Venerdì l’alpinista italiano Hervé Barmasse ha pubblicato una foto scattata tre giorni prima sulla cima del Monte Everest, che mostra decine di persone in fila. La foto è stata scattata da Lydia Bradey, alpinista neozelandese e prima donna a salire l’Everest senza ossigeno supplementare, in uno dei giorni con più affollamento di sempre per salire l’Everest. Negli ultimi giorni, infatti, centinaia di partecipanti alle spedizioni commerciali hanno sfruttato la finestra di bel tempo per provare a raggiungere la cima della montagna: due persone sono morte a causa delle troppe ore passate in coda.
Su Twitter sta girando la registrazione di un’intervista alla scrittrice e giornalista statunitense Naomi Wolf su BBC Radio 3, durante cui Wolf ha dovuto ammettere di aver commesso alcuni gravi errori di ricerca scrivendo il suo ultimo libro. Wolf, diventata famosa nei primi anni Novanta con libri femministi, stava presentando Outrage, un libro dedicato alla storia della criminalizzazione dell’omosessualità. Una delle cose sostenute da Wolf nel libro è che intorno alla metà del diciannovesimo secolo – durante l’epoca Vittoriana – nel Regno Unito ci fu un aumento di condanne per omosessualità con diversi casi di pena di morte.
L’intervistatore, Matthew Sweet, a un certo punto dell’intervista spiega però a Wolf di aver controllato alcune di queste presunte condanne a morte e di aver scoperto che non erano mai avvenute. Wolf, spiega Sweet durante l’intervista, aveva interpretato male l’espressione giuridica “Death recorded” che significa letteralmente “morte registrata” ma che in quel periodo stava a indicare che la pena di morte era stata decisa – perché così prevedeva la legge – ma che non era stata eseguita.
Everyone listen to Naomi Wolf realize on live radio that the historical thesis of the book she's there to promote is based on her misunderstanding a legal term pic.twitter.com/a3tB77g3c1
— Edmund Hochreiter (@thymetikon) May 23, 2019
Wolf reagisce alla notizia con sorpresa, mostrandosi però interessata a capire meglio la questione. Poi, promette di volersi occupare dell’errore e di volerlo correggere.
Banksy, probabilmente il più famoso street artist al mondo anche se non se ne conosce l’identità, ha pubblicato su Instagram il video di una sua performance a Venezia dove è in corso la Biennale, importante esposizione d’arte contemporanea che si tiene ogni due anni. Nel video si vede un uomo con sciarpa e cappello che monta un carretto in Piazza San Marco e sul quale posa un insieme di quadri. Su un cartello c’è scritto «Venice in oil». I quadri, tutti insieme, compongono un unico soggetto: una enorme nave da crociera che passa per il bacino di San Marco e il canale della Giudecca, un itinerario da anni molto criticato perché porta le grandi navi a passare vicino alla città. Si vedono poi dei turisti che osservano l’opera e due vigili che dicono all’uomo di andarsene perché non ha l’autorizzazione: «If you don’t have authorization you have to go». Nell’ultima scena, l’uomo che ha montato il cavalletto se ne va mentre alle sue spalle passa una grande nave.
Il video su Instagram è accompagnato da un testo che dice: «Sistemo il mio banchetto alla Biennale di Venezia. Nonostante sia l’evento artistico più prestigioso e importante del mondo per qualche ragione non sono mai stato invitato».