013: questa percentuale dovrebbe raddoppiare nel 2016 e triplicare nel 2020, secondo le stime di Ecommerce Europe. Alla fine del 2013 i siti europei di e-commerce erano 650mila e il numero di pacchi spediti ai clienti nell’ultimo anno è stato di 3,7 miliardi. Il volume degli scambi e la quota di fatturato complessivi, se cresceranno davvero nei prossimi anni, dipenderanno soprattutto dal diffondersi della pratica del commercio online in tutti i paesi europei, più che per un aumento di questa prassi nei mercati elettronici già avanzati.

L’Europa appare ancora disomogenea in questo campo: ci sono alcuni paesi in cui il commercio elettronico è molto sviluppato, altri in cui è pressapoco inesistente. I mercati maggiori sono quelli di Regno Unito (il primo in Europa), Germania e Francia: il fatturato nel 2013 è stato rispettivamente di 107,1, 63,4 e 51,1 miliardi di euro. Insieme compongono circa il 61 per cento dell’intero mercato europeo e il 69 per cento di quello della UE. La zona che negli ultimi anni è cresciuta di più è stata quella dell’est europeo, guidata dalla Russia con una crescita del 47,4 per cento rispetto all’anno precedente, per un fatturato totale di 19,3 miliardi di euro. I paesi del sud – Spagna, Italia, Portogallo, Grecia, Turchia – rappresentano insieme una quota dell’11,2 per cento dell’intero mercato europeo, con un fatturato complessivo di 40,8 miliardi di euro.

Per quanto riguarda l’Italia, nel rapporto si stima che nel 2013 le persone che hanno avuto accesso a Internet sono state circa 37,5 milioni, un “tasso di penetrazione” pari al 61 per cento della popolazione. Si tratta del secondo tasso più basso tra i paesi dell’Europa del sud, seguito soltanto da quello della Turchia (paese considerato nel rapporto insieme a quelli europei). Per quanto riguarda il fatturato e-commerce B2C, invece, l’Italia è seconda dopo la Spagna con 11,2 miliardi di euro di fatturato. L’e-commerce in Italia si basa soprattutto sui servizi, molto meno sulla vendita di beni: come nel 2012 la quota di mercato B2C di servizi elettronici è stata pari al 66 per cento del fatturato totale. Per servizi si intendono: prenotazioni di hotel, acquisto di biglietti di viaggio, assicurazioni, servizi online a pagamento, biglietti per cinema e teatro, per citare le categorie più utilizzate negli acquisti online. Il fatto che l’erogazione di servizi sia maggiore rispetto alla vendita di beni fisici è indicativa di una tendenza che ancora caratterizza (e frena) il nostro paese: riguarda soprattutto le imprese e la loro reticenza a sviluppare sistemi di vendita online, a cui si aggiungono una mancata fiducia e un mancato senso di sicurezza (per quanto riguarda i pagamenti, la consegna, i resi) dei consumatori italiani verso il commercio elettronico.

Nonostante una scarsa penetrazione e dati inferiori a quelli di altri paesi europei, il mercato italiano è considerato uno dei più promettenti: lo dimostra la crescita del fatturato complessivo (in aumento del 20 per cento all’anno negli ultimi anni) e il moltiplicarsi di acquirenti online, che in tre anni sono passati da 9 a 16 milioni. Secondo uno studio elaborato da Net Retail (scaricabile qui), le prime due categorie di acquisti online in Italia sono legate ai viaggi e al turismo (25,2 per cento), seguite dall’elettronica (nelle diverse forme) e dagli elettrodomestici. Per quanto riguarda i sistemi di pagamento, gli acquisti online sono saldati per la maggior parte al momento dell’ordine e solo nel 14 per cento dei casi sono saldati alla consegna. Il sistema più utilizzato è quello delle carte: il 41 per cento direttamente con la carta di credito o carta prepagata e il 31,4 per cento tramite PayPal.

Francesco Marinelli

Giornalista, qui per parlare di Europa, su Twitter è @frankmarinelli