La storia delle “fosse comuni” di Tripoli

Lo dico con tutte le cautele e il rispetto del caso. E posso sbagliare. Ma a forza di raccogliere curiosità e dubbi online sulla storia delle “fosse comuni” di Tripoli ampiamente esibita dai giornali italiani, io credo sia plausibile questa ipotesi a cui conducono molte ricerche su internet di cui ho letto stamattina.

È stato diffuso questo video di persone che seppelliscono e piangono i loro morti in un cimitero di Tripoli, l’altroieri, dopo le repressioni sanguinose.

I siti internazionali che lo hanno ripreso, assieme alle foto delle stesse scene, hanno parlato di “mass burial”: ovvero “sepolture di massa”. Io non voglio leggere nel pensiero di nessuno, ma sospetto che qualche meccanismo mentale abbia condotto qualcuno in Italia a tradurre invece con “fosse comuni” (“mass graves”): che fa una certa differenza, per la storia che stai raccontando ai tuoi lettori. Una fossa comune, come si sa, è una fossa in cui vengono sepolti assieme molti morti: c’è purtroppo una lunga storia in proposito. Quelle che si vedono nelle foto e nel video non sembrano “fosse comuni”: sembrano un cimitero, e qualcuno lo ha anche identificato su Google maps: è il cimitero di Ashaat.

Grazie a quelli che hanno contribuito a questa ricostruzione, suscettibile di correzioni.


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).