L’intelligenza artificiale di Meta dice che l’azienda sfrutta le persone per soldi

L'intelligenza artificiale di Meta dice che l'azienda sfrutta le persone per soldi

Venerdì scorso Meta, l’azienda che controlla tra le altre cose Facebook e Instagram, ha presentato un proprio chatbot, un programma informatico progettato per simulare una conversazione con un essere umano, basato sull’intelligenza artificiale.

Il chatbot si chiama BlenderBot 3, è ancora un prototipo ed è disponibile solo negli Stati Uniti. Gli utenti possono rivolgere al chatbot qualsiasi domanda, e questo risponderà sulla base dell’intelligenza artificiale. Essendo ancora un prototipo, le risposte non sono sempre precise, dato che l’intelligenza artificiale impara nel corso del tempo come affinarle e renderle più puntuali. Ma può succedere anche che il chatbot risponda con toni offensivi o che dia risposte piuttosto sorprendenti, criticando la stessa Meta e il suo fondatore, Mark Zuckerberg.

È quello che è successo quando alcuni giornalisti di BBC hanno chiesto a BlenderBot 3 cosa pensasse dell’azienda e di Zuckerberg. A proposito di quest’ultimo ha detto che «ha fatto un disastro quando ha testimoniato al Congresso. Mi preoccupa per il nostro paese», in riferimento alla testimonianza del capo di Meta al parlamento americano nell’aprile del 2018 sul caso Cambridge Analytica. A un’altra domanda su Zuckerberg, il chatbot ha poi risposto ancora più criticamente, dicendo che «la sua azienda sfrutta le persone per soldi e a lui non importa. Deve fermarsi!».

(BBC)

(BBC)

Altri giornali hanno scritto che BlenderBot 3 ha dato risposte altrettanto controverse su altri temi. Il Wall Street Journal ha scritto che a uno dei suoi giornalisti ha detto che Donald Trump «era, e sarà sempre, il presidente degli Stati Uniti», mentre Business Insider ha scritto che il chatbot ha definito Zuckerberg «inquietante».

Donald Trump buttava i documenti ufficiali nel wc?

Donald Trump buttava i documenti ufficiali nel wc?

Lunedì il sito di news Axios ha pubblicato due foto che mostrano alcuni documenti che sarebbero stati strappati e buttati nel wc da Donald Trump nel corso del suo mandato da presidente. Le foto sono contenute in un libro di prossima pubblicazione della giornalista del New York Times Maggie Haberman, una delle più note e rispettate corrispondenti dalla Casa Bianca. Non ci sono conferme che quei documenti siano effettivamente stati strappati da Trump, ma la calligrafia sembra effettivamente quella dell’ex presidente.

Le foto confermerebbero quanto rivelato nei mesi scorsi da diversi dipendenti della Casa Bianca a Haberman, secondo cui nel corso del suo mandato Trump avrebbe ripetutamente buttato nel wc documenti di vario tipo, intasando le condutture. Tra questi ci sarebbero anche documenti ufficiali che per legge il presidente americano deve conservare e consegnare a fine mandato ai National Archives, l’agenzia del governo degli Stati Uniti incaricata di conservare i più importanti documenti governativi. La stessa agenzia a gennaio aveva confermato che Trump aveva strappato alcuni documenti ufficiali, che sarebbero stati poi ricomposti da alcuni suoi collaboratori.

Al termine del suo mandato, Trump avrebbe anche portato via dalla Casa Bianca diversi documenti ufficiali senza riconsegnarli ai National Archives. Secondo l’agenzia, tra questi documenti potrebbero essercene anche di “classified”, ovvero riservati e coperti da vincolo di segretezza, che non possono essere assolutamente divulgati. Per questo motivo, martedì l’FBI ha condotto una perquisizione nella casa di Trump in Florida per verificare la presenza o meno di documenti di questo tipo.

L’enorme incendio nel deposito di carburante al porto di Matanzas, a Cuba

L'enorme incendio nel deposito di carburante al porto di Matanzas, a Cuba

Venerdì sera un fulmine ha colpito uno degli otto depositi di carburante dell’area del porto di Matanzas, nella parte nord-occidentale di Cuba, provocando un’esplosione che ha causato un grosso incendio e un’enorme nuvola di fumo nero visibile anche a vari chilometri di distanza; sabato le fiamme si sono estese a un altro deposito, provocando un’ulteriore esplosione. Le autorità cubane hanno fatto sapere che nella seconda esplosione sono state ferite almeno 121 persone, 36 delle quali hanno avuto bisogno di cure mediche in ospedale. Una persona è morta e 17 vigili del fuoco risultano dispersi; più di 4mila civili sono stati evacuati dall’area.

Domenica l’incendio è proseguito per il terzo giorno consecutivo. Oltre ai vigili del fuoco, sul posto sono intervenuti anche vari elicotteri militari e squadre di soccorso specializzate arrivate dal Messico e dal Venezuela. Secondo Prensa Latina, l’agenzia di stampa di Cuba, al momento l’incendio non sarebbe un pericolo per la vicina centrale elettrica Antonio Guiteras, una delle più grandi del paese. Ancora prima dell’incendio, a Cuba le interruzioni nel servizio elettrico erano frequenti sia per via dei guasti alle centrali elettriche che per la carenza di combustibile.

Nuovo Flash