La copertina dell’Economist che paragona la disastrosa situazione del Regno Unito all’Italia

La copertina dell'Economist che paragona la disastrosa situazione del Regno Unito all'Italia

Il settimanale britannico Economist ha dedicato la copertina del suo prossimo numero alla disastrosa situazione del Regno Unito, in cui ha paragonato il paese all’Italia («Britaly») e mostrato la prima ministra Liz Truss vestita come Britannia, la personificazione femminile della nazione, con lo scudo con la bandiera britannica fatto di pizza in una mano e al posto del tridente una forchetta con gli spaghetti nell’altra.

In un editoriale l’Economist spiega come negli ultimi anni il Regno Unito sia diventato per molti versi molto simile all’Italia. Tra le altre cose, ricorda che nel 2012 l’Italia era stata usata come paragone negativo in un breve testo firmato da alcuni esponenti del Partito Conservatore: allora, i Conservatori definivano l’Italia come un paese caratterizzato da forte instabilità politica, crescita molto lenta, servizi pubblici ingolfati e poca produttività. Tutte queste caratteristiche oggi sono proprie anche del Regno Unito, dopo un decennio in cui hanno governato proprio i Conservatori.

Tra i firmatari del testo c’erano anche Truss e Kwasi Kwarteng, che fino a pochi giorni fa era il ministro dell’Economia: i due oggi sono ritenuti responsabili di una grossa crisi economica e sociale e della situazione di «subordinazione agli andamenti dei titoli di stato» in cui si trova il paese. Truss e Kwarteng, scrive l’Economist, hanno contribuito a fare in modo che il paragone con l’Italia fosse «inevitabile».

Alla Commissione Europea ci si è chiesti se lo scambio di vodka e vino tra Putin e Berlusconi sia legale

Alla Commissione Europea ci si è chiesti se lo scambio di vodka e vino tra Putin e Berlusconi sia legale

Mercoledì mattina a Bruxelles, nel corso di una conferenza stampa, la portavoce della Commissione Europea per la Concorrenza, Arianna Podestà, ha risposto alle domande di alcuni giornalisti riguardo ai doni alcolici che si sarebbero scambiati Silvio Berlusconi e il presidente russo Vladimir Putin. Le domande hanno riguardato un’eventuale violazione delle sanzioni imposte dall’Unione Europea alla Russia.

Martedì Berlusconi, durante una riunione di Forza Italia, aveva detto di aver riallacciato i rapporti con Putin e di aver ricevuto da lui per il compleanno «20 bottiglie di vodka e una lettera dolcissima». Berlusconi aveva aggiunto di aver risposto al regalo «con delle bottiglie di Lambrusco e una lettera altrettanto dolce».

Mercoledì a Bruxelles i giornalisti – come David Carretta di Radio Radicale e Marco Bresolin della Stampa – hanno quindi chiesto se lo scambio di regali comporti una violazione delle sanzioni europee, e Podestà ha risposto dicendo che «quello che posso dire è che nel quinto pacchetto di sanzioni abbiamo deciso di estendere il divieto di esportazioni anche agli alcolici, inclusa la vodka. L’importazione è proibita». Podestà ha però specificato che l’attuazione delle sanzioni è responsabilità dei singoli stati, intendendo quindi che non è compito della Commissione vigilare su eventuali violazioni.

Podestà non ha saputo dire se però anche gli alcolici regalati e non comprati costituiscano una violazione delle sanzioni, ma in serata un portavoce della Commissione ha confermato che anche i regali rientrano nelle sanzioni.

Un giornalista ha poi chiesto a Podestà se anche l’invio di bottiglie di Lambrusco da Berlusconi a Putin violi le sanzioni, dato che è vietata l’esportazione di beni di lusso in Russia (ovvero beni sopra un valore di 300 euro). Podestà ha detto di non sapere se le bottiglie di Lambrusco inviate da Berlusconi siano da considerare beni di lusso e che verificherà anche questo.

L’accoglienza entusiasta in Iran per Elnaz Rekabi, l’atleta che aveva gareggiato senza velo

L'accoglienza entusiasta in Iran per Elnaz Rekabi, l'atleta che aveva gareggiato senza velo

Mercoledì Elnaz Rekabi, atleta iraniana che domenica aveva partecipato ai Campionati asiatici di arrampicata sportiva di Seul, in Corea del Sud, e che aveva gareggiato senza il velo islamico, è tornata in Iran, dove è stata accolta da una folla festante. Decine di persone hanno atteso il suo ritorno all’aeroporto di Teheran, tra applausi e cori in cui si esaltava il suo coraggio e il suo eroismo.

Le donne iraniane sono obbligate a indossare il velo anche quando partecipano a competizioni sportive, e in molti in Iran avevano interpretato la decisione di Rekabi di non indossarlo come un gesto di sostegno al movimento di protesta contro il regime che va avanti da settimane nel paese.

In realtà, dopo che per diverse ore non si erano avute più notizie di lei e dopo che diversi giornali avevano ipotizzato che per quel suo gesto potesse essere punita, martedì Rekabi aveva chiesto scusa su Instagram per non aver indossato il velo, e aveva spiegato che non lo aveva fatto per un non meglio precisato problema e perché il suo turno di scalata era arrivato senza che lei fosse pronta.

Lo ha ripetuto anche al suo arrivo a Teheran, ma ci sono molti dubbi sulla sincerità delle sue parole. Si teme infatti che possa essere stata costretta dalle autorità iraniane a chiedere scusa, per non rischiare di essere incarcerata. Dopo l’arrivo in aeroporto, è stata fatta entrare in un camioncino che ha attraversato rapidamente la folla. Al momento non è chiaro dove sia stata portata.

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