Il cuggino di Marini

Oggi persino uno che dovrebbe essere un po’ competente e preparato su ciò di cui parla e sulle cose che avvengono nel suo partito come Franco Marini, si adegua a un luogo comune infondato su Matteo Renzi, in un’intervista al Corriere. Tra le molte altre critiche nei confronti di Renzi e le minacce di catastrofi in caso di sua vittoria, Marini a un certo punto dice:

«Renzi non può pensare di conquistare un partito e poi un Paese girando l’Italia a mettere in scena i format che gli ha preparato Gori»

Ora, chiunque abbia seguito i movimenti di Renzi in questi anni o se ne sia informato ultimamente, sa che il “format” delle presentazioni pubbliche di Renzi esiste da molto prima che conoscesse Gori, e che con Gori non ha niente a che fare. Chi conosca un po’ Renzi, poi, sa che un suo difetto è eventualmente quello di accentrare e fare molto di testa sua, e non delegare abbastanza ad altri parti del suo lavoro: ma questo non è che Marini lo debba sapere. Ed è uno che ne ha viste e fatte abbastanza da meritare molto rispetto. Però se vuole continuare a fare analisi aggiornate su quanto avviene nel Partito Democratico (e magari capirne, persino) è meglio che si informi prima di dare opinioni sul “format” di Renzi lette in giro o sentite dire. Che se no finisce anche lui per confermare un’impressione molto fondata: che anche alcuni navigati esponenti politici abbiano come fonti su quanto avviene nel loro partito soltanto i giornali o per sentito dire.


Vedi anche:

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).