Gli hanno voltato le spalle

«Per noi non cambia nulla».

Eccola, la formula maledetta di chi vuole perdersi, si è già perso, è destinato a perdere. Contro l’onda montante di un paese che invece non solo chiede, ma impone il cambiamento, e lo pratica con comportamenti elettorali imprevedibili, gli uomini del Pdl alzano solo una povera barriera di parole.

L’abbiamo scritto il lunedì dei ballottaggi, va ripetuto in quest’altra serata di festa: non se l’aspettava nessuno, un’Italia così. Neanche i promotori dei referendum, che comunque hanno avuto il gran merito di volerci provare. Neanche i leader del centrosinistra, che però sono stati bravi a sentire la corrente in arrivo e a mettersi, umilmente e con sagacia tattica (perfino Di Pietro), al servizio e non alla testa di questo movimento di rottura. Stiamo alla larga dalla retorica, però l’impressione è proprio questa: che siano stati gli italiani, come corpo collettivo, come popolo, ad aver impugnato la barra del timone che nessun politico riusciva ad afferrare, e a mettere la prua del paese verso un’altra stagione.

Qualcuno fa scattare il momento magico con i 150 anni, con l’identificazione con Napolitano mentre il governo a trazione padana si mostrava freddo e distante. Qualcun altro scommette sull’esasperazione verso il malcostume privato di Berlusconi. E infine tutti mettono l’accento sulla crisi economica che morde, e fa diventare intollerabile ciò che veniva tollerato fino al giorno prima.

Tutti questi fattori messi insieme hanno “liberato” l’elettorato di Pdl e Lega in occasione di referendum su temi che sono stati considerati importanti, sui quali ci si è voluti riprendere il diritto a esprimersi in prima persona. «Decisivi gli elettori del centrodestra », titolavamo alla vigilia. Lo sono stati davvero, la loro scelta va rispettata e non strumentalizzata. Ma il loro unirsi ai milioni di altri italiani del Sì non rassicura Berlusconi, come se una fettina della vittoria fosse anche sua (s’è sentita anche questa assurdità): la verità è che quelle persone gli hanno girato le spalle, se ne vanno e non torneranno indietro neanche per qualche mancia fiscale, ammesso che il governo possa permettersela.

Dove vanno? è la grande domanda. Per oggi, l’unica risposta possibile è che se c’è stato un senso, nel restare attaccati al Pd nonostante tanti suoi errori e tanti momenti bui, è proprio perché si facesse trovare a questo appuntamento.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.